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AMARANTO TV

SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
MONDO AMARANTO
Giada e Ilaria in trasferta a Terni
NEWS

Il capo degli osservatori

Francesco Musumeci coordina e dirige una capillare rete di 007 che copre tutta l’Italia e visiona partite e giocatori in quantità industriale. Per l’Arezzo è una novità assoluta, una svolta voluta dal direttore generale Ceravolo che può dare risultati importanti sia a livello tecnico che economico. “Ci arrivano quaranta relazioni a settimana – dice Musumeci. Seguiamo calciatori dagli Allievi all’Eccellenza, dalla primavera alla prima divisione, ma non perdiamo di vista i nostri prestiti. L’obiettivo è anticipare la concorrenza e prendere ragazzi bravi prima che salga il costo del cartellino”.



Francesco Musumeci alla scrivania del suo ufficio in sedeLa vera svolta in casa amaranto è un’immagine appiccicata sopra la scrivania di Francesco Musumeci. E’ una cartina dell’Italia divisa per regioni. Accanto a ogni regione ci sono segnati i nomi degli osservatori che settimanalmente vanno in giro a vedere partite e calciatori, monitorando campionati giovanili, dilettantistici e professionistici. Accreditati dall’Ac Arezzo, spediscono relazioni in quantità industriale che poi vengono archiviate in un database, che in pratica rappresenta il futuro della società, uno scrigno prezioso all’interno del quale ci sono i protagonisti dei prossimi anni e forse anche qualcuno dei prossimi mesi. A tirare le fila di tutto il progetto è Francesco Musumeci, 36 anni, calabrese d’origine e tortonese d’adozione. A lui il direttore generale Ceravolo ha affidato il compito di coordinare gli 007, indirizzarli, guidarli e raccoglierne i pareri. Questo mastodontico e certosino lavoro di screening è una sorta di assicurazione per la vita del club, che sta cercando faticosamente di darsi una struttura e un’organizzazione che non ha mai avuto nella sua storia recente. Quanto sia importante un lavoro del genere è facilmente intuibile. “Siamo partiti praticamente da zero – dice Musumeci – e forse è stato un bene. Stiamo sfruttando le conoscenze mie e del direttore per metterle a disposizione dell’Arezzo, in modo da avere una rete di collaboratori efficiente e capillare”.

Come funziona questa rete che lei dirige?

“Io la dirigo, ma la supervisione è di Ceravolo, con cui mi confronto quotidianamente. Abbiamo 30/35 persone sparse sul territorio nazionale che seguono le partite di quasi tutti i campionati: Allievi, Berretti, Primavera, Eccellenza, serie D, prima e seconda divisione”.

Serie A e B invece no.

“Lì ci sono giocatori già fatti, quasi impossibili da strappare ai club più ricchi. I nostri obiettivi sono altri”.

Quali per la precisione?

“Arrivare prima della concorrenza, prendere calciatori giovani che conoscono in pochi e soprattutto acquistarli prima che il prezzo del cartellino salga”.

Non è facile.

“Non è facile ma non è impossibile, basta organizzarsi. In prima divisione un lavoro di setaccio del territorio così organizzato lo fanno pochissime società, forse nessuna. In serie A e B è diverso”.

Quante partite vengono monitorate ogni settimana?

“Più o meno quaranta, sono più di mille a stagione. E soprattutto le nostre sono osservazioni mirate, non ci muoviamo a casaccio ma seguendo criteri precisi”.

Per esempio?

“C’è un ragazzino interessante? Ci mandiamo un osservatore. La settimana dopo ce ne mandiamo un altro. Confrontiamo le loro relazioni, mettiamo in evidenza pregi e difetti. Ci piace un attaccante? Lo visioniamo in casa, poi in trasferta, non lo vediamo una volta sola ma cinque, sei, anche dieci se occorre. Ma soprattutto, i giocatori li guardiamo dal vivo, non in tivù. Altrimenti si perde l’essenza del calcio. E non è finita qui”.

Ci spieghi.

“Non perdiamo di vista i nostri ragazzi, quelli che sono in prestito o in comproprietà in ogni categoria. Da Baclet a Bernicchi, seguiamo tutti con la stessa attenzione”.

Premesso che per l’Arezzo questa attività è una novità assoluta, vi aspettate risultati a medio e lungo termine o anche nel breve periodo?

“E’ chiaro che questo progetto va portato avanti per qualche stagione. Però alcuni risultati sono utili anche nell’immediato. Quando un osservatore va a vedere un calciatore del Pergocrema o del Lumezzane, ci fornisce indicazioni utili sul modo di giocare della squadra che poi affronterà l’Arezzo. In pratica sappiamo come si muovono gli allenatori e qual è l’impostazione tattica di tutti i club italiani”.

Quanto tempo ci vuole per decidere che un giocatore è bravo e può essere acquistato?

“Dipende. Oggi come oggi abbiamo già un’idea di alcuni elementi che potrebbero essere contattati e di altri da portare in prova per qualche stage. Faccio un altro esempio: l’anno prossimo alla Berretti servono un terzino e una punta? Oppure un portiere e un mediano? L’Arezzo andrà a pescare in una lista precisa di nomi, non a casaccio”.

