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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
MONDO AMARANTO
Pepone e Betty sposi
NEWS

Michele Tardioli: "Vi racconto tutto di me"

L'Arezzo e il Perugia, Cosmi e Sarri, Di Loreto e Bazzani, Gheddafi e Kalac. Ma anche il matrimonio, la nascita di Greta, la serie A, i periodi difficili e un futuro (forse) da allenatore. L'ex portiere amaranto svela aneddoti, ricordi e progetti.



Michele Tardioli in versione invernaleIl terzo grado che potete leggere in queste pagine è nato al tavolo di un ristorante di Monte San Savino, davanti a un piatto di affettati e formaggi e a un primo di rara bontà. Soprattutto, è nato senza l’ausilio del registratore e con pochi appunti sparsi, presi qua e là tra un boccone e l’altro. Più che un’intervista è stata una piacevole chiacchierata, di cui ho cercato di riportare fedelmente tutti, o quasi, i concetti espressi da Michele. Il conto, per la cronaca, l’ha pagato lui.

“Come mi trovi? Dillo, dai, sono sempre un ragazzino”. Michele Tardioli in effetti non è cambiato, nonostante vada per le 38 primavere e si sia deciso a metter su famiglia, con l’eterna fidanzata Pamela che è finalmente diventata sua moglie e una bimba, Greta, di due anni e mezzo. Ad Arezzo ci ha giocato tra il 1997 e il 2000, tre stagioni in cui, da perfetto stacanovista, saltò una partita appena. Ultima giornata ad Alzano, nel ’99, spazio al dodicesimo Ferro che aveva fatto solo anticamera. Fu provvidenziale Tardioli in panchina, perché Cosmi venne quasi alle mani coi fratelli Spinelli e lui si mise in mezzo, a fare da paciere. Altri tempi, altre storie. “Per fortuna non ho mai avuto grandi infortuni – dice Michele. Mi alleno bene, mi sa che giocherò fino a 40 anni. Dentro lo spogliatoio sono tutti giovani, sarà per questo che mi sento giovane anch’io”.

Moglie e figlia, hai messo la testa a posto. Ammettilo.

“Io ce l’ho sempre avuta la testa a posto. Facevo quello che era lecito fare, non esageravo”.

Che papà sei?

“Il migliore del mondo, come credo pensino tutti i papà”.

Mah, mica è vero.

“Io mi sento così. Per stare vicino a Greta ho rifiutato qualche proposta allettante, non voglio più allontanarmi da casa”.

Infatti sei venuto a Monte San Savino.

“Si sta bene qua, è un bell’ambiente”.

Peccato per i risultati, stai beccando una sfilza di gol.

“Non c’ero abituato. Ma non è finita”.

Tornando al privato, il matrimonio ti ha cambiato la vita?

“Il matrimonio no, la nascita di mia figlia sì”.

Ti sei sposato lo stesso giorno di Di Loreto. Raccontala questa, che è simpatica.

“Con Marco siamo molto amici. Io lo volevo al mio matrimonio, lui mi voleva al suo. Un giorno a Perugia entrai nello spogliatoio e gli dissi: ho fissato la data. Risposta: anch’io. Beh, il 7 giugno 2003 ci siamo sposati in contemporanea. Io da una parte, lui da un’altra”.

Nell’autobiografia di Cosmi c’è un capitolo in cui si parla di Arezzo e della squadra che si ritrovava insieme a fare festa. Le serate, così si legge, le organizzavi tu.

“Quando uscì quel libro, Cosmi quasi lo strozzo. Pamela mi chiese spiegazioni”.

E tu?

“Le dissi la verità, che il libro era molto romanzato”.

Lasciando da parte le battute, sei contento di quanto hai ottenuto in carriera?

“Assolutamente sì, anche se con un’assistenza diversa sarei stato più tutelato in certi frangenti”.

Cioè?

“A Perugia c’è stato un periodo in cui mi hanno massacrato tutti, compresi i giornalisti. Ero un capro espiatorio perfetto, venivo dai dilettanti, non avevo protettori. Altri compagni erano trattati meglio mediaticamente”.

