Arriva la Viterbese. Palla a terra, 4-3-3 e un centravanti col fisico dentro l'area

Quello di domenica è il primo, vero scontro diretto della stagione. Anche i gialloblù di Farris, finora, hanno difettato di continuità e al Comunale si affideranno alle sponde del bomber argentino, sostenuto da Pero Nullo e Gamboni. Una volta fra le due tifoserie c'era un rapporto d'amicizia, interrotto dopo la sassaiola del '99 alla Palazzina, quando l'arbitro Pieri di Genova si dimostrò tecnicamente inadeguato

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Una volta Arezzo e Viterbese si volevano bene. C’era amicizia fra tifoserie e il vessillo gialloblù ogni tanto compariva in curva sud, quando ancora era lunga lunga e staccata dal campo. Poi l’amicizia è venuta meno in un giorno di dicembre del 1999. Alla Palazzina gli amaranto persero 4-1 contro una Viterbese forte e un arbitro, per dirla alla Galliani, tecnicamente inadeguato. Era Pieri di Genova. Buttò fuori Cosmi, buttò fuori Bacci, non buttò fuori Battaglia. L’Arezzo aveva Antonioli e Bazzani esiliati nel settore ospiti a causa della squalifica, la Viterbese aveva Liverani, Baiocco e Testini in campo. E vinse largo. Sugli spalti ci fu pure una sassaiola che tirò un rigo di penna sui buoni rapporti fra tifosi.
Era serie C1, oggi è serie D. E se ad Arezzo ci va poca gente, a Viterbo forse ce ne va anche meno. Anche se lì lo stadio vecchio lo hanno tirato giù a colpi di ruspa e ricostruito con moduli prefabbricati tutt’altro che antiestetici. Almeno il colpo d’occhio è omogeneo e la funzionalità garantita. Da noi meglio lasciar perdere.
I gialloblù, comunque, puntano a vincere il campionato. Proseguendo il parallelo, se l’Arezzo è esasperato dalla categoria dopo tre stagioni di sofferenza, a Viterbo sono arrivati già alla quinta, con piazzamenti in stile Pianese, cioè come una squadra di medio valore: terzo posto, ottavo, sesto, nono. Una mediocrità diffusa che certo non ha fatto bene all’ambiente.
Però la società ha messo su un organico discreto, nonostante le difficoltà economiche che ci sono pure lì. A primavera il vecchio presidente Fiaschetti ha lasciato dall’oggi al domani per andare a Londra a costruire “casa Italia” per le Olimpiadi. E il presidente attuale, Carlo Graziani, ha tirato avanti mentre il pubblico, con tanto di striscioni, invocava l’arrivo di Piero Camilli, padre padrone del Grosseto. Ma non se n’è fatto niente. La squadra è stata affidata a Massimiliano Farris, 41 anni, ex terzino che in carriera ha cambiato una marea di squadre e che ad Arezzo segnò un gol quando giocava con l’Atletico Catania, nel ’99. Nel curriculum ha le panchine di Pomezia e Pomigliano, quindi Viterbo per lui è una grande opportunità. 4-3-3 il modulo base, con un portiere under che non è una saracinesca, un centrocampo luci e ombre e un attacco temibile.
Proprio come l’Arezzo, la Viterbese finora ha difettato di continuità. Pareggio in casa all’esordio, sconfitta fuori, vittoria e poi sconfitta 4-0 a Deruta, 5-0 al Todi, impresa a Castel Rigone e solo un pari interno col Bastia. In settimana è arrivata pure l’eliminazione dalla Coppa per mano del Casacastalda (1-1 e rigori fatali). In porta c’è il ’92 Forti, non il massimo della sicurezza. Discreti i centrali difensivi Pollini e Ibojo, esperto e con personalità il regista basso Travaglione, perni di una squadra che ama giocare palla a terra e alzare il baricentro, prestando il fianco alle ripartenze. Ma i pezzi da novanta sono davanti: Scardini, che per adesso gioca poco, è un ’88 che al Comunale ha già fatto gol con la Flaminia. A sinistra nel tridente c’è Pero Nullo, ex Todi e Spoleto: due anni fa mise in crisi da solo la difesa di un Arezzo che ballava, l’anno scorso fulminò Bucchi con una sassata dai 25 metri sotto l’incrocio. Ha talento ma è discontinuo, bisognerà vedere con quale luna si alzerà dal letto domenica. Dall’altra parte gioca Gamboni, uno che taglia il cross come pochi in categoria. 28 anni, doveva fare una gran carriera e invece ha giocato spesso in Eccellenza. Misteri (o forse no) del calcio a questi livelli. Infine Vegnaduzzo, il centravanti dal fisico possente, la boa dentro l’area. Argentino, classe ’83, a Viterbo c’è arrivato a dicembre di un anno fa e ha segnato 13 volte. Quest’anno è già a quota 4. Gioca di fisico, è forte di testa, è abile nelle sponde e nelle spizzate. Con Eramo sarà un bel duello a chi sportella di più.
Per l’Arezzo si tratta del primo, vero scontro diretto della stagione. Magari non sarà decisivo o magari sì. Dipende da come va a finire e dal risultato che ne scappa fuori. Con tre sconfitte già in archivio, i bonus sono terminati. Sperando che l’arbitro non sia un altro Pieri di Genova.

 

scritto da: Andrea Avato, 19/10/2012

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