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L'area archeologica del Pionta

Il Pionta è una piccola collina situata a sud-ovest del centro di Arezzo, oggi soffocata da una urbanizzazione selvaggia che nel Dopoguerra l’ha lentamente avvinghiata. Fortunatamente la sua parte sommitale è ancora un importante polmone verde, sottoposto a una larga frequentazione da tempo immemore. 



L'area archeologica dove sono anche i resti della cattedrale di Santa Maria e Santo StefanoIl Pionta è una piccola collina situata a sud-ovest del centro di Arezzo, oggi soffocata da una urbanizzazione selvaggia che nel Dopoguerra l’ha lentamente avvinghiata.

Fortunatamente la sua parte sommitale è ancora un importante polmone verde, sottoposto a una larga frequentazione da tempo immemore.

Dalla fase tardo-etrusca sono giunti a noi oggetti legati a un’area di culto, tra i quali un bronzetto di atleta, delle terrecotte architettoniche, nonché frammenti di ceramica etrusca e ossa umane facenti parte di una necropoli.

Anche per il periodo romano sono state ritrovate testimonianze da riferire a un sepolcreto, come alcune iscrizioni funerarie.

Per la tradizione, nel 362 d.C. il secondo vescovo aretino Donato fu martirizzato e, in suo onore, il successore Gelasio fece seppellire le spoglie del futuro santo proprio al Pionta, realizzando anche un piccolo oratorio. Leggenda o verità, da quel momento la collina assunse un ruolo primario per la storia di Arezzo per oltre otto secoli.

Proseguì l’utilizzo della zona come necropoli, e gli scavi archeologici documentano la presenza di almeno cinque tipi diversi di tombe, collocabili tra il IV e il VII secolo. In una, in particolare, fu scoperto un ricco corredo con gioielli d’oro.

All’VIII secolo risalgono i primi documenti che attestano l’esistenza di una sede episcopale dedicata a San Donato e di una scuola per sacerdoti, mentre nel 939 si parla esplicitamente di “canonica” intitolata a Santa Maria, Santo Stefano e San Donato.

Il Medioevo è indiscutibilmente l’epoca più gloriosa della cittadella vescovile del Pionta e coincide soprattutto con la presenza di tre vescovi, tra il 986 e il 1036.

Il primo, Elemperto, riorganizzò il complesso e fece restaurare la Cattedrale altomedievale di Santa Maria e Santo Stefano, affidando i lavori al grande architetto aretino Maginardo.

Il successore, Adalberto, a partire dal 1014 fece edificare un secondo Duomo, da affiancare al primo, a pianta centrale e di forma ottagonale, dedicato a San Donato. Il progetto fu ancora affidato a Maginardo, che venne inviato a Ravenna a studiare l’architettura di San Vitale.

Dal 1023, con Teodaldo, il maestoso tempio fu portato a compimento e nel 1032 si ebbero i festeggiamenti per la sua consacrazione. Non è da escludere che nell’organizzazione dell’evento ci fosse stata la mano di un “certo” monaco di nome Guido che in quel periodo, proprio al Pionta, stava cambiando per sempre la storia della musica. Teodaldo promosse anche la costruzione di una nuova sede vescovile.

L'oratorio di Santo Stefano, che accoglie molti reperti del PiontaDal 1052 i vescovi aretini acquistarono il titolo di “conti”, legittimando un’influenza politica già forte. L’ascesa del libero Comune portò ai primi attriti e nel 1111 venne chiesto al capo della Chiesa di entrare in città, dove il suo potere poteva essere meglio controllato.

Nel 1129, durante un’insurrezione, gli aretini abbatterono parzialmente la cinta che attorniava la cittadella. Nel 1170 si arrivò al compromesso grazie al quale per alcuni mesi all’anno il vescovo doveva risiedere in città e, come sede, venne scelto un edificio in prossimità della Pieve di Santa Maria Assunta.

Nel 1203, papa Innocenzo III ordinò il trasferimento definitivo dentro la cerchia muraria di Arezzo. Tra il Duecento e il Cinquecento il complesso del Pionta visse così una lenta e inesorabile decadenza, anche se gli aretini continuarono lo stesso a rimanere affezionati alla loro vecchia Cattedrale di San Donato, come dimostrano artisti del calibro di Taddeo Gaddi, Spinello Aretino e Bartolomeo della Gatta che, secondo il Vasari, proseguirono nell’arricchimento di un luogo che doveva presentarsi magnificamente adornato.

Il 1561 segnò l’anno funesto per la storia del “Duomo vecchio” perché, con lo scopo mascherato di infliggere un duro colpo alla gloriosa memoria dei bellicosi sudditi aretini, Cosimo I dei Medici ordinò la demolizione di tutta la cittadella vescovile, considerata un potenziale pericolo perché vi si potevano accampare gli eserciti nemici.

Nonostante gli appelli supplichevoli del popolo, lo smantellamento andò a buon fine, arrecando un danno immane alla storia aretina e all’arte universale.

Nello stesso luogo il vescovo Usimbardi fece costruire, nel 1610, un oratorio dedicato a Santo Stefano, dove oggi sono raccolti splendidi reperti. I più importanti sono la serie di iscrizioni e i frammenti dei mosaici pavimentali, rinvenuti durante le campagne di scavo eseguite nel secolo scorso, che hanno riportato alla luce le rovine della Cattedrale di Santa Maria e Santo Stefano.

Altre testimonianze sono custodite nel Museo Archeologico “Gaio Cilnio Mecenate”, che al Pionta dedica una delle sue sale.

Le indagini stanno proseguendo in questi anni, curate dalla Facoltà di Lettere e Filosofia di Arezzo, con l’obiettivo di ritrovare i resti del tempio di San Donato e fornire una migliore lettura storica e stratigrafica del sito.

Per approfondire: Arezzo: il Pionta. Fonti e materiali dall’età classica all’età moderna (a cura di Caterina Tristano e Alessandra Molinari, L.P. Grafiche 2005)



scritto da: Marco Botti, 11/01/2008