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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
MONDO AMARANTO
Alex, Walter e Massi nell'arena di Siviglia
NEWS

Ciao Coppa, ''siamo a posto così'', l'Arezzo che arriva dopo. E gli altri fanno festa

Nessuno pensava di scendere in Campania e maramaldeggiare, ma ci si aspettava un atteggiamento più arrembante che invece non si è visto. Così la qualificazione alla finale, già compromessa dopo lo 0-2 dell'andata, è sfumata definitivamente. E se i calciatori hanno la loro fetta di responsabilità, vengono al pettine tutti i nodi di una gestione tecnica lacunosa che pone la società di fronte a un bivio: cambiare struttura per migliorare le cose o andare avanti così, mettendo la testa sotto la sabbia e prendendosela solo con l'ambiente e i giornalisti



Candrina del Pomigliano esulta per la qualificazione1. E anche la Coppa è andata. Dopo il 2-0 del Comunale, nessuno pensava di scendere giù in Campania a fare il maramaldo, ribaltando il risultato con facilità. Ma c’era la speranza che si tentasse il tutto per tutto, che si giocasse alla garibaldina, rischiando magari di prendere le imbucate in contropiede ma attaccando a testa bassa e bombardando la porta granata. Il campo ha dato un altro responso: zero occasioni in 99 minuti di partita, con gli altri a fare festa. E questo è un tantino irritante.

2. Dei 99 minuti totali con la palla in gioco, comunque, ne possiamo considerare all’incirca la metà di tempo effettivo. Tra sceneggiate varie, palloni spariti, finti svenimenti, espulsioni, litigi tra panchine, barellieri cacciati e altre amenità, Viotti ha dovuto fischiare più di un vigile urbano nel traffico di Napoli. Ma si sapeva, niente di nuovo.

3. Con Invernizzi ko ed Essoussi squalificato, Chiappini si è ritrovato senza un attaccante centrale. E su questo c’è poco da ragionare: la prima punta non s’inventa, specie contro avversari rintanati dentro l’area. Semmai il ragionamento va fatto a monte: quando Invernizzi si è rotto, a Narni, era il 26 gennaio. Il mercato stava agli sgoccioli, l’Arezzo poteva tesserare solo uno svincolato dai dilettanti. Ma non ha tesserato nessuno. ‘’Perché tanto siamo a posto così’’ e ‘’se dobbiamo prendere uno tanto per prenderlo, non lo prendiamo’’. Invece uno anche scarso ma centravanti vero avrebbe fatto non comodo, di più. Solo che all’Arezzo si accorgono delle cose sempre dopo. Parecchio dopo.

4. Per esempio. Il vero capolavoro dell’inerzia e della passività è stata la gestione della cosa tecnica. Mezzanotti, lo abbiamo detto mille volte, ha una bella fetta di responsabilità sulla brutta piega che ha preso ormai la stagione. Ma non è che si confermava in panchina da solo. Anzi, a un certo punto, esausto ed esasperato pure lui, arrivò a rimettere il mandato. Successe al termine della gara col Sansepolcro. E Ferretti (con De Martino) lo confermò lo stesso. Roba da chiodi. Dopo aver mandato a galline il campionato ingoiando passivamente il corso degli eventi, con la piazza su tutte le furie e la squadra col morale sotto i tacchi, la dirigenza aspettò finanche che venisse compromessa la semifinale con il Pomigliano. A quel punto, vivaddio, si cambiò. Oggi, 6 marzo, l’Arezzo è staccatissimo dalla Pistoiese, dietro al Foligno e fuori dalla Coppa Italia. Applausi.

5. Coppa Italia che, per inciso, si era trasformata nell’obiettivo più importante dell’annata. Vincerla avrebbe significato entrare in scena nei play-off dalle semifinali. Due vittorie e l’Arezzo sarebbe stata ufficialmente la prima società da ripescare in Lega Pro (se mai i ripescaggi ci saranno). Adesso gli amaranto andranno dentro i play-off dagli ottavi (18 maggio), ma solo perché il Gozzano finirà quasi certamente ai play-out, liberando il posto alla peggior semifinalista di Coppa che è per l’appunto l’Arezzo. Ciò significa che nei prossimi due mesi si giocherà solo per la gloria. Sai che divertimento.

 

Idromela sanguinante dopo un calcio al volto6. Nessuno può togliere ai calciatori una grossa parte di demeriti per certi risultati. In campo vanno loro, sono loro che orientano i giudizi. E di sicuro potevano fare meglio e di più. Se Dierna si fa cacciare come un pivello, Quadrini passeggia ed Essoussi non la butta dentro da quel dì (tre nomi citati a mo’ d’esempio), tutto il resto è veramente noia.

7. Poi però uno va a vedere e si accorge che Rascaroli stava facendo benissimo da mezz’ala e l’hanno scaraventato a fare il terzino. Prima giocava bene, ora gioca male. A Idromela quest’anno gli han fatto assaggiare il campo con il contagocce e ieri, nella partita più importante, lo mettono dentro da titolare a fare il trequartista, ruolo in cui non l’ha beccata mai. Disanto, che da esterno ha tirato fuori ottime cose, deve cimentarsi da attaccante puro. Un po’ è necessità, un po’ sono scelte. L’Arezzo adesso avrebbe bisogno di punti fermi, invece ogni partita cambiano sei undicesimi di formazione e cambiano pure troppi ruoli. In questo tourbillon è impossibile trovare la giusta via.

8. Che poi per carità, Chiappini è arrivato adesso e la rosa non la conosceva. Sotto un certo profilo ha anche il diritto di provare e sperimentare. E con due mesi davanti in cui l’unico obiettivo è salvare l’amor proprio, avrà modo di elaborare il suo calcio con più tranquillità.

9. Ovviamente la società, sempre molto solerte quando c’è da puntare il dito contro l’ambiente (cioè i tifosi, quei tifosi che hanno comprato 1.535 abbonamenti) e contro i giornalisti (che sono i veri responsabili di quest’annata straziante), mette la testa sotto la sabbia quando c’è da battersi il petto. A Secondigliano c’erano il direttore generale e il vicepresidente. Diomede, dopo essersi preso secchiate di fango sul piazzale dello stadio nonché in diretta tivù sulla Rai, adesso la faccia non ce la mette più, anche perché si è capito che non è lui a decidere e a tutto c’è un limite, anche allo spirito di servizio. E De Martino, cioè colui che non voleva cambiare Mezzanotti, che si è fatto consigliare Chiappini da Zavaglia, che non manda più i calciatori in sala stampa (perché han bisogno di serenità…), che tutto dispone e tutto fa, che è l’ombra di Ferretti, a recitare il ‘’mea culpa’’ non ci è mai venuto, figurarsi se veniva ieri. Semmai il presidente adesso deve fare il decisionista per davvero: che si fa, si va avanti così senza conoscere le sfumature del calcio, in balia dei risultati, buttando soldi per non vincere niente, affidandosi agli amici e inventandosi i nemici cui far venire la bava alla bocca (cit.) o finalmente si dà all’Arezzo una struttura vera? Si attendono risposte.

 

scritto da: Andrea Avato, 06/03/2014





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