Il tifoso amaranto che non sa più cosa fare. Caffè, comunicati, scissioni e penultimo posto

La situazione che sta vivendo l'Arezzo è ineguagliabile. Torna in mente l'album di Vasco Rossi che dà il titolo a questa rubrica e che rimanda a quindici anni fa. Era il 1997 quando arrivò la promozione in C1 dopo la finale di Pistoia e nessuno avrebbe immaginato che oggi saremmo precipitati di nuovo così in basso

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Consapevoli del fatto che quello che succede ad Arezzo non ha eguali probabilmente in tutto il mondo, ci sono comunque delle cose, nel variopinto universo dello sport, che spiccano maggiormente rispetto alle altre. In questa settimana, sugli scudi senza dubbio Byron Moreno, l’arbitro amico degli Azzurri del mondiale 2002, che dopo aver scontato due anni di carcere negli USA per il reato di narcotraffico, è stato “deportato” nuovamente nel suo paese, come ci informa nientemeno che l’ANSA. In Inghilterra, invece, l’Overthorpe Sports (squadra di ragazzini di 11 anni) ha chiesto di venir retrocesso subito per manifesta inferiorità dopo sole otto giornate: otto sconfitte, 85 gol subiti, otto segnati, con il culmine di un paio di sconfitte per 19-0 e 15-2. Speriamo che questa moda non prenda piede anche qua in Italia, visti i chiari di luna. In Serie D, invece, la notizia della settimana è indubbiamente data da un comunicato stampa della Nardò Calcio, che si è sentita in dovere di difendersi dagli attacchi mediatici provenienti dalla stampa tarantina, riservandosi di "valutare le opportune azioni legali qualora dovessero perpetrarsi ulteriori comportamenti diffamatori nei confronti della scrivente società, dei suoi tesserati e della città di Nardò tutta". E che gli avranno scritto mai, per farli arrabbiare in questo modo?
Abbiamo detto che comunque la situazione di Arezzo oggi come oggi è ineguagliabile, tra trattative davanti ad un caffè, soci che prendono le distanze e stigmatizzano comportamenti, accordi firmati con altre società del posto e possibili scissioni, e non crediamo di essere lontani dal vero. Per quei tre o quattro che non lo sapessero, il titolo della presente rubrica (“non siamo mica gli americani”) è ispirato dal titolo di un disco di Vasco Rossi, quello che contiene probabilmente il suo pezzo più famoso, Albachiara, e che è stato poi ribattezzato proprio “Albachiara” per sfruttarne il successo commerciale. C’è una grande attinenza tra questo disco e le vicissitudini attuali dell’U.S. Arezzo, che però al momento della scelta del nome della rubrica non avremmo mai potuto immaginare. A cominciare dal cambio del nome, da Atletico Arezzo in un più consono U.S. Arezzo, e va beh, quello sarebbe il meno. Ma l’analogia più grande è nel titolo del pezzo d’apertura, “io non so più cosa fare”. Ora, la canzone in questione parla di tutt’altro, però se un titolo può dar conto di uno stato d’animo, ecco, direi che non ci sono parole migliori per fotografare lo stato d’animo del tifoso medio amaranto. Che, per rimanere nella lista dei titoli di questo album, dalle arrabbiature che si è preso in queste ultime settimane, se non ha il “Fegato, fegato spappolato”, poco ci manca. Ma è un’altra canzone, a scatenare più di tutti l’arrabbiatura per la piega che hanno preso le cose. Si intitola “Quindici anni fa”. Partendo da oggi, il 1997. L’anno di Cosmi e Pilleddu (a cui diamo il bentornato in provincia di Arezzo), di Balducci e del povero Lauro Minghelli, la stagione culminata con lo spareggio di Pistoia e il ritorno in C1. Chi l’avrebbe detto, quindici anni fa, che oggi saremmo stati di nuovo in quest’inferno, in basso come non mai?

 

scritto da: Roberto Gennari, 05/12/2012

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