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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
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NEWS

L'Arezzo visto dalla Germania. Meriti, applausi, fallimenti e il carro dei ripescati

La concitazione in attesa del ripescaggio in serie C, l'amarezza per una società che da anni vive alla giornata, le mancanze della dirigenza e la strada da percorrere per sfruttare l'occasione del salto di categoria: ecco la riflessione approfondita di un tifoso amaranto emigrato all'estero per lavoro e che ha dovuto rinunciare con sofferenza alle domeniche allo stadio



un'immagine della curva sud di qualche anno faRiportiamo su Amaranto Magazine un articolo firmato da Daniele Magnani, che molti ricorderanno come moderatore del sito botoliringhiosi.it qualche anno fa. E' un testo che Daniele, oggi trasferitosi in Germania per lavoro, ha scritto per il suo blog e che meritava visibilità, oltre che consenso per i concetti che esprime

 

Al netto degli affetti, la rinuncia piú grande quando me ne sono andato da Arezzo è stata quella alla domenica allo stadio per seguire l’Arezzo Calcio. Una rinuncia che ancora oggi, dopo piú di cinque anni dalla mia partenza, ha il suo peso nella bilancia tra i vantaggi e gli svantaggi dell’emigrazione. Va da sé che le sorti della squadra della mia cittá mi stanno ancora molto a cuore.

In questi giorni l’Arezzo e i suoi tifosi vivono momenti estremamente concitati. La storia recente è per niente bella: siamo già a quattro anni d’inferno in serie D, preceduti da due anni di purgatorio in C1 e da una amarissima retrocessione dalla serie B, retrocessione dovuta ad una penalizzazione che – tra l’altro – è stata successivamente riconosciuta come immotivata.

L’attualitá parla di una squadra prossima al ripescaggio in quella che un tempo era la serie C1, un palcoscenico sicuramente piú adeguato alla storia dell’Arezzo, anche se non ancora all’altezza delle aspirazioni dei tifosi. Ebbene pare, e ripeto “pare”, che sia quasi fