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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

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Quell'Arezzo bistrattato dai giudici. Mancini chiede dieci milioni di danni: troppo pochi

Le motivazioni delle sentenze d'appello al processo penale di Napoli confermano la clamorosa inconsistenza delle prove a carico del club amaranto. Eppure nel 2006 i punti di penalizzazione a causa dell'illecito presunto contro la Salernitana furono 6. E costarono la retrocessione in Lega Pro



uno striscione dei tifosi dell'Arezzo appeso a Milano davanti alla sede della Lega CalcioQuando Piero Mancini sostiene che la Federcalcio dovrebbe risarcirlo con dieci milioni di euro, non dice una fesseria. Al netto della rabbia accumulata negli anni, della retrocessione del 2007, del fallimento della società e di tutto ciò che è venuto dopo, c'è una considerazione inoppugnabile alla base del ragionamento: le sentenze di Calciopoli tartassarono l'Arezzo ben al di là del limite. 

Ormai non c'è più molto da cavillare: l'illecito presunto, l'inversione dell'onere della prova, la strampalata esasperazione della responsabilità oggettiva, sono arrampicamenti sugli specchi. Il fatto è che nel clima forcaiolo e giustizialista del 2006, a nessuno venne in mente che l'Arezzo era finito nel calderone tirato per la coda. A nessuno tranne che a Mancini e a quelli che seguivano gli amaranto, considerati però troppo di parte per esprimere opinioni assennate e degne di attenzione.

Il tempo, però, solitamente è galantuomo. Così, mentre il -6 dell'Arezzo finiva quasi nel dimenticatoio, a Napoli si celebrava un processo penale seguitissimo solo per le polemiche Juve-Inter e per le lagnanze di Milan, Lazio e Fiorentina. Invece il vero colpo di scena si ebbe quando i legali della Federcalcio, di fronte all'evidenza, ammisero che la famigerata partita con la Salernitana (quella di Titomanlio guardalinee del gol vittoria di Spinesi) fu assolutamente regolare. Un dietrofront inatteso e tardivo, cui seguirono le sacrosante lamentele di Mancini e una petizione di Orgoglio Amaranto, che raccolse centinaia di firme, comprese quelle di sindaco, giunta e consiglieri comunali, poi spedite in segno di protesta a via Allegri, presso la sede della Figc. Ma non è mai giunta risposta.

Adesso sono state pubblicate le motivazioni delle sentenze d'appello del processo napoletano di Calciopoli. Il quadro è sconfortante. Come noto, non ci sono tesserati dell'Arezzo coinvolti, non ci sono dirigenti intercettati, non c'è nessuno riconducibile alla società beccato con le mani nella marmellata. Solo telefonate (pag. 180, 181 e 182) fra gente estranea che però, per i giudici, sono bastate a configurare la condotta fraudolenta di Titomanlio e, di conseguenza, l'illecito sportivo dell'Arezzo. Il tutto per un paio di punizioni sbandierate dal guardalinee a pochi passi dal fallo laterale. 

Piero Mancini chiede dieci milioni di risarcimento. Troppo pochi.

 

scritto da: Andrea Avato, 25/03/2014





L'Arezzo, Calciopoli e il risarcimento danni

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