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Ferretti al bivio: o cambia tutto o sarà la fine. Cronaca di un massacro sportivo in corso

Invitare il presidente a togliersi di torno è una reazione comprensibile ma non lungimirante: siamo sulla stessa barca e il rischio è di affondare tutti, nessuno escluso. Ciò che serve è una metamorfosi radicale: meno vittimismi, più trasparenza. La gente, dopo la gestione sciagurata della vicenda ripescaggio, pretende verità e chiarezza. E le pretende subito



Mauro Ferretti, presidente dell'Arezzo da gennaio 2013Invitare Ferretti a togliersi di torno è una reazione comprensibile dopo quello che è successo, ma non è lungimirante. Se Ferretti molla domani, senza più mettere un euro nelle casse sociali, ci rimette lui e ci rimettono tutti. Navighiamo sulla stessa barca e di salvagente, una volta colati a picco, non ce n'è manco mezzo. Invece in questo momento, facendo uno sforzo sovrumano di lucidità, da Ferretti bisognerebbe pretendere un cambiamento radicale, perché il calcio come l'ha fatto lui in questi diciannove mesi è un massacro sportivo, economico, d'immagine. Di tutto.

Mentre la politica dorme come sempre e dai vertici dell'amministrazione non arriva uno sbuffo, un'alzata di ciglio, una presa di posizione, un richiesta di spiegazioni sulla vicenda ripescaggio, come se la serie C non avesse portato benefici di ogni tipo alla squadra e alla città, dentro l'Arezzo si consuma una guerra intestina che chissà come andrà a finire. E' tutto grottesco, con Ferretti che il sabato rompe con Pagni, la domenica smentisce categoricamente e il mercoledì annuncia due acquisti in cui sottolinea che una trattativa l'ha chiusa lui e l'altra l'ha chiusa lui con De Martino, il quale da un anno e mezzo gioca a fare il dirigente di calcio senza nemmeno una qualità nel curriculum e con un unico, personalissimo obiettivo. Anche questo è un record.

Cosa sia accaduto con Pagni, che Ferretti ha messo sotto contratto per due anni soltanto pochi mesi fa, è un mistero. Il direttore generale, l'uomo che doveva incarnare la svolta tanto attesa e invocata, con una società finalmente strutturata e in mano a un dirigente esperto, è un separato in casa. E che la sua colpa sia quella di aver illuso la piazza riguardo il ripescaggio, è una boutade cui non crede nessuno.

 

la stretta di mano con De Martino, Pagni e Capuano un mese e mezzo faE' qui che Ferretti deve cambiare: la piazza non si merita le mezze verità. Non si merita un presidente (più vice) che stiletta il suo direttore generale tramite comunicati stampa, come se l'Arezzo fosse un giocattolo da maneggiare a piacimento, evocando blitz notturni che fanno sorridere dal nervoso e fanno quasi passare in secondo piano il valore di una rosa che non è male per niente. Ma la squadra forte, purtroppo, non basta. Il campionato scorso insegna e Ferretti deve fare tesoro degli errori commessi. Senza un uomo di calcio che abbia competenze, che sia un punto di riferimento per lo spogliatoio, per l'allenatore, per la piazza, i campionati non si vincono. Basta una difficoltà e il castello di carte viene giù. E' troppo fresca la delusione appena consumata per non tenerla a mente. E non è con De Martino direttore sportivo che si può pensare in grande.

Qui Ferretti deve cambiare, ricostruendo se mai sarà possibile il rapporto con un ambiente deluso e che si è sentito tradito. Perché la storia del ripescaggio è stata gestita in modo sciagurato. Perché la comunicazione, può sembrare paradossale ma non lo è, è da sempre il vero tallone d'Achille del presidente, che è un istintivo, un passionale, non accetta consigli da nessuno tranne che da De Martino e infatti ecco qua che caos. La gente ricorda bene quella conferenza stampa di gennaio in cui Ferretti disse: ''l'anno prossimo saremo in C'' eccetera eccetera. E' da lì che nasce il malcontento, unitamente al fatto che l'Arezzo aveva grandissime possibilità di essere ripescato. I tifosi speravano di vedere Ferretti brandire la delibera del CF del 27 maggio, quella del no alle deroghe, battere i pugni sul tavolo, fare la voce grossa sui giornali, in tivù, sul web e ricordare al Palazzo che l'unica società in regola era l'Arezzo e solo l'Arezzo doveva essere portato in serie C, sfruttando l'onda lunga delle parole di Macalli. Invece Ferretti di delibera ne ha brandita un'altra, quella ormai superata del 6 maggio, servendo un clamoroso e inatteso assist alla concorrenza.

 

il saluto ai tifosi in tribunaL'Arezzo non ha nemmeno giocato la partita perché tanto l'arbitro avrebbe favorito gli avversari. E' questo che fa infuriare la gente, il celare la verità. Il problema sono i 600mila euro della fidejussione, una cifra grossa che oltretutto deve restare congelata per un anno e passa? Perché non dirlo, perché non mettere i tifosi al corrente delle difficoltà che anche un gruppo solido come quello di Ferretti può avere in un periodo di crisi globale? Per il presidente, che è impulsivo ma non ingenuo, la scelta dev'essere stata sofferta. Sicuro. Ma il dato inquietante è che se l'Arezzo avesse vinto il campionato, avrebbe dovuto produrre le stesse garanzie economiche scartate adesso, come hanno fatto Pistoiese, Ancona, Lucchese e le altre 54 società a oggi iscritte alla Lega Pro. Ed è questo che alimenta dubbi, diffidenza, scetticismo.

Ecco perché Ferretti, più che andarsene lasciando il cantiere aperto, deve alla città una metamorfosi profonda. Dopo aver speso soldi a vuoto e messo nel tritacarne dirigenti, allenatori, consulenti, direttori generali, segretari, giornalisti, tifosi è arrivata l'ora di invertire la rotta. Più trasparenza, più linearità, meno proclami, maggiore coerenza, minore vittimismo. E la domanda da fare non è: aretini, mi volete o no? La domanda è: presidente, è disposto a cambiare o no? Se resta tutto com'è, oltre ad aver bucato un ripescaggio molto probabile, bucheremo anche il prossimo campionato. E sarà la fine. Ingloriosa per giunta.

 

P.S. nel video qua sotto ci sono due dichiarazioni di Ferretti. La prima è quella famosa del 12 gennaio, quando per la prima volta venne fuori il tema ripescaggio. La seconda è del 13 giugno ed è significativa per il tono di voce, l'espressione e le parole del presidente riguardo la fidejussione da 600mila euro


scritto da: Andrea Avato, 31/07/2014





Il presidente Ferretti e il ripescaggio

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