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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

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Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
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Sava, Poggio, Strip e Gamba in posa con Riccardo Schicchi
NEWS

Giuliano Sili, ritorno a casa

Sedici anni dopo, Giuliano da Patrignone torna nell’ufficio che aveva lasciato per far posto all’avvocato Enzo Nucifora. E ci racconta delle foto che ha ritrovato appese alle pareti, del brivido provato quando ha varcato la soglia, dei rapporti con Cappietti e Iaconi, delle rose bloccate e delle celle negli stadi. “Io un uomo di Mancini? Io sono un uomo dell’Arezzo”.



Giuliano Sili in sede, un ritorno dopo sedici anniGiuliano Sili atto secondo. O terzo, forse, o quarto. Nell'Arezzo lui ci è cresciuto, professionalmente parlando, ne è venuto via e ci è rientrato qualche altra volta. Oggi però il suo è un ritorno a casa a tutti gli effetti, perché Giuliano da Patrignone aveva riposto nel cassetto chissà quali velleità lavorative e i pomeriggi trascorsi con la nipotina e l'assegno della pensione non erano poi così male. Anzi. Soltanto due squilli di telefono potevano farlo sobbalzare sulla poltrona: quello della Federcalcio e ovviamente quello dell'Arezzo. Il primo amore non si scorda mai, così si dice, e Sili i colori amaranto se li è portati appresso per una vita intera, anche quando a Livorno e Montevarchi, a Massa e Alessandria, di cose da fare ne aveva milioni. Il 2 settembre un comunicato stampa pubblicato sul sito web dell'Arezzo ha annunciato agli sportivi l'inizio di una storia nuova. O meglio, il proseguimento di una storia interrotta nel giugno del 1992, quando Sili lasciò le stanze di viale Gramsci per fare posto all'avvocato Enzo Nucifora. Come andò a finire si sa e adesso non è tempo di rivangare il passato.

Piuttosto, Giuliano. Lei è arrivato qua e molti hanno pensato: ecco, prende il posto di Cappietti e va a fare l'amministratore delegato.

“Sbagliato. Io porto la mia professionalità e stop. Massimo rispetto per Cappietti, i nostri ruoli sono diversi”.

Ma Cappietti resterà nell'organigramma?

“Puoi chiederglielo e senti cosa ti risponde”.

Capito. Tanti hanno pensato pure che Sili volesse rubare il posto a Iaconi.

“Mi viene da ridere. Conosco Andrea Iaconi da una vita, lo stimo e sono contentissimo che sia qua ad Arezzo. Volete sapere se ci pesteremo i piedi? Assolutamente no”.

C'era anche chi temeva che Sili potesse fare ombra al segretario generale, Alessandro Badii.

“Con Alessandro ho un rapporto molto bello, lui sa che in me troverà sempre un aiuto. E' bravo, è preparato, è la dimostrazione che dentro l'Arezzo c'è gente seria che lavora. Mi riferisco anche alla responsabile del marketing, Tiziana Salvini”.

Quando ha varcato di nuovo l'ingresso della sede, non l'ha avvertito un brivido?

“Per una frazione di secondo sì. Alle pareti ci sono ancora delle foto che avevo incorniciato io. Parlo del '72, del '73. Per fortuna qualcosa è rimasto”.

Il primo giorno disse: “speriamo mi abbiano preparato un ufficio, altrimenti la scrivania e la sedia me le porto da casa”. Beh, l'ufficio c'era?

“C'era, c'era. Ricominciare a lavorare per l'Arezzo è stato semplicissimo, quasi mi sembrava di non avere mai smesso”.

La prima decisione che ha preso qual è stata?

“Riassestare ciò che era già in piedi. Segreteria, organizzazione gare e altre cose”.

Con Piero Mancini che rapporto ha?

“Buono, ma non da ieri, da moltissimo tempo. L'ho conosciuto vent'anni fa, tra noi c'è sempre stato feeling”.

E' difficile lavorare con lui?

“Non è difficile per niente. Lavorare con Mancini può diventare complicato se uno pensa a se stesso invece che all'Arezzo, ma non è il mio caso. Io con il presidente vado d'accordo, anche perché prima di accettare l'incarico abbiamo parlato a lungo e tutti e due sappiamo cosa c'è da fare. Mancini mette i soldi, ha il diritto di decidere, fermo restando che in società ci devono essere dei dipendenti e non degli schiavi”.

Quand'è che l'ha chiamata per proporle l'incarico di direttore generale?

“Ad agosto. Ci siamo visti e in due minuti ci siamo messi d'accordo”.

Nessuna remora?

“E perché? Era il momento giusto per fare questo passo, all'Arezzo serve soltanto un po' di quella professionalità che io mi sono costruito in tanti anni di lavoro”.

Giuliano Sili possiamo definirlo un uomo di Mancini?

“Giuliano Sili è un uomo dell'Arezzo che per Mancini ha rispetto e stima”.

Insieme al segretario Alessandro BadiiIl presidente ha passato un'estate burrascosa. Lei che lo conosce meglio di altri, come l'ha trovato?

“In lui vedo la stessa grinta di sempre, la stessa determinazione. Certo, qualche incrinatura l'ha subita, il carcere è un'esperienza che ti resta dentro, ti segna. Però se pensate a un Piero Mancini dimesso, vi sbagliate”.

Si aspettava la separazione da Banca Etruria?

