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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
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Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
MONDO AMARANTO
Caterina, Sara, Marta e Sarah
NEWS

Gino Severini, un anno da presidente. "Questi panni pesano, ma il calcio è un'emozione"

Intervista a cuore aperto al massimo dirigente amaranto, dodici mesi dopo il suo insediamento al timone della società. L'iniziale ruolo di mediatore per conto di Img, la trattativa con Massetti, le difficoltà nei rapporti con l'amministrazione comunale, i soldi da spendere, l'amicizia con Martucci, lo Junior Camp, il futuro: una lunga chiacchierata alla periferia di Roma, dalla quale è venuto fuori che un paio di imprenditori hanno scelto di investire a Perugia invece che ad Arezzo e che gli obiettivi per il domani sono chiari. "Azionariato popolare, settore giovanile, sinergia con la città: il tempo dei paperoni è finito"



il presidente Gino Severini nel suo studio di via Canelli a RomaVia Canelli in zona Aurelia, a Roma. E’ qui che Gino Severini, per la prima volta, si è trovato sul tavolo la possibilità di acquistare l’Arezzo. E’ qui che riunisce gli altri soci del gruppo dirigente, che coordina gli incontri per definire strategie, linee guida, priorità e anche per appianare le divergenze. E’ qui, in poche parole, che fa il presidente. Se il cuore dell’Arezzo resta in viale Gramsci, possiamo dire che il cervello si è trasferito nell’immediata periferia della capitale. In via Canelli, va precisato, Severini ha anche lo studio professionale, con 23 persone alle sue dipendenze, quattro piani di uffici, una montagna di fascicoli pieni di carte, documenti, numeri e un via vai ininterrotto di clienti. Il Ragioniere, come lo chiamano da queste parti, ha la R maiuscola perché tutti lo conoscono, lo cercano e, probabilmente, gli debbono qualcosa. In termini di riconoscenza, ovvio. Per capire se uno è stimato, poi, basta andare al bar che frequenta. Lì di bugie non ne scappano. Vox populi, vox dei dicevano i latini: quel che dice la gente comune, è verità. E quando Severini compare davanti al bancone, è un fiorire di sorrisi. E battute calcistiche. La Lazio che vince, la Roma che perde, e l’Arezzo che fa?, dato che ormai lo sanno anche i sassi che, oltre ad essere il Ragioniere, è pure il presidente. Proprio in questi giorni ha spento la prima candelina amaranto e di elementi per tirare un bilancio ce ne sono a iosa. Ne abbiamo parlato davanti a due spremute d’arancia e due panini. Più che un’intervista è stata una chiacchierata, senza nemmeno prendere appunti.
Sono passati in fretta questi dodici mesi.
“Beh, insomma. Tanto in fretta non direi”.
Le pesano i panni del presidente?
“Abbastanza. Soprattutto perché dirigere l’Arezzo richiede responsabilità e un impegno costante. La piazza è esigente ed è giusto che sia così”.
Stress, tensioni, soldi da cacciare. C’è un rovescio della medaglia?
“Per fortuna sì. C’è il prestigio di guidare una società importante. E poi il calcio è fatto di emozioni. In un paio di circostanze, l’applauso dei tifosi mi ha tirato su di morale”.
Lei in ufficio ha incorniciato la foto dello striscione che venne esposto in curva contro il Todi, a febbraio. C’era scritto: una società che rispetta i suoi tifosi merita tutto il nostro rispetto. Fu un’emozione anche quella?
“Sì. In questo anno ad Arezzo ho sentito tanta gente lamentarsi del fatto che la vecchia società non aveva a cuore i tifosi. Io il calcio lo intendo in un altro modo. Vinceremo, perderemo, ma dobbiamo lavorare per la gente”.
Che però allo stadio non ci viene.
“E’ un mio cruccio. Capisco che la categoria è quella che è, che gli ultimi anni sono stati pesanti. Però mi piacerebbe contare duemila spettatori la domenica. Invece ce ne sono solo trecento, oltre gli abbonati”.
Arezzo è così. Bisogna fare i risultati prima.
“E mi sta bene. Ma come società cosa dobbiamo dare di più? Abbiamo costruito una squadra competitiva, siamo sempre stati attenti alle esigenze del pubblico, abbiamo lasciato prezzi popolarissimi per biglietti e abbonamenti. Io penso sempre allo stadio pieno: spero di vederlo almeno una volta entro la fine del campionato”.
Magari per la festa promozione.
“Magari”.
Un anno fa di questi tempi eravamo tutti in fibrillazione per scoprire chi ci fosse dietro la cordata di Roma. Com’è che si è messo al tavolo a trattare con Massetti?
“Per caso. Il primo contatto con Massetti l’ho avuto in qualità di mediatore”.
Per conto di chi?
“Dell’International Management Group, un gruppo industriale con sede a Panama. Doveva radicarsi in Toscana e il calcio poteva essere un volano importante”.
Perché si rivolsero a lei?
“Si rivolsero a Sandro Felletti, lui conosceva il rappresentante di questo gruppo. Vennero da me insieme a Walter Martucci, mi chiesero di dar loro una mano. Creammo il contatto con Massetti, ma dopo pochi giorni evaporò tutto. Non so perché, fatto sta che questi della Img rinunciarono”.
E poi?
“Sapevamo che c’era pure Paoloni in corsa. Facemmo una riunione, siamo tutti appassionati di calcio e quella di Arezzo era oggettivamente una bella opportunità. Così riparlai con Massetti e mettemmo in piedi una seconda trattativa, diversa e più concreta”.
Quanto durò?
“Un mesetto più o meno. Massetti fu correttissimo e anche molto onesto. Il 7 novembre venni a vedere Arezzo-Perugia, il 17 mettemmo le firme per l’acquisto del novanta per cento”.
la firma della convenzione per l'utilizzo dello stadioUna domanda un po’ banale forse. Cosa si aspettava di trovare in quel momento?
“La classifica era brutta, ma mi aspettavo un ambiente più appassionato. Di solito il calcio è così, riesce a catalizzare le attenzioni e gli interessi di tutti. Arezzo fa eccezione”.
Il riferimento è a chi?
“All’economia locale, alle istituzioni. In questo anno non ho mai avvertito la vicinanza vera di nessuno: solo chiacchiere, passi indietro e promesse. Fatti zero. Diciamo che è stata la disillusione più grande”.
Colpa sua?
