Mancini non utilizzò soldi della Ciet per l'Arezzo calcio. Smontate quasi tutte le tesi dell'accusa

Ieri la sentenza di primo grado per il crac del gruppo. L'ex presidente condannato a 2 e anni 4 mesi per un solo capo d'imputazione sui nove pendenti: ma per lo stesso fatto era già stato assolto in un altro processo. Assoluzione per la figlia Gessica e per Giovanni Cappietti, ex amministratore delegato della società amaranto

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Condannato a 2 anni e 4 mesi per un solo capo d'imputazione sui nove totali, la distrazione di un milione e 400mila euro dalle casse della Ciet. Ma in un altro processo, parallelo a quello chiuso ieri in primo grado, Piero Mancini era stato assolto per lo stesso fatto.

L'ex presidente dell'Arezzo può quindi dirsi soddisfatto della sentenza emessa ieri dal tribunale presieduto dal giudice Filippo Ruggiero. Il pubblico ministero aveva chiesto 5 anni di condanna per Mancini, imputato di bancarotta per il crac del gruppo. 

La tesi degli inquirenti era che Mancini avesse fatto "girare" i soldi del gruppo da una società all’altra, fino a svuotarne le casse: oltre 25 milioni di euro movimentati dalle società Mancini Group, Mancini Re, Ciet Impianti e Coeti.

Non solo. Secondo l'accusa, con lo stesso meccanismo, 13 milioni di euro erano stati distratti dalle altre società e passati ad Arezzo Immagine (azionista di maggioranza dell'Ac Arezzo presieduta dalla figlia Gessica) come serbatoio per la gestione sportiva. Ma per il giudice ''il fatto non sussiste''.

Il tribunale, come detto, ha smontato otto capi d'imputazione su nove. Assolti sia Gessica Mancini che Giovanni Cappietti, nipote di Piero Mancini, commercialista ed ex amministratore delegato dell'Arezzo calcio.

 

scritto da: Andrea Avato, 03/05/2022

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Sentenza Ciet, Mancini assolto per il filone Arezzo