“Tutto nasce da ciò che è capitato a Mancini. Evidentemente la Banca ha fatto altri calcoli, altre valutazioni e ha preferito lasciare la sponsorizzazione. Un peccato, era un partner importante”.

Si parla in questi giorni di possibili, nuovi acquirenti per la società. Ma se Mancini dovesse mollare veramente, cosa succederebbe?

“E' un periodaccio per l'economia aretina, non ci sono più i ricchi del passato, non vedo imprenditori disposti a investire. Vuoi sapere cosa penso io? Senza Mancini, fare calcio ad Arezzo sarebbe dura”.

Perché?

“Perché ha speso soldi veri. Ha venduto, ha incassato tanto con certi giocatori, ma ha speso. E oggi l'Arezzo è un club che non ha problemi finanziari”.

Però il monte ingaggi è altissimo e non è stato abbattuto nemmeno con l'ultimo mercato. Da questo punto di vista, che situazione ha trovato?

“La retrocessione del 2007 è stata una mazzata. Prima le società che scendevano in terza serie avevano il cosiddetto paracadute, un contributo da parte della Lega che si aggirava sui due milioni e mezzo di euro e serviva per dare ossigeno ai conti”.

Invece per l'Arezzo...

“Per l'Arezzo il paracadute è stato soltanto di 750mila euro, perché era stata varata la riforma della mutualità eccetera eccetera”.

E quindi?

“E quindi, siccome Mancini ha sempre superato brillantemente tutti i problemi, supererà anche questo”.

Quest'estate è venuto fuori un gran caos con la storia delle rose bloccate. Secondo lei limitare il numero degli over 21 è giusto o no?

“In linea di principio è giusto. E poi consideriamo una cosa: chi non rispetta l'indicazione della Lega Pro sulle rose bloccate, non è che subisce una penalizzazione in classifica. Viene soltanto estromesso dalla ripartizione dei contributi federali”.

Tradotto in euro?

“Significa perdere più o meno 200mila euro”.

Di Macalli, presidente della Lega Pro, che giudizio ne dà?

“Siamo in buoni rapporti. Ciò non toglie che il mio augurio sia quello di non avere più rapporti con lui fin dal prossimo mese di luglio. Vorrebbe dire che siamo saliti in un'altra Lega più importante”.

Tra le deleghe che le sono state affidate, c'è anche quella relativa alla sicurezza dello stadio. Su questo punto, che idea si è fatto? Le piacciono gli stadi bunker?

“Mi pare che si tenti di chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati. Avete visto che razza di stadi abbiamo in Italia? Sono cattedrali nel deserto, sottoposti a controlli così capillari che finiscono per allontanare i tifosi e spingerli verso le televisioni”.

Anni '80, con il portiere Giuliano GiulianiGiuliano, questi sono concetti che porta avanti il movimento ultras, lo sa?

“E allora? Non è un problema per me, io la penso così”.

Trasferte vietate ai tifosi: giusto o sbagliato?

“Sbagliato. Ma la colpa sai di chi è?”.

Di chi?

“Dei presidenti delle società. Sono loro che mettono i soldi, sono loro che mandano avanti il giochino. Dovrebbero imporsi, far valere i propri diritti. Invece si tirano indietro e non va bene”.

Matarrese ha lanciato anche l'idea di costruire le celle all'interno degli stadi.

“Mah, mi pare che si vada da un estremo all'altro. Ci propinano tutti questi spot televisivi contro la violenza: sono inutili. Guardiamo piuttosto quello che succede in altri paesi e cerchiamo di seguire gli esempi positivi, come l'Inghilterra. Altra cosa: una società non può avere rapporti coi gruppi organizzati. E' sbagliato: mica tutti i gruppi organizzati sono formati da delinquenti. Eppure oggi io dirigente non posso interagire con loro”.

Saltando di palo in frasca. Con Martinetti come va a finire?

“Un accordo si trova”.

Ma il problema del rinnovo di contratto...

“Alt. Di questo argomento non parlo. C'è una trattativa in corso, non posso e non voglio dire niente”.

Soltanto che una soluzione si troverà.

“Esattamente, una soluzione si troverà”.

Si aspettava un Arezzo primo in classifica dopo un mese di campionato?
“Devo dire la verità? No. Però questi risultati sono meritati, non sono figli del caso. La squadra ha carattere, determinazione, non molla mai. E' un buon segno. Iaconi mi dice che è molto soddisfatto”.

Cari le piace?

“E' bravo, psicologicamente sa gestire il gruppo, lo spogliatoio, è una persona disponibile e i giocatori lo seguono. E' un padre di famiglia per loro”.

Somiglia a Gustinetti.

“E' vero, anche se Gustinetti era più chiuso di carattere. Cari è più compagnone”.

Ripensando alla sua carriera da dirigente, mi è tornato in mente che lei era un mangia allenatori.

“In effetti ne ho mandati via diversi”.

Peggio lei o Mancini?

“E' una bella lotta, però penso che sono peggio io. Credo di avere una media di due esoneri all'anno. A Natale l'Associazione allenatori mi manda sempre il regalino. Quanti ne ho fatti lavorare...”.

Le mancano i pomeriggi a passeggio con la nipotina?

“Il calcio è la mia passione, dunque non posso non essere contento. Però la nipotina sì, mi manca”.



scritto da: Andrea Avato, 25/09/2008