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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

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Trestina4 set15Pianese
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Chi dopo Abete? Il nuovo o Tavecchio? L'Arezzo osserva sperando nel ripescaggio

La partita per eleggere il nuovo presidente della Figc è apertissima e il papabile numero uno è il capo della Lnd. Per alcuni sarebbe il modo migliore per far salire più squadre dilettanti in Lega Pro, per altri accadrebbe il contrario. Per adesso si è scatenata una forte campagna di stampa contro una colonna della Federazione che non sembra impersonare il prototipo del rinnovamento



Carlo Tavecchio, presidente della LndSuo malgrado, anche l'Arezzo sta facendo da spettatore interessato al balletto di nomi per la presidenza della Figc. Abete, contestato lo scorso 18 aprile al suo arrivo allo stadio, si è dimesso. E i tifosi amaranto non ne sono rimasti dispiaciuti, anzi. Cabrini, allenatore dell'Arezzo una quindicina d'anni fa, potrebbe prendere il posto di Prandelli. E sarebbe la prima volta che uno transitato sulla panchina del Comunale va a sedersi su quella azzurra. Infine c'è Tavecchio, presidente della Lnd considerato il papabile numero uno per succedere ad Abete. Il che secondo alcuni favorirebbe i ripescaggi delle squadre di serie D in Lega Pro, mentre secondo altri accadrebbe l'esatto contrario.

Di sicuro c'è che Tavecchio, con quel cognome, non pare il prototipo del cambiamento. O, come si dice oggi, della rottamazione. Anzi, le parole al miele spese per Abete nell'ultimo Consiglio Federale lasciano intendere che se il capo del calcio diventerà lui, le cose non subiranno chissà quale rivoluzione.

Per adesso comunque si segnalano alcuni articoli al vetriolo comparsi sulla carta stampata e sul web. La Repubblica, per esempio, per mano di Lorenzo Tondo, ha scritto: ''chi è Carlo Tavecchio? Chi è l’ex sindaco DC che ha trasformato il calcio dei dilettanti in una gigantesca miniera di voti? Chi è il ragioniere di Ponte Lambro, classe 1943, sul conto del quale in questi giorni è stata rispolverata un’interrogazione parlamentare del senatore Emidio De Paoli che ricordava una lunga sfilza di guai giudiziari? Condanne per falsità sui titoli di credito, abuso di ufficio, evasione di imposta: ombre di un passato che nei giorni della candidatura alla guida della FIGC diventano buio. Eppure, nei corridoi della Federcalcio, i colletti bianchi del pallone lo vogliono numero uno: lui che dal 1999 presiede la Lega Nazionale Dilettanti (LND). Fu proprio Tavecchio a trasformare per sé e per i colleghi i gettoni di presenza in veri e propri stipendi. E fu lui a inventarsi l’ufficio marketing, aprendo le porte ad aziende come Enel e Banca Intesa. Uomo di calcio, Tavecchio. Ma soprattutto uomo d’affari. Uno che in tempi di crisi ha capito come restare con i piedi per terra, anzi nell’erba, meglio se omologata. E’ lì, sui manti erbosi degli stadi, che si gioca la sua carriera, lì ha coltivato gli interessi del calcio e di una stretta cerchia di manager. Tutti con un posto d’onore alla grande tavola rotonda della sua Lega''.

Tavecchio ha replicato che non ha precedenti penali e non ha ombre, nemmeno nell'ambito della sua coscienza.

 

Anche Emiliano Liuzzi, sul Fatto Quotidiano, ha usato la sciabola: ''Tavecchio è stato processato e condannato cinque volte: condanna a 4 mesi di reclusione nel 1970 per falsità in titolo di credito continuato in concorso, 2 mesi e 28 giorni di reclusione nel 1994 per evasione fiscale e dell’Iva, 3 mesi di reclusione nel 1996 per omissione di versamento di ritenute previdenziali e assicurative, 3 mesi di reclusione nel 1998 per omissione o falsità in denunce obbligatorie, 3 mesi di reclusione nel 1998 per abuso d’ufficio per violazione delle norme anti-inquinamento, più multe complessive per oltre 7.000 euro''.

Pure a lui Tavecchio ha risposto a stretto giro di posta, ricordando che molti dei fatti contestati risalgono dai 25 ai 50 anni fa e che il presidente della Lnd, per molti di quegli episodi, ha goduto anche della riablitazione. 

 

Ma c'è anche chi è andato un po' più in là con l'analisi, come Stefano Olivari sul Guerin Sportivo. ''Il solo fatto che agli addetti ai lavori prendano sul serio la candidatura di Carlo Tavecchio a presidente della FIGC fa pensare che il calcio italiano sia avviato verso un precipizio senza fine. Non per l’età di Tavecchio (71 anni), presidente dei Dilettanti (dei finti dilettanti, sarebbe meglio dire) e del suo alleato Macalli (77 anni), presidente della ridimensionata LegaPro, ma perché due entità senza senso finanziario, sportivo e sociale hanno messe insieme quel 51% dei voti che all’assemblea dell’11 agosto potrebbero dalla terza votazione in poi far eleggere un successore di Abete meno presentabile di Abete stesso. Il quale ufficialmente non si è dimesso per essere stato il vice di Carraro durante Calciopoli, per le varie Scommessopoli, per la situazione tragica del calcio giovanile in Italia, come sarebbe stato doveroso, ma perché Prandelli ha sbagliato due partite''.

Una tesi, quella di Olivari, che dalle nostre parti sarebbe in larga maggioranza.

 

scritto da: Andrea Avato, 07/07/2014





Tavecchio sulla possibile successione ad Abete

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