“Non lo so, non credo. Sono andato personalmente a parlare con le associazioni di categoria, gli industriali e non per chiedere soldi, intendiamoci. Ho provato a coinvolgerli sotto forma di sponsorizzazioni, per esempio. Ho provato a trovare un modo per coprire quella bruttura della maratona con dei pannelli pubblicitari. Niente da fare”.
Ma che le dicono in questi casi?
“Purtroppo non possiamo. Me lo dicono anche in Comune”.
Purtroppo non possiamo.
“Esatto. Ma forse non vogliono. Non mi piace fare il piagnone, però il sindaco allo stadio l’ho visto una volta sola. E in campo non c’era l’Arezzo, c’era Zingaretti”.
Se il sindaco viene o meno, la sostanza dei problemi cambia poco.
“Non è vero. Il sindaco ha l’autorevolezza per smuovere le acque, per fare sistema, per creare un clima migliore intorno alla squadra, più produttivo per tutti. Basterebbe che lo volesse. Una cosa voglio aggiungere”.
Sì.
“Do atto all’assessore Donati di tenere nei nostri confronti un atteggiamento positivo. Abbiamo avuto delle incomprensioni, ma ci siamo chiariti. Ecco, lui ci sta mettendo impegno per venirci incontro”.
A proposito di sponsor. La Juniores è senza.
“Un imprenditore facoltoso della zona, quando ci siamo visti e parlati, ha detto che una sponsorizzazione potrebbe pure farla. In serie B, però”.
Quanto costa l’Arezzo?
“Quest’anno più di un milione di euro, a fronte di 300 mila euro scarsi di entrate”.
E gli altri dirigenti che dicono?
“Non è facile mettere tutti d’accordo. Soprattutto non è facile frugarsi in tasca, specialmente in questo periodo”.
Quindi paga solo Severini?
“Spero di no, significherebbe tradire i patti che facemmo un anno fa”.
Presidente, messa così sembra solo contro tutti.
“Beh, solo contro tutti è un’esagerazione. Ma io sono abituato a combattere: i miei genitori erano contadini, gente semplice che lavorava nei campi e non aveva ricchezze da spendere. Sono venuto via da Norcia che ero un ragazzino, mi sono dovuto barcamenare a Roma in mezzo a mille difficoltà. Ciò che sono riuscito a costruire nella professione, e mi riferisco a uno studio che dà lavoro a diverse famiglie, l’ho conquistato con le mie forze. Lottare non mi spaventa”.
Ma lei a calcio ha mai giocato?
“Come no? Facevo il centrocampista, ero anche bravo. Ricordo che venni a fare un provino per la Lazio quando ancora andavo a scuola. Mi presero, volevano farmi firmare il cartellino, ma quando lo dissi a mio padre, lui mi rispose che o studiavo o andavo a lavorare nei campi insieme a lui. E detti addio al pallone”.
Tornando al discorso economico. E’ vero che ha corteggiato un paio di imprenditori romani per farli entrare in società?
“E’ verissimo. Uno è proprietario del marchio d’abbigliamento Frankie Garage, l’altro opera nel settore dei supermercati. Li conosco, ho provato a convincerli perché sapevo che volevano entrare nel calcio. Ma puntavano a un club di professionisti e sono andati a Perugia”.
sotto la curva insieme a Massetti a salvezza conquistataBella fregatura.
“Quando dico che le amministrazioni comunali possono fare tanto, intendo anche questo. A Perugia c’è un sistema globale che funziona meglio del nostro”.
E con lo Junior Camp a che punto siamo?
“E’ una prospettiva interessante, forse l’unica che c’è in questo momento. Il dottor Umberto Zerbini è una persona seria, abbiamo parlato e parleremo ancora. Anche se prima ci sono dei dettagli da mettere a fuoco”.
Dentro la società o fuori?
“Dentro e fuori”.
Certo che una bella cittadella amaranto sarebbe una svolta importante.
“Altro che. Ci consentirebbe finalmente di programmare un settore giovanile vero, di dare un futuro alla società. In questo momento l’unica prospettiva che ho davanti è quella di spendere tanti soldi”.
Lei è amico di Perinetti, diesse del Siena. E Zerbini è amico di Perinetti. Può essere un vantaggio?
“Può essere. E’ una delle cose di cui bisogna parlare”
Al mercato quanti innesti dobbiamo aspettarci?
“Vediamo. Faremo una riunione con Martucci, Materazzi, lo staff tecnico e decideremo. Mi sembra superfluo ribadire che vogliamo vincerlo il campionato”.
Si fida di Martucci?
“Ciecamente. Glielo dico sempre a Walter: ormai fai parte del mio stato di famiglia”.
Perché vi conoscete da una vita.
“Da quando io ero presidente del Fiumicino e lui allenava i Giovanissimi. Un anno aveva fatto zero punti nelle prime cinque partite, voleva dare le dimissioni e andarsene. Lo convinsi a restare e di lì in avanti non perse più fino a maggio. Abbiamo lavorato insieme anche alla Global Soccer, gestendo un’attività di procuratori in Italia e all’estero. Walter è uno che vive di calcio, soprattutto è uno che ci sa fare coi giovani. Per noi è vitale”.
La scelta di mettere Bacis in panchina l’ha condivisa da subito?
“Sì, certamente. Mi sembra che Bacis si sia calato in fretta nel ruolo. Ha solo 32 anni, sarà pure inesperto, ma è bravo”.
Ripensando a quest’anno da presidente, quale partita le è rimasta nella mente?
“La vittoria a Piancastagnaio di gennaio. E quella con lo Sporting Terni, l’ultima di campionato, quando andai a salutare la curva. A me non piacciono le passerelle, non sono uno che ama mettersi in mostra. Ma quella domenica fu bellissima”.
C’è un giocatore al quale si è affezionato più degli altri?
“Ce ne sono tanti che stimo. Se devo fare dei nomi, dico Mencarelli e Bucchi. Michele era ai margini della squadra quando siamo arrivati, praticamente lo abbiamo scoperto noi e adesso è un punto di forza. Lorenzo sta confermando di essere un grande portiere, sprecato per questa categoria”.
Quali obiettivi si è prefissato per il futuro prossimo?
“Ce ne sono tre. L’azionariato popolare per esempio. Orgoglio Amaranto è dentro la società perché ci credo, non per convenienza. Proverò a pubblicizzare di nuovo l’idea del coinvolgimento della gente, sperando che finalmente faccia breccia”.
Poi?
“Altro obiettivo è il settore giovanile, che può diventare la risorsa più importante per la società”.
E il terzo?
“Una compattezza maggiore con la città, con l’amministrazione comunale, con l’imprenditoria. Soltanto così Arezzo può crescere. Il tempo dei paperoni che buttano milioni di euro nel calcio ormai è finito”.