Mi viene in mente il gol in rovesciata di Flachi, ti dettero la colpa anche in quel caso.

“Tutto cominciò col Lecce. Kalac si fece male, giocai io e Chevanton trovò il tiro della domenica da trenta metri. Palla sotto l’incrocio, imparabile. Però passò la tesi che era colpa mia. Qualche partita dopo presi gol da Doni, su punizione. Da lì non ho più giocato”.

Ti aspettavi di più anche da Cosmi?

“Ma no, era un momento delicato. Se lui mi avesse difeso a spada tratta, forse ci avrebbe rimesso la panchina. E’ il calcio che funziona così. Fu un’esperienza formativa per me, mi dette modo di scremare un po’ di conoscenze”.

Quante?

“Tante”.

Che ricordi hai della serie A?

“Soltanto bei ricordi. Sono partito dalla prima categoria e sono arrivato a giocare in Coppa Uefa. Non è male”.

Direi di no. E quando appenderai i guanti al chiodo, che sarà di te?

“Vorrei fare l’allenatore. Il patentino di terza ce l’ho, poi vedremo”.

l'Arezzo che arrivò ai play-off di C1 nel 1999-2000Modelli di riferimento?

“Cosmi e Sarri”.

Non avevo dubbi.

“Cosmi dal punto di vista delle motivazioni, della gestione psicologica del gruppo, è il numero uno. Sarri è stato il più bravo che ho avuto a livello tattico: ti insegna calcio con una naturalezza incredibile”.

Cosmi a Perugia era diverso dal Cosmi di Arezzo?

“No, sempre uguale. Cresciuto, maturato, ma sempre uguale”.

Mazzantini, Sebastiano Rossi, Kalac, Cordoba. In quel periodo ne hai conosciuti di portieri.

“Il primo fu Mazzantini, un matto in senso buono. Rossi era insopportabile in campo e squisito fuori. Kalac merita la fortuna che ha avuto, è un professionista serissimo. Cordoba invece era il classico sudamericano: respingeva sempre, si buttava di pancia, ma poteva giocare trequartista con quei piedi. E poi aveva una compagna stratosferica”.

Già.

“Andava in una palestra del centro, nel giro di un mese le iscrizioni raddoppiarono”.

Tre flash che ti tornano in mente.

“Il debutto in A al San Paolo, contro il Napoli di Edmundo. Finì 0-0. Poi una vittoria sul Chievo, con una bella parata mia su Corini all’ultimo minuto. E la partita di Coppa a Salonicco con l’Aris”.

Da Balducci in poi, chi è il compagno più forte con cui hai giocato?

“Fabian O’Neill. Veniva al campo e diceva: oggi gioco solo col sinistro. E faceva le partitelle solo col sinistro. Ma lui era destro. Impressionante”.

Quante volte sei stato sul punto di tornare ad Arezzo?

“Due. L’anno scorso a gennaio avevo trovato l’accordo con Pieroni, che alla fine prese Lanza. E quest’estate c’erano stati contatti con Fioretti e Rondini, solo che poi non ho più sentito nessuno”.

Arezzo cos’è per te?

“Arezzo è stata la svolta della mia carriera. Avevo 26 anni e mezzo quando arrivai. Cosmi e Graziani devo ringraziarli in eterno”.

All’inizio il titolare era Mosconi. Ricordi?

“Il primo giorno mi disse: io sono il Mosco, non pensare di venire qua e giocare. Con lui, a parte l’approccio, ho avuto un rapporto splendido, ci sentiamo ancora. E comunque alla fine giocai io, scrivilo così si arrabbia”.

Perché l’Arezzo non riesce ad arrivare in serie A?

“Non lo so. Servono tante componenti, ci vogliono i soldi ma anche la programmazione. Vedo che lì cambiano sempre allenatore, per me dovrebbero fare le cose più a lunga scadenza. Arezzo ha tutto per arrivare in A: la passione, le strutture, la disponibilità economica”.

