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Danilo Pagni, un self made man ad Arezzo. Parole d'ordine: scouting e programmazione

Il neo direttore generale amaranto ha solo 39 anni (compiuti da pochi giorni) ma ha già macinato esperienze e risultati. Dagli inizi al Vittoria all'ascesa del Gallipoli di Barba, dalla serie D vinta a Salerno all'attività di talent scout con il Chievo: breve sunto di una carriera intensa, con tante soddisfazioni, giocatori lanciati tra i prof, un'auto bruciata e un paio di squalifiche. Adesso l'ultima sfida: rifondare l'Arezzo



Danilo Pagni, 39 anni, direttore generale dell'ArezzoDanilo Pagni ha preso il diploma a Coverciano con una tesi dal titolo affascinante: "self made man - da operatore di mercato a dirigente di società". Il neo direttore generale amaranto è uno che si è fatto da solo e che a 39 anni (compiuti quattro giorni fa) ha già l'esperienza per reggere l'urto di una piazza come Arezzo. Dopo aver lavorato a Gallipoli, Sorrento, Taranto e Salerno, Pagni non dirà mai che qua l'ambiente gli mette pressione. E' un passo avanti mica da ridere, dopo una stagione (questa agli sgoccioli) in cui troppo spesso ci si è rifugiati dietro l'alibi di un pubblico pretenzioso all'eccesso.

Di buono Pagni ha una conoscenza vasta della categoria e dei meandri di mercato. La serie D l'ha vinta a Salerno appena due stagioni fa, quando coabitava con il direttore sportivo Carlo Susini. Ma la campagna acquisti e cessioni, da un punto di vista di conoscenze e di giocatori, è il problema minore. Con Zavaglia dietro le quinte, e la necessità di fare bella figura a prescindere che l'anno prossimo sia Lega Pro o ancora Lnd, ad Arezzo è presumibile che non arriveranno bidoni né false promesse. Poi il calcio è strano, si sa, ma il nuovo organigramma sembra avere l'antidoto alle fregature.

A Pagni, che ha voluto un contratto biennale per lavorare sul breve e sul medio termine, non mancheranno le cose da fare. Per esempio. In questi anni d'intensa attività professionale, ha trovato il modo di scrivere e pubblicare una dispensa dal titolo ''modus operandi dello scouting nazionale e vademecum dell'osservatore calcistico''. In pratica ha messo nero su bianco i trucchi da conoscere per scovare talenti in erba in giro per l'Italia. Non a caso Pagni nel curriculum ha anche un'esperienza da capo osservatori del Chievo per il centro sud. A uno così, che i giocatori vuole conoscerli prima di prenderli e non il contrario, non sfuggirà il fatto che l'Arezzo, sotto questo aspetto, è completamente da rifondare. Anzi, da fondare, visto che un'attività del genere ad oggi la svolge solo Francesco Sanna, il quale la domenica se ne va a visionare gli avversari della settimana successiva.

Pagni, di recente, è stato anche relatore al corso di formazione della Rete Osservatori Italiani. Lì ha spiegato come deve interagire un capo scouting con i collaboratori, come approvvigionarsi di dati, quale tipo di tecnica e metodo usare per ottenere dati e incrociare relazioni. Tutte mansioni che da noi sono state trascurate e che invece servono come il pane anche per risparmiare soldi. Qualche anno addietro, ma il concetto è sempre attuale, Pagni sosteneva che ''è facile gestire un budget elevato, più complicato è pescare giovani bravi, adeguati alla causa, ad un costo basso. Qui si vede chi ha competenze e capacità''. Se riuscirà a dimostrarle ad Arezzo, gliene sarà grato Ferretti ma anche la tifoseria affamata di successi.

 

Pagni a Salerno con Mezzaroma e LotitoMolto chiaro il pensiero del Dg sul rapporto dirigenza-allenatore: ''una società deve dettare le linee guida a cui ogni tecnico deve uniformarsi. Il mister è chiamato solo a gestire i giocatori che gli vengono affidati dopo un ovvio confronto. Diversamente non funziona''. Parole di qualche tempo fa, dunque il riferimento a ciò che è accaduto tra l'Arezzo e Mezzanotti è soltanto una coincidenza. Ma va da sé che obbligare un allenatore a fare pure il manager, in assenza del contorno giusto, è quasi sempre una forzatura.

Pagni ha vinto campionati con il Vittoria in Sicilia, con il Gallipoli in Puglia e con la Salernitana in Campania. Nel 2006 segnalò Ciro Immobile all'Inter, che non lo prese e se lo fece soffiare dalla Juve. Tra i suoi colpi più eclatanti ama citare Caserta e Zanon, portati dai dilettanti ai professionisti a parametro zero. 

A Gallipoli ha lavorato a stretto contatto con il presidente nonché senatore Barba, a Taranto con il vulcanico Blasi, a Salerno con Mezzaroma e Lotito (con il quale Ferretti ha un rapporto di concorrenza diretta in ambito professionale). Come ogni uomo di calcio attivo sul campo, Pagni ha avuto pure qualche disavventura. In Puglia, in un periodo di crisi della squadra, i tifosi gli bruciarono la macchina. A marzo di un anno fa la Disciplinare gli ha inflitto sei mesi di inibizione e 10mila euro di ammenda per una vicenda di mercato relativa al passaggio dell'attaccante Di Gennaro dalla Lucchese al suo Gallipoli. Nel 2011 invece Pagni patteggiò tre mesi di squalifica per un'omessa denuncia: l'ex presidente del Potenza, Giuseppe Postiglione, gli aveva proposto di aggiustare una partita e l'allora direttore sportivo del Gallipoli aveva rifiutato, senza però informare la Procura Federale.

Ad Arezzo, in sostanza, arriva uno che non ha ancora quarant'anni ma che ha macinato esperienze e risultati. Cinque anni dopo Franco Ceravolo, un altro calabrese sbarca al Comunale. Quella volta, nell'estate del 2009, Piero Mancini disse che "Ceravolo all'Arezzo è come aver portato Marchionne alla Cometi". Visto come andò a finire dodici mesi dopo, con il quinquennale da 200mila euro l'anno finito in malora e la diatriba economica approdata in tribunale, stavolta sarà meglio stare cauti e volare bassi. Ma Pagni ha una grande opportunità: ricostruire, programmare e strutturare. Se vince, avrà fatto bingo. E l'Arezzo con lui.

 

scritto da: Andrea Avato, 08/04/2014





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