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"Diamo più voce ai tifosi". Inchiesta della Gazzetta sui trust italiani. L'esempio di OA

Un'intera pagina della rosea di stamani è stata dedicata all'azionariato popolare, che sta prendendo piede anche in Italia, nonostante all'estero la popolarità dei trust sia molto più diffusa e organizzata. Ma le cose si stanno muovendo pure da noi e gli esempi non mancano: tra questi c'è anche Orgoglio Amaranto, tra i pochi a vantare la proprietà di una parte del capitale sociale e la presenza di un rappresentante nel Cda



prendono piede gli azionariati popolari in ItaliaLa Gazzetta dello Sport di stamani ha dedicato l'intera pagina 21 a un'inchiesta sull'azionariato popolare in Italia, titolando emblematicamente "diamo più voce ai tifosi". Nell'articolo del collega Marco Iaria è stata analizzata la situazione del nostro calcio, dove piazze importanti si sono salvate grazie ai supporter, che adesso coltivano il sogno di entrare in pianta stabile nella vita dei club. Il modello è quello inglese, ma anche quello tedesco e spagnolo, dove i trust stanno spopolando. E Arezzo, con la presenza di Orgoglio Amaranto, è tra i casi più interessanti.

 

Rimettere i tifosi al centro della scena, farli sentire parte integrante del sistema, trarre giovamento dalla loro vitalità e dalla loro conoscenza del territorio. E' una sfida che dovrebbe essere in cima all'agenda del calcio italiano. E, a parole, la pensano così le stesse istituzioni. Ora, però, servono i fatti. Come? Coinvolgendo di più i tifosi nella vita delle squadre. All'estero i "supporter trust" sono diffusi e spesso hanno dato una risposta a certe derive gestionali. Si tratta di associazioni di fans nate con lo scopo di contare di più all'interno delle società, di avere rappresentanze nei meccanismi decisionali, di contribuire a rafforzare il legame con le comunità.

 

CULLA. La favola dei gallesi dello Swansea, prima promosso in Premier League e poi vittorioso nella Coppa di Lega inglese, è anche una case history che ci fa gioco. Tutto partì nel 2001 da una riunione di 150 persone, mentre il club stava sprofondando nella bancarotta. Ora il 20% delle azioni è in mano ai tifosi, che hanno un posto garantito nel consiglio d'amministrazione anche in caso di aumento di capitale. Sono 200 i trust nel Regno Unito, la culla di un movimento propagatosi in Europa attraverso la rete Supporters Direct, che è ormai riconosciuta dalle istituzioni comunitarie. "Quando sono strutturati in modo democratico, i tifosi possono dare un contributo essenziale al calcio" dice Gianluca Monte, membro dell'unità Sport della Commissione Europea. Che ha pubblicato un position paper dal titolo eloquente: "il cuore del gioco: perché i tifosi sono vitali per migliorare la governance del calcio".

 

i tifosi dello Swansea hanno festeggiato la vittoria in CoppaMODELLI E UTOPIE. Qui si va oltre i fenomeni mediatici di Barcellona e Real Madrid, "un azionariato popolare di facciata - rileva l'avvocato Diego Riva, consulente di SD - che è una fucina di debiti". Piuttosto il modello che si sta studiando con più interesse è quello tedesco: la regola del 50% più uno consente di alle associazioni di persone di detenere la maggioranza assoluta dei voti dei club. Utopia in Italia, dove resiste una concezione paternalistica del pallone. Ma negli ultimi due anni qualcosa si è mosso. E la conferma è arrivata da un incontro per certi versi storico, a Roma, tra i gruppi di tifoserie sparsi per il Paese e le istituzioni sportive. "Nelle prime visite in Italia - ha raccontato Antonia Hagemann, responsabile Supporters Direct Europe - c'era calma piatta, oggi invece hanno risposto all'appello i rappresentanti di 14 trust: qualcosa sta cambiando". Finora i casi in cui i tifosi sono entrati in scena, lo hanno fatto come cavalieri bianchi, sostenendo i rispettivi club sull'orlo del fallimento.