Gaucci programmava?

“Negli anni della C ha speso i miliardi. In A ha puntato sui giovani, sugli sconosciuti, sugli stranieri a basso prezzo. Era programmazione anche quella”.

Gaucci è una vittima del sistema?

“No, ma è uno dei pochi che sta pagando. Altri che si sono comportati come lui stanno ancora in giro”.

Com’era l’Arezzo negli anni tuoi?

“Una grande famiglia che respirava la fame di calcio che c’era in città. I play-off persi in C1 con l’Ancona sono il mio grande rimpianto. Dopo il gol di Bacci ero convinto di farcela, in finale non ci sarebbe stata storia, avremmo battuto chiunque”.

Che opinione hai di Walter Sabatini, il diesse di allora?

“E’ una delle rare persone di cui conservo grande stima. Ha una faccia sola, dice sempre quello che pensa”.

Dell’Arezzo attuale cosa sai?

“Ho visto solo qualche spezzone di partita, però leggendo la formazione mi sembra una squadra da primissimi posti. Lo era prima del mercato, ora anche di più”.

in limousine insieme a Gatti, Saadi e KalacMarconato?

“Bravo, esplosivo. Nonostante l’altezza, è quasi più forte tra i pali che nelle uscite. Mi piace”.

Il mese scorso Pellicanò ha parlato molto bene di te.

“Grande Pino! Ho passato anni belli con lui, era bravissimo anche nel lavoro psicologico”.

C’è qualcuno dei tuoi ex compagni con cui sei rimasto in buoni rapporti?

“Balducci, Martinetti, Grilli, Rinino. E Di Loreto”.

Vi sentite spesso?

“Con lui funziona così. Io gli telefono e il cellulare suona a vuoto. Dopo un paio di giorni, se si ricorda, mi richiama”.

L’hai vista la litigata che ha fatto con Cassano?

“Ho visto, ho visto. Cassano gli ha urlato: ti compro e ti metto nel giardino di casa. Allora l’ho chiamato subito per dirgli che il giardino ce l’ho anch’io. Se vuole…”.

Che ti ha detto?

“Non ha risposto. Tra un paio di giorni ti faccio sapere”.

Altri amici veri nel calcio?

“Fabio Gatti. Ecco, con lui ci parliamo sempre, lo sento più di mia moglie”.

Quasi dimenticavo. Gheddafi che fine ha fatto?

“L’ho incontrato un po’ di mesi fa. Pur essendo il figlio di un capo di stato, con noi si comportava come una persona qualunque. Una volta ci portò tutti a Montecarlo, giocatori e tecnici, alla festa per la candidatura della Libia ad ospitare i Mondiali del 2010. Jet privato, andata e ritorno, e via”.

Dopo vent’anni da portiere, che pensi di questo ruolo?

“Quando ho iniziato era completamente diverso. Poi vietarono il retropassaggio e molti colleghi smisero di giocare perché non avevano il piede vellutato”.

Tu no.

“Io ho cominciato facendo l’attaccante. Mai avuto problemi”.

Gioco della torre. Chi butti di sotto, Cosmi o Sarri?

“Nessuno. Un mix tra loro due farebbe l’allenatore perfetto”.

Gaucci o Graziani?

“Butto Gaucci. Sono stato quattro anni a Perugia e credo che lui non abbia mai saputo che faccia avevo”.

Pilleddu o Bazzani?

“Nessuno. Bazza devo chiamarlo, l’ultima volta che ci siamo visti gli ho fatto una battuta sulla Merz e non vorrei se la fosse presa…”.

Pensi di aver guadagnato il giusto in carriera?

“Secondo me sì. Qualcun altro ha guadagnato decisamente troppo in rapporto alle qualità”.

Quando vieni a vedere l’Arezzo?

“Volevo venire per il derby col Perugia, poi ci ho ripensato. Meglio una domenica più tranquilla. Ad Arezzo ci torno sempre volentieri, un po’ è casa mia”.



scritto da: Andrea Avato, 25/03/2008