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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

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Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
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Trestina4 set15Pianese
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''Il Toro non può perdere'', il libro di Pecci sullo scudetto del '76. Si racconta anche di quella volta che ad Arezzo...

A Villa Oliveto si è parlato di calcio anni '70 con l'ex centrocampista granata, Francesco Graziani, Giampaolo Ormezzano e Marco Mathieu. E' una delle tante iniziative collaterali di Arezzo Wave, che quest'anno ha traslocato dal Comunale alla periferia. Nelle 280 pagine di testo ci sono anche un paio di riferimenti agli amaranto



il Toro campione d'Italia nel 1976''Il Toro non può perdere'' argomenta Eraldo Pecci, bandiera granata nonché punto di forza della squadra che vinse lo scudetto nel 1976. Ci crede a tal punto in questo dogma, comune a tutti i tifosi che una volta affollavano la curva Maratona del vecchio Comunale, che ci ha pure scritto un libro (prefazione di Gianni Mura). Simpatico, scorrevole, colmo di aneddoti divertenti, senza pretese letterarie ma diretto e sincero: un testo che ogni calciofilo (e non) può leggere in un paio di sere. Chi l'ha vissuto quel campionato lì, vinto da Gigi Radice in rimonta sulla Juve di Carlo Parola, potrà pescare dall'album ingiallito dei ricordi. Chi ne ha solo sentito parlare, potrà rendersi conto di quanto era diverso, e forse migliore, il calcio degli anni '70. Perché il Toro giocava con Castellini, Santin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici. Uno squadrone dalla qualità media elevatissima. E la concorrenza non era troppo da meno.

Il libro, edito da Rizzoli, è stato presentato presso il Wordstage di Arezzo Wave a Villa Oliveto, frazione di Civitella. E' una delle tante iniziative collaterali del festival, che quest'anno è traslocato dallo stadio Comunale alla periferia. Oltre a Eraldo Pecci sono intervenuti anche Giampaolo Ormezzano, torinista doc e grande firma del giornalista sportivo italiano, e Francesco Graziani, al quale è dedicato un intero capitolo del volume. A moderare il dibattito ci ha pensato Marco Mathieu, cronista de La Repubblica.

Curiosamente, nelle 280 pagine di testo, compare due volte il nome dell'Arezzo. La prima a pagina 30, quando Pecci racconta un episodio capitato a Luciano Castellini. Giocava nel Monza e al Comunale la partita contro gli amaranto terminò con un'invasione di campo. Il ''giaguaro'' aveva mollato un pugno a un tifoso mentre stava correndo verso gli spogliatoi e il tifoso, una volta rimessosi in piedi, voleva ritrovare Castellini. Gli dissero che il portiere era un duro e che non era il caso di farsi male, ma quello rispose: ''Sono un pugile professionista, voglio conoscere quel ragazzo perché è un talento della boxe''. Chi fosse il pugile in questione, però, Pecci non lo spiega. Era il 17 maggio 1970, serie B, e il match finì 0-0.

Il secondo riferimento all'Arezzo cade invece a pagina 254. Pecci parla del rapporto con gli arbitri e del fatto che, a 34 anni e con la promozione in A già in tasca, non aveva voglia di sorbirsi la trasferta lunghissima fino a Barletta per l'ultima di campionato. Giocava nel Bologna e così, la domenica precedente, cercò in ogni modo di farsi ammonire dall'arbitro Quartuccio di Torre Annunziata, protestando in continuazione finché non riuscì nell'intento. Era il 12 giugno 1988 e allo stadio ''Dall'Ara'' era di scena l'Arezzo, destinato a retrocedere in C1. La gara, per la cronaca, finì 2-2 con doppietta amaranto di Nappi.

 

scritto da: Andrea Avato, 12/07/2013