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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
MONDO AMARANTO
Jacopo e Giulio davanti al Partenone di Atene
NEWS

Lo zibaldone della trasferta di Zagarolo. Bucatini, Daspo e vegetazione di macchia

Non c’era bisogno di andare fino ai castelli romani per scoprire che vincere a Zagarolo ha lo stesso sapore di quando l’Arezzo espugnava Torino oppure Verona oppure fate voi. O che quando la palla rimbalzava dentro l’area di Bucchi, in mezzo a una ventina di cristiani e a una quarantina di gambe, la strizza era identica a quando il Crotone ci pigiava dentro la metà campo, perché eravamo uno in meno e poi alla fine Baclet segnava il 3-2 in contropiede. Partite vissute live, col cuore in mano e con la medesima emozione.



i bucatini mantecati dentro la forma di pecorino romanoNon c’era bisogno di andare fino ai castelli romani per scoprire che vincere a Zagarolo ha lo stesso sapore di quando l’Arezzo espugnava Torino oppure Verona oppure fate voi. O che quando la palla rimbalzava dentro l’area di Bucchi, in mezzo a una ventina di cristiani e a una quarantina di gambe, la strizza era identica a quando il Crotone ci pigiava dentro la metà campo, perché eravamo uno in meno e poi alla fine Baclet segnava il 3-2 in contropiede. Partite vissute live, col cuore in mano e con la medesima emozione. Poi passa l’attimo, fai mente locale e in effetti la D non è la B e nemmeno la C. Ma la vita proprio di attimi è fatta e allora il 3-1 di Zagarolo è poesia a prescindere. Anche con la vegetazione di macchia dietro la gradinata.
A come anticalcio. Una svettonata dietro l’altra, sui campetti di periferia si fa parecchio casino e poca qualità. E il paradosso, in apparenza, è che per andare di sopra l’Arezzo deve calarsi in questo cliché. Meno palleggio, più pallonate. Ma quando si vince, si gode lo stesso. Forse anche di più.
B come bastardi dentro. Quei bifolchi dei tifosi aretini che, abbandonando il settore ospiti, hanno intonato cori contro l’inviato di Teletruria. Adesso ci sono venti Daspo in arrivo: i giornalisti sono potenti, ammanicati e vendicativi.
C come cacio. I bucatini all’amatriciana mantecati dentro una forma gigante di pecorino romano, mangiati domenica quando l’orologio segnava le dodici e trenta, sono una di quelle cose da raccontare ai nipotini davanti al camino. Come il brodetto alla vastese prima del 2-0 a Pescara. O le lasagne alla marinara prima dell’1-0 a Benevento. A noi ce piace de magnà e beve.
veduta panoramica dello stadio di ZagaroloD come denari. Un milione e duecentomila euro. Il costo di gestione di questo campionato, stando agli spifferi che filtrano. Rimborsi spese, vitti e alloggi, viaggi, trasferte, fornitori, varie ed eventuali. Si fa alla svelta e il conto sale. Ma la crème de la crème di Arezzo sta in sordina perché diffida. I borghesi de noantri la sponsorizzazione la faranno, come no?, ma in serie B. A proposito, ma in che categoria gioca l’Arezzo?
E come emergenza. Un mese fa, che saremmo andati a vincere a Zagarolo senza Speranza e Marino in mezzo al campo, non l’avrebbe detto nessuno. Come nessuno avrebbe previsto un Raso in panca per la seconda settimana di fila. Il calcio cambia in fretta. E di qui a maggio, cambierà altre cento volte. Magari il gol promozione lo segna Zurli, un altro che dalla Juniores è sulla rampa di lancio.
F come fijo de na mignottaaaaaaa. La colonna sonora della partita.
L come li mortacci tuaaaaaaa. La colonna sonora della partita (side B).
M come Martinez. Generoso come Pilleddu, ma più tecnico. Combattivo come Baclet, ma più elegante. Giovane come Maniero, ma più cattivo. La categoria gli va stretta, lo vede anche un cieco. Aveva ragione Balbo, questo è proprio forte.
N come novecentoquarantacinque. I tiri in porta di Crescenzo dall’inizio del campionato e neanche un gol. Pali, traverse, miracoli del portiere, palloni in curva, fuori di un millimetro, alti di poco, troppo centrali. Per la serie: ritenta, sarai più fortunato. Ma prima o poi ce la farà.
O come offline. Stadio “Mastrangeli” e manco una tacca di segnale. Chiavetta Tim in cerca di uno straccio di connessione, senza fortuna. Sito fermo, impossibile aggiornare. Poi database error per sovraccarico di accessi. In pratica, l’Arezzo nel buio mediatico. Come trent’anni fa, quando non c’era nemmeno il televideo Rai. Che poi va beh, per la tempestività con cui l’aggiornano è come non ci fosse nemmeno oggi.
i tifosi in mezzo alla vegetazione per raggiungere il settore ospitiP come politicanti. In tribuna c’era Cesare Previti. L’ex ministro. Era venuto a vedere il figlio Umberto, portiere dello Zagarolo. Poi c’era anche Antonio Tajani, parlamentare europeo. Chi era venuto a vedere non si sa. Ma c’era. A Roma intanto si sta per passare da Tremonti a un Monti solo. E si dice che esperti della Bocconi stanno per sostituire esperti di una cosa che suona simile a Bocconi, ma più piccola. I politici e i loro spread, comunque, hanno rotto le palle. Tanto sono tutti uguali. E noi siamo come dice la lettera Q.
Q come qualunquisti. Orgogliosamente.
R come ripartenza. Da manuale. Venticinque secondi da quando Carlini ha battuto l’angolo in favore dello Zagarolo a quando Rubechini l’ha schiaffata dentro dalla parte opposta del campo. Un contropiede da didattica a Coverciano, una transizione da arrampicarsi sulla rete della tribuna. Come quella volta che segnò Erpen a Lecco. Ogni tanto mi entra il rewind
S come switch off. Da giovedì si passa al digitale. Teletruria e le partite dell’Arezzo andranno sul canale 10 del televisore ma parecchi non vedono l’ora che si scollini la fatidica data per levarsi dalle scatole Nando il telecomando. Dello spot trasmesso a getto continuo non se ne può veramente più.
U come under. Chi ce l’ha bravi, vince. Chi ce l’ha scarsi, perde.
V come villaggio. Il progetto del villaggio amaranto è allettante e affascinante. Il popolo si augura che vada in porto e veda la luce in breve tempo, anche se il rischio, a farci troppo la bocca, è quello di recitare il ruolo degli scemi del villaggio.
Z come zibaldone. A Zagarolo non c’ero mai stato. Domenica ho piantato un’altra bandierina tra le tante disseminate per l’Italia. Bandierine amaranto, ovviamente.

scritto da: Andrea Avato, 15/11/2011





A Zagarolo tre gol e tre storie da spiegare

Zagarolo-Arezzo 1-3