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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

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Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
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Riconoscenza per Matteoni, ma c'è qualcosa che non va. Arezzo tra fiducia e alcuni dubbi

Nessuno dimentica che il presidente ha rilevato la società in un momento molto critico e ha dato alla piazza la speranza di una prospettiva. Però restano alcune zone d'ombra: dai rapporti con Neos all'altalena sui bilanci, dagli stipendi saldati solo in parte alle falle di un mercato che per adesso non ha prodotto movimenti di livello in entrata. I prossimi saranno mesi di passione e tutti hanno capito che il progetto è a medio termine: proprio per questo servono più trasparenza e chiarezza



Marco Matteoni, proprietario dell'Us Arezzo dal 3 gennaioEppure qualcosa dobbiamo avere fatto. E deve essersi trattato anche di qualcosa di grosso perché il contrappasso che continuiamo a subire nelle vicende sportive che riguardano il calcio aretino sta assumendo i contorni di una sorta di maledizione. Due fallimenti, vicisissitudini varie, un terzo fallimento scongiurato per un pelo ma con uno strascico che sta diventando infinito e nel quale si alternano luci ed ombre sia a livello societario che a livello tecnico. Va detto chiaramente che in questo momento dobbiamo a Marco Matteoni riconoscenza e fiducia, perché eravamo praticamente falliti e abbandonati e lui ci ha raccolto ed offerto almeno la speranza di una prospettiva. Ci ha presentato il 3 gennaio idee interessanti ed accattivanti, sembra abbia voglia di investire in senso imprenditoriale sulla società, pare intenzionato ad avere un rapporto franco, aperto e costruttivo con la città, le istituzioni, le imprese ed i tifosi.

 

L’aspetto dell’imprenditorialità, in particolare, sarebbe tanta roba giacchè questo aspetto è ormai imprescindibile per fare calcio seriamente, senza navigare a vista. La cosa sempre auspicata non è mai stata fatta, nemmeno da chi (come Piero Mancini) ha investito tanto e fatto anche cose buone sul piano puramente sportivo, senza riuscire però a dare una struttura veramente aziendale alla società. Tutto bene dunque? Si ma anche no. No perché ci sono ancora ombre che non si dissipano, ombre che oggi mettiamo in secondo piano ma che ci sono e non dobbiamo incorrere nell’idealizzazione acritica (già dimenticato quanto fa male sentirsi sull’orlo del baratro?). Quali? Intanto le bugie: intorno al 16 dicembre Matteoni ebbe a giurare più volte che i bonifici per gli stipendi erano partiti e non era vero. Diamo per buono che l’abbiano fregato, ma se non ne aveva la certezza poteva (lui che mediaticamente se la cava bene) usare toni più sfumati oppure stare zitto.

 

 

Poi il ruolo di Neos che non è chiaro né per il prima né per il dopo. Lo stesso primo dirigente si è stranamente contraddetto tra conferenza stampa ed intervista, prima dicendo che non conosceva nessuno della società e poi affermando (nelle interviste) di aver acconsentito al mantenimento della quota di minoranza da parte della newco romana, in forza del rapporto fraterno con Fabio Gatto. Insomma, ‘sta Neos lo sa chi sono o no? E poi: la trasparenza prima annunciata e ora in parte ritrattata causa situazione economica pesantissima. Ma questo lo sapeva anche il 3 gennaio e lo aveva detto in uno con l’annuncio dell’imminente costituzione di un Cda “cooperativo”. O forse ora che i libri contabili sono passati dal commercialista di Ferretti al suo ha dovuto constatare che il buco si è ulteriormente allargato? Se è così ce lo dica indicando quanto e perché. L’Arezzo è patrimonio comune.

 

E ancora: il ritardo nel pagamento degli stipendi ai dipendenti “non calcianti”. Dipende dal fatto che contabilmente non si giustifica che l’Arezzo paghi persone che non ha a libro paga. Corretto. Però, contabilmente come è girata la partita dei salari di settembre, versati da Matteoni che all’epoca non era socio? E infine la rescissione di alcuni degli attori di primo piano della squadra per una dichiarata mancanza di fiducia esplicita, anche se non chiarita fino in fondo (e i destinatari della sfiducia parrebbero anche gli attuali reggenti oltre a quelli del passato). Qui si apre poi il capitolo legato all’aspetto tecnico: Corradi, Rinaldi, Foglia. Partono alcuni punti di forza e questo è indiscutibile. In contropartita l’unico giocatore di livello approdato ad Arezzo ad oggi è Lulli (in prestito). Per il resto tre svincolati tutti da verificare e un manipolo di giovani di belle speranze che affidati alla saggia guida di mastro Pavanel (i cui grattacapi posso immaginare alle prese con una semi-rifondazione) potrebbero darci anche buone soddisfazioni. Però oggettivamente e salvo novità di qui a fine mese la rosa appare indebolita; soprattutto in difesa.

 

Francesco Mazzarani, 32 anni, neoacquisto amarantoZavaglia ha confermato a Block Notes che alla fine i punti di penalizzazione saranno 9 o 10. Ci sarà da pedalare forte per tirarsi fuori dalla zona calda e stare tranquilli; non ci si potranno concedere distrazioni né ritardi perché ogni occasione persa rischia di appesantire l’ambiente. La necessità di ridurre i costi è largamente condivisibile; soprattutto a fronte di giocatori che avevano un rapporto decisamente elevato rispetto alle presenze o all’incidenza. Insomma saranno ancora mesi di passione e in questo contesto onore al capitano, a Sabatino e a chi ha deciso di restare a combattere con noi. Sul futuro vedremo. Continua peraltro a sfuggirmi cosa dovrebbe cambiare a giugno (''tutto un altro discorso'' sempre Zavaglia dixit): non credo che in 5 mesi si possa dire di avere rifondato e stabilizzato la situazione tanto da riprendere ad investire con convinzione per un obiettivo vincente.

 

Intendiamoci: ci può stare. Il progetto è a medio termine e lo abbiamo capito, ma dopo le bufale, i silenzi, le offese degli ultimi anni vorremmo ci fosse detto chiaramente: per due/tre anni giocheremo per salvarci e poco più; poi sistemata la baracca, rilanciato il settore giovanile, si parte verso obiettivi ambiziosi. Trasparenza e chiarezza, onestà e verità, rispetto: abbiamo vissuto di peggio e non molleremo la bandiera per questo, ne possono stare certi ai piani alti di Viale Gramsci. Ma parole poche e fatti. Si riparte da Pistoia. Forza Arezzo come e più di sempre.

 

scritto da: Paolo Galletti, 18/01/2018





Da Ferretti a Matteoni, un'altalena di colpi di scena

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