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Trestina4 set15Pianese
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Le Caselle, ennesima magagna per gli abusi edilizi. All'Arezzo un centro sportivo dimezzato

Muri tirati su dove non si poteva né si doveva, in barba alle normative e ai controlli che evidentemente non ci sono mai stati. Adesso si profilano tempi lunghi per le demolizioni e la soluzione più plausibile è che vengano recintati tutti gli ambienti che non sono in regola, compresi alcuni spogliatoi e il ristorante. Probabile che fino alla primavera del 2018 la società amaranto debba accontentarsi di un impianto utilizzabile solo in minima parte. Intanto lunedì dovrebbe arrivare l'ok della commissione di vigilanza sull'agibilità integrale dello stadio



Abusi edilizi. A Le Caselle ne è stato riscontrato più di qualcuno: gli spogliatoi del calcio a sette, i locali del ristorante e altri ambienti non sono a norma. Un ostacolo che aveva rallentato l'iter per la concessione dell'impianto (di proprietà comunale) all'Us Arezzo e che poi è stato superato riconoscendo un vincolo di pertinenza sui campi dell'ex Chimera a favore dello stadio, che la società amaranto aveva preso in gestione a fine 2016 dopo anni di liti e controversie.

Questa magagna degli abusi però non è stata definitivamente risolta. Ci sono muri tirati su dove non si doveva né si poteva e strutture che vanno demolite perché altrimenti l'Us Arezzo, che nel frattempo ha provveduto a rimettere in sesto il campo in erba naturale e gli spogliatoi più grandi (quelli a norma), il centro sportivo non può utilizzarlo. O meglio, potrebbe utilizzarlo soltanto dopo aver recintato tutte le zone non ancora sanate, che non sono poche. Proprio questa, a oggi, è la soluzione più probabile. 

 

L'alternativa sarebbe quella di radere al suolo tutte le strutture tirate su in barba alle leggi vigenti e ai controlli, che par di capire non ci sono mai stati. La demolizione spetta a chi ha realizzato gli abusi, solo che la vecchia società che gestiva Le Caselle è fallita. E poi ci sono sempre i tempi della burocrazia, lunghi che più lunghi non si può.

Il Comune ha notificato lo status quo al curatore fallimentare, che ha più o meno due mesi di tempo per rispondere. Poi ne devono passare altri tre o quattro per l'esecuzione materiale delle dismissioni, ammesso che qualcuno abbia voglia di farle. A quel punto, se la situazione non si fosse sbloccata, gli abusi potrebbe sanarli il Comune stesso. Ma saremmo già a primavera inoltrata.

 

Il comune mortale, tifoso o non tifoso che sia, tutte queste pastoie procedurali non le capisce. O meglio, le capisce e gli prende un nervoso che non è spiegabile. Anche perché il centro sportivo sembra vittima di una macumba, tra ritardi, rallentamenti, rinvii, posticipi e i raid dei vandali che nei mesi scorsi hanno ulteriormente appesantito il quadro generale.

Aspettando sviluppi, c'è anche il fronte stadio da seguire. Con la Triestina, in Tim Cup, si è giocato con la sola curva sud aperta al pubblico. Gli altri settori agibili (curva nord e tribuna coperta) sono stati sottoposti a verifica sull'agibilità. Lunedì, e il condizionale è sempre d'obbligo, la commissione di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo dovrebbe prendere atto dei test superati e dare l'ok alla riapertura integrale, giusto in tempo per ospitare il debutto di campionato del 27 contro l'Arzachena.

 

scritto da: Andrea Avato, 18/08/2017





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