La cartina con tutti gli osservatori sparsi in ItaliaMi pare un buon modo per liberarsi dalle raccomandazioni dei procuratori.

“Noi stiamo attenti comunque, perché un talento potrebbe sbucare dietro ogni angolo. Però sì, meglio fidarsi dei nostri osservatori che dei procuratori”.

E la sala video che utilizzava Pieroni, piena di registratori e monitor, non serve più?

“Calma. Quella ci servirà per le gare internazionali. Ci abbiamo già pensato”.

Questa rete di 007 quanto costa?

“Zero. Non c’è nessuno a libro paga della società. Sono persone competenti che fanno questo mestiere con passione e per l’amicizia che le lega a me o al direttore. Se poi un acquisto dovesse andare in porto grazie alla loro segnalazione, allora è previsto un premio e un riconoscimento economico”.

Le relazioni vi arrivano per via telematica?

“Ci arrivano per email o per fax. Il lunedì è un giorno tosto, bisogna leggere, catalogare, archiviare. Un lavoro intenso ma bello e importante. Ringrazio il segretario Alessandro Badii per l’aiuto che ci dà nell’ accreditare gli osservatori e fornire loro l’assistenza tecnica di cui hanno bisogno”.

Lei in pratica è attivo ventiquattr’ore su ventiquattro.

“Esattamente. Ma lo faccio volentieri. Del resto una società come l’Arezzo deve puntare su due cose per darsi un futuro: gli osservatori e il settore giovanile. Sviluppando entrambi i canali, nel tempo si riducono i costi e aumentano i ricavi”.

Prima ha accennato ai giocatori dell’Arezzo in prestito. Longoni a Catanzaro sta facendo faville.

“Vero. Ha cominciato da rincalzo, poi si è conquistato la maglia da titolare e adesso è l’idolo dei tifosi. Con Auteri, che è un ottimo allenatore, gioca esterno d’attacco nel 4-3-3”.

Qualche nome che potrebbe fare al caso dell’Arezzo al prossimo mercato?

“Nomi non ne posso fare. Dico però che alcuni dei ragazzi che sono in rosa, e che probabilmente la società manderà in prestito a giocare, sono bravi. Tanti rinforzi l’Arezzo ce l’ha in casa”.

Con Rondini, responsabile del vivaio, che rapporto c’è?

“Ottimo, di grande collaborazione. Non potrebbe essere altrimenti”.

Lei è arrivato ad Arezzo grazie a Ceravolo. Che opinione ha di lui?

“Ceravolo ha ricoperto questo incarico alla Juventus e sa quant’è importante lavorare in prospettiva. Ringrazio lui e il presidente per avermi chiamato qua. Detto questo, Ceravolo è un martello. Lavora dalla mattina alla sera e ai suoi collaboratori impone gli stessi ritmi”.

In panchina accanto a Franco CeravoloLe ha affidato un ruolo delicato, segno di grande fiducia. Se l’aspettava?

“No. Io Ceravolo lo conosco da pochi mesi, non da una vita. Il fatto che abbia pensato a me mi riempie d’orgoglio, anche perché lui è considerato il miglior talent scout d’Italia. Spero di ripagarlo con i risultati”.

All’inizio Ceravolo aveva portato anche Raffaele Auriemma, che adesso è diventato ds del Figline.

“Auriemma si occupava più di mercato. Ci sentiamo ancora, gli faccio un grande in bocca al lupo”.

Lei è calabrese, giusto?

“Di Bagnara Calabra. Però abbiamo influssi siciliani, messinesi per l’esattezza, compresa la pronuncia”.

Da quanto tempo è nel calcio?

“Ho fatto il giocatore, ero un centrocampista che si faceva sentire, sono arrivato in serie D con l’Isola Liri e il Derthona. A Tortona mi sono fermato ad abitare”.

E lì ha cominciato la carriera da dirigente.

“Esatto, ho fatto il direttore sportivo nel 2006. Poi mandarono via il mister e per tre giornate sono andato in panchina, vincendo il campionato all’ultimo tuffo. Stavo bene al Derthona, ma quando ha chiamato Ceravolo, non ho potuto dire di no”.

Sposato?

“Sì, con Carmela. Ho due bambine, Adriana di cinque anni e Alessandra di pochi mesi. Mi è costato lasciare la famiglia, però io e mia moglie abbiamo capito che per me, dal punto di vista professionale, Arezzo può essere un trampolino di lancio”.

Che ne pensa della squadra?

“E’ forte, può aspirare alla promozione in serie B”.

Lei aveva un buon rapporto con Semplici, vero?

“E’ vero, ci siamo scambiati idee e opinioni, com’era normale che fosse. Quando un allenatore salta, c’è sempre dispiacere, ma il calcio è così. Adesso dobbiamo tutti dare una mano a Galderisi e farlo stare tranquillo”.

Cosa si aspetta Musumeci da questa stagione?

“Di ripagare la fiducia che mi hanno accordato Ceravolo e Mancini”.

Ci sono cinque anni per raccogliere risultati.

“Calma, il mio contratto è per un anno solo. Per questo sto lavorando tutti i giorni a tutte le ore”.



scritto da: Andrea Avato, 25/12/2009