Alò Arezzo, da domani si fa sul serio. E l'atmosfera è tornata quella dei tempi belli

Ci siamo, si comincia, è vigilia di campionato. L'attesa è finita, riparte il calcio che piace ai tifosi. C'è voglia di fare festa, di seguire la squadra, di tifare amaranto e i cuori sono tornati a battere. Adesso la squadra deve fare in modo che questo clima duri per tutta la stagione

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Ci siamo. L’attesa è finita, la vigilia è arrivata. Domani si scende in campo, inizia il torneo, forse quello più atteso degli ultimi anni sciagurati di serie D. Più atteso perché è quello del riscatto, ma non ipotetico, dovuto. Dovuto per tutta una serie di componenti tecnico tattiche, ma soprattutto per l’entusiasmo ritrovato di una piazza da sempre innamorata, anche se eternamente brontolona e scontenta a prescindere, ma con lo zoccolo duro di malati cronici onnipresenti e incrollabili.

L’unione di intenti di una città deve riversarsi sul campo, nei risultati, sugli avversari che devono soccombere sotto i colpi dello schiacciasassi amaranto, perché questo campionato non va vinto, va asfaltato. Segnali positivi sono arrivati anche nelle piccole cose, basti pensare al dipinto di Toci esposto in sala stampa (con i quattro quartieri, la “Curva Minghelli”, Menchino Neri), al video pro tessere che coinvolge tutti i giocatori e mister Mezzanotti, precedentemente la campagna abbonamenti a prezzi irrisori (tutti sotto la tribuna per essere compatti e più calorosi nel tifo), la seconda maglia bianca con banda obliqua che richiama vecchi ricordi della storia amaranto. Questa unione ci piace, lo spirito è giusto, perché è sintomo di voglia di fare bene, di coinvolgere, di unire una comunità sfaldata dagli eventi negativi degli ultimi anni, riunendola con l’entusiasmo e con richiami alla storia della città e a quella calcistica. Per riscaldare i cuori, soprattutto quello amaranto, che non smette mai di battere, e deve essere così anche nelle difficoltà e nei momenti più bui.

Perché è vero che i problemi della vita sono altri, ma almeno la passione per una cosa meravigliosa come il calcio della nostra squadra deve sopravvivere e durare sempre e comunque. In questo sarebbe bello assomigliare anche soltanto un po’ alla cultura inglese: contestazione quando è giusto, ma nei toni e nei momenti giusti, con applausi per l’impegno (che deve contare più dell’errore) e tifo fino alla fine, anche se questa è decisamente un’utopia, ma sognare è bello e soprattutto non costa nulla.

Ma a parte questo piccolo excursus, quello che ci interessa davvero adesso è il campo, e questa stagione, che parte domani a Scandicci. E l’entusiasmo è alto, tornano i torpedoni, la voglia di andare a vedere l’Arezzo in trasferta (anche se andare in trasferta a Scandicci fa un po’ ridere). Resta il fatto che è comunque un inizio, e speriamo che questa atmosfera duri per tutta la stagione, per sfociare in quello che tutti vogliamo.

Un piccolo inciso per concludere: io sono a favore di quella vocina di cui si parlava qualche giorno fa, nel senso che è pur vero che può risultare sibillina e truffatrice, che quello delle vittorie con Frosinone e Siena è calcio d’agosto, che il campionato è lungo, giocare in campetti di D è complicato, ma per me anche quella vocina fa bene, è ristoratrice, una sorta di nettare degli Dei per noi assetati di calcio. Quindi viva la vocina! E forza Arezzo, da domani si fa sul serio. Anzi, alò Arezzo!

 

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scritto da: Daniele Turchini, 30/08/2013

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