scritto da: Andrea Avato, 29/11/2011





Gino Severini, un anno da presidente
COMMENTI degli utenti

Commento 1 - Inviato da: Arretium Amaranthus, il 29/11/2011 alle 11:36

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Forza Presidente.....la strada è quella giusto,se ad Arezzo ripartirà l'entusiasmo ci toglieremo grandissime soddisfazioni.Forza Arezzo.....SEMPRE!

Mi vergogno di essere Aretino e di essere rappresentato da un Sindaco che va allo stadio solo perchè c'è Zingaretti.....rispetto massimo per chi non ama il calcio ma ribrezzo per chi fa il finto interessato!!!Purtroppo i politici di oggi a tutti i livelli hanno cancellato la parola vergogna dal loro dizionario,non ho più parole....veramente.

Commento 2 - Inviato da: micio73, il 29/11/2011 alle 15:09

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Forza presidente!!!Io sto con te.....e con L'AREZZO!!

Commento 3 - Inviato da: il ferro, il 29/11/2011 alle 15:42

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alò presidente!! lotta col cuore e con la testa e riportaci intanto tra i professionisti. poi si vedrà. che l'entusiasmo cova sempre sotto la cenere come il fuoco!!! alò presidente! la parte"sana" di arezzo è con te!!! a dicembre mettici al sicuro e sputiamo su sta categoria di raccattati!!!

Commento 4 - Inviato da: classe69, il 29/11/2011 alle 21:09

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Molti infatti pensano che nel calcio ci vogliono Presidenti coglioni che cacciano soldi per far divertire gli altri.....L'arezzo è di Arezzo è una PRIORITA' che va tutelata!!!! Sveglia giunta...e smettete di guardare la serieA!!!!!