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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

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Farsetti: ''Dobbiamo decidere il futuro di OA. Manzo? Parole importanti, adesso i fatti''

Il presidente del comitato alla vigilia di una importante assemblea dei soci: ''Sull'aumento di capitale da 30mila euro sceglieremo tutti insieme, è il bivio più delicato della nostra storia. Ma vogliamo conservare il ruolo significativo che ci siamo costruiti in città. Le dichiarazioni del presidente dell'Arezzo vanno nella giusta direzione, ora mi aspetto un passo da parte sua: OA dev'essere considerato una risorsa, non una scocciatura. Un domani vorremmo un calcio sostenibile ad azionariato diffuso: abbiamo un progetto che illustreremo ai nostri iscritti''



Stefano Farsetti, presidente di Orgoglio AmarantoNel 2010 l’Arezzo passò dai play-off contro la Cremonese per salire in B alla grama realtà di una serie D con il punto interrogativo: dopo che Piero Mancini chiuse bottega, non si trovavano i soldi per giocare contro il Monteriggioni e la Pontevecchio. Poi ci pensò Marco Massetti a traghettare il club verso la ripartenza. Fu in quell’estate sofferta, una delle tante della storia, che nacque il comitato Orgoglio Amaranto, formato da tifosi con l’ambizione di cogestire la società tramite l’azionariato popolare, anche se l’obiettivo primario è sempre stato quello di vigilare per evitare ulteriori fallimenti. OA in questi dodici anni, per varie vicissitudini, ha ridotto la partecipazione sociale dal 2 all’1% e ha abbandonato il posto nel consiglio d’amministrazione. Però conserva un diritto di prelazione sull’acquisto delle quote e il diritto al gradimento nel caso di ingresso di nuovi soci.

Adesso, di fronte alla prospettiva di un aumento di capitale da 3 milioni da parte del gruppo Mag, OA deve farsi i conti in tasca e decidere se versare la quota parte, 30mila euro, che non sono pochi per un comitato che vive di finanziamenti spontanei da parte della gente, oppure ridisegnare il proprio futuro.

 

Presidente Stefano Farsetti, domani c’è la vostra assemblea dei soci. Darete indicazioni su cosa fare oppure lascerete che a decidere siano gli iscritti?

Il direttivo ha lavorato a fondo su questo argomento. Metteremo al corrente l’assemblea di tutti i risvolti tecnici e degli scenari che si verrebbero a definire in un caso o nell’altro.

 

 

La linea che trapela comunque è quella di procedere al versamento. E’ giusto?

Io dico che OA, in questi 12 anni, si è ritagliato un ruolo importante. Lo testimoniano anche le vicende di questi giorni. Oltre al nostro impegno nel calcio, abbiamo finanziato tante iniziative sociali con l’aiuto decisivo della città. Questo ruolo vorremmo conservarlo.

Dal 2% all’1%, poi fuori dal cda, adesso l’ipotesi di abbandonare la compagine sociale. E’ un percorso a ritroso o può essere letto in un altro modo?

Alcune decisioni sono state fisiologiche, altre legate alla contingenza del momento: la presenza all’interno del cda comportava responsabilità di varia natura, non solo amministrativa. E in quel frangente optammo per venirne fuori. Diciamo che quello di oggi è comunque il bivio più delicato della storia del comitato.

Sorpreso dalle dichiarazioni concilianti del presidente Manzo?

Un po’ sì, lo ammetto, perché pochi giorni prima il tono era stato molto diverso durante l’assemblea dei soci. Però credo che l’unica via percorribile sia quella della distensione. La polemica e lo scontro non fanno bene a nessuno, il calcio non si può fare con il muro contro muro. Adesso mi auguro che alle parole seguano i fatti.

Cioè cosa di preciso?

Credo che spetti al presidente Manzo fare un passo nei nostri confronti dopo l’ultimo periodo difficile. Noi non ci siamo mai tirati indietro e non lo faremmo stavolta. Massima disponibilità a sederci al tavolo con lui, a patto che non si ripetano gli errori del passato. OA deve avvertire fiducia e non diffidenza. Lasciamo stare l’aspetto economico, mi riferisco soprattutto a quello ambientale: chi meglio del comitato potrebbe dare un’indicazione, un consiglio, una lettura della realtà per migliorare i rapporti tra l’Arezzo e l’imprenditoria, i tifosi, la città in genere? E’ ovvio che se OA viene visto come una scocciatura e non come una risorsa, si creano frizioni.

 

Ma l’idea dell’azionariato popolare è stata veramente compresa fino in fondo dalla piazza o resta sotto traccia?

Dell’azionariato popolare ce ne ricordiamo quando le cose vanno male e serve un appiglio cui aggrapparsi. E’ la verità. La battaglia totale ne è un esempio eclatante. E’ anche per questo che domani presenteremo un progetto a cui teniamo molto.

Quale?

Un modello di calcio sostenibile, in grado di valorizzare asset strategici come strutture e settore giovanile, di aggregare le forze economiche del territorio coinvolgendo persone, enti, imprese. Il tutto senza trascurare i risultati sportivi. Un azionariato diffuso che rappresenta un passo avanti rispetto all’azionariato popolare. Ci crediamo molto.

Quali scenari ci sono all’orizzonte, secondo OA, per l’Arezzo calcio?

Le ultime parole del presidente Manzo sono molto importanti. OA ha una base aretina e la convinzione che imprenditori locali, coinvolti in più vesti, potrebbero portare in dote una risorsa aggiuntiva come il legame con il territorio e la passione. Ma quel che conta di più è la sostenibilità, la competenza, la stabilità della società. Mi auguro che dopo queste due stagioni tribolate, si creino i presupposti per una svolta di questo tipo.

 

scritto da: Andrea Avato, 24/02/2022





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