 

ESPERIENZE. L'associazione Sosteniamolancona ha ridestato l'entusiasmo perduto in una piazza storica come Ancona, costretta a ripartire dall'Eccellenza nel 2010. Non conta tanto il 2% del capitale, quanto il grado di incidenza nelle decisioni sociatarie: i tifosi hanno due membri nel Cda e possono porre il veto su questioni attinenti la sede o i colori sociali. La scorsa estate ha segnato la svolta a Taranto e Piacenza, scomparse dal professionismo. La Fondazione Taras ha affiancato i nuovi proprietari col 17,5% delle azioni, due amministratori e diritto di veto su operazioni straordinarie; Salvapiace ha rilevato marchio, nome e cimeli del vecchio Piacenza e piazzato una rappresentante nel Consiglio d'amministrazione della neonata Lupa Piacenza. Pulsioni simili ad Arezzo, Rimini, Lucca. E poi Sogno Cavese, NoiLecce, Modena Sport Club, VeronacolCuore, MyRoma, Noi siamo il Derthona, Venezia United. Insomma, i tifosi hanno cominciato ad alzare la loro voce, anche se certi mecenati (o presunti tali) restano refrattari. Il prossimo passo? Fare sistema. In Germania c'è Unsere Kurve, in Spagna Fasfe, che viene pure invitata ai meeting governativi. "In Italia - suggerisce Andrea Abodi, presidente della Lega di B - c'è bisogno di un interlocutore nazionale dei tifosi. Al momento ci sono FederSupporter e Fissc: non siamo riusciti a metterli attorno a un tavolo. Serve uno scambio di informazioni più organizzato". "Tifosi e società devono comunicare di più tra loro" gli fa eco Marco Brunelli, direttore generale della Lega di A.

 

 

scritto da: Marco Iaria, 09/03/2013





COMMENTI degli utenti

Commento 1 - Inviato da: Andrea Avato, il 09/03/2013 alle 11:24

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I casi di successo citati dalla Gazzetta dello Sport.

1. SWANSEA (Premier League). Il miracolo gallese: il 20% in mano ai tifosi, prima la promozione in Premier poi il trionfo in Coppa di Lega.

2. WIMBLEDON ( League Two). Nel 2002 il vecchio club traslocò, i tifosi lo rifondarono per non perdere le radici fino a tornare tra i pro.

3. SHAMROCK ROVERS (Premier Division). Club irlandese salvato nel 2005 dai fans, retrocesso e poi rilanciato tanto da partecipare all’Europa League.

4. BEVEREN (Quarta divisione). La squadra belga che fu del portiere Pfaff si fuse col Waasland nel 2010. Tifosi in dissenso: ecco lo Yellow Blue Beveren.

5. AMBURGO (Bundesliga). Grazie al trust i tifosi sono pienamente integrati nella governance e nela gestione quotidiana del club.

6. MALMOE (Prima divisione). I supporter hanno lottato nel 2010 per conservare il 100% del capitale del club più ricco di Svezia.

7. WACKER INNSBRUCK (Bundesliga). Dopo il fallimento, i tifosi austriaci si sono opposti a una cordata di imprenditori. Hanno vinto i primi: progetto comune.

8. LUPA PIACENZA (Eccellenza). Un rappresentante nel Cda, tifosi titolari del marchio.

9. AREZZO (Serie D). 2% del capitale e un rappresentante nel Cda.

10. ANCONA (Serie D). 2% del capitale e due rappresentanti nel Cda.

11. TARANTO (Serie D). 17,5% del capitale e due rappresentanti nel Cda.

Commento 2 - Inviato da: BOTOLOFIERO, il 09/03/2013 alle 11:47

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Noi come Orgoglio Amaranto siamo stati presenti e attivi alle ultime riunioni nazionali e stiamo spingendo al massimo affinchè vada in porto il progetto di creare una federazione nazionale degli azionariati popolari, ci sono gruppi di lavoro altamente qualificati formati da membri delle varie associazioni  che ci stanno lavorando,  e crediamo entro l'anno di far nascere il progetto.