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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
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Jacopo e Giulio davanti al Partenone di Atene
NEWS

Severini uomo di calcio, una tendenza molto romana, la solitudine di chi fa e gli amici su cui non si potrà contare

Il presidente dell'Arezzo, a differenza dei suoi predecessori, è sempre vissuto nel mondo del pallone. E questo è un bene. Infatti all'esterno la società appare solida e compatta. Ma da noi non ci sono Ministeri né Regioni e chi lavora deve farlo senza appoggi istituzionali. Quando arriveranno i risultati, però, si faranno vivi in tanti. Da liquidare con un sorriso sornione



Gino Severini, presidente dell'Arezzo dal novembre 2010Leggendo la notizia del fallimento della vecchia società, mi sono reso conto di quanti fiumi di inchiostro ho versato in questi anni su Piero Mancini e, proseguendo la riflessione, anche sul bel po' che ho scritto su Marco Massetti, soprattutto riportato alla sua breve presidenza. Niente, invece, ho per ora dedicato all'attuale presidente amaranto Gino Severini, e quindi lo faccio oggi partendo dalla lunga intervista pubblicata su questo sito e sul Nuovo Corriere Aretino, con colonna sonora una formidabile “Presidance” di Elio e Raffaella Carrà. La prima cosa da dire su Severini è che, a differenza dei suoi predecessori, è un uomo di calcio. Questo non significa che viva di calcio, anzi il suo studio commerciale descritto da Andrea Avato è vivo e vitale più che mai, ma che è nel calcio standoci dentro con entrambi i piedi, condividendo con i suoi collaboratori, anche dello staff tecnico, valutazioni su calciatori e prestazioni. Questo è un bene, senza alcun dubbio, soprattutto se, come è accaduto fino ad ora, confronti e valutazioni si fanno nel chiuso delle stanze, anche con eventuali divergenze, ma trasmettendo all'esterno una sensazione di compattezza e di unità di intenti che è fondamentale nel raggiungere l'obiettivo. L'altra cosa che c'è da dire è che siamo di fronte ad una persona che opera, e comunica, con grande realismo, senza aprire libri dei sogni che a volte, nel calcio e non solo, aprono il cuore alla speranza ma, così facendo, senza dare spazio neanche alle delusioni. Non c'è dubbio, però, che dal suo arrivo ad oggi i risultati parlino chiaro: una salvezza tranquilla partendo da un ultimo posto che sembrava una maledizione e un campionato ambizioso, con un attuale secondo posto che ha, direbbero le agenzie di rating, prospettive di miglioramento. Nonostante questo Severini non vende fumo, non si gonfia il petto e prosegue nella sua navigazione nella quale ha punti fermi importanti quali la collaborazione con i tifosi e la voglia di coinvolgere la città, ma un orizzonte che ancora, visto dal di fuori, non si riesce a capire fino in fondo. Spesso, infatti, si sente ripetere in giro la domanda “ma questi dove vogliono andare a parare?”, senza pensare che magari gestire una società di calcio, da uomini di calcio, è già di per sé un obiettivo e che non è necessario pensare per forza a cittadelle o interessi di altro tipo. Un disastro, invece, le relazioni, per così dire, istituzionali: con il Comune è stata una guerra pressoché continua, ed anche con le associazioni di categoria non è che si sia costruito un gran che. Devo dire che questo appoggiarsi alla pubblica amministrazione è, sia detto senza alcun intento offensivo, molto “romano”. Leggendo, infatti, le pagine di Roma della Gazzetta dello Sport, in particolare la terza dedicata agli sport minori, ci si accorge di questo costume: la pallavolo vuole qualcosa dal Comune, il Rugby dalla Regione, il nuoto dal Ministero, il pattinaggio dalla Provincia, e via discorrendo. Ad Arezzo, però, non ci sono Ministeri, e neanche la Regione: c'è un Sindaco che non viene allo stadio, e in questo Severini ha ragione, ma c'è anche un contesto nel quale spesso e volentieri chi fa qualcosa rimane da solo. Doveva chiederlo a Massetti, durante la trattativa di un anno fa: aveva messo soldi e buona volontà e si era ritrovato abbandonato e, per di più, anche sbeffeggiato da una parte della stampa. Vada avanti per la sua strada, quindi, e per ora non chieda compagnia. Quando avrà vinto, e cioè speriamo presto, gli amici arriveranno e lui, con il suo sorriso sornione, gli porgerà la mano e gli darà il benvenuto, sapendo benissimo che su quelli non ci si può contare.

scritto da: Luca Caneschi, 30/11/2011





COMMENTI degli utenti

Commento 1 - Inviato da: Andrea Avato, il 01/12/2011 alle 09:55

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Alla fine, cercando di estremizzare e di sintetizzare, per prima cosa bisogna fare i risultati. Cioè vincere il campionato. Allora un po' d'interesse intorno alla squadra tornerebbe. Si rivedrebbe un po' di gente allo stadio. Magari il sistema si rimetterebbe in moto. Fino a quel giorno Severini dovrà combattere da solo, sperando che almeno dentro la società trovi aiuto e sostegno.

Commento 2 - Inviato da: taxiamaranto, il 02/12/2011 alle 13:18

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Presidente facci esaltare......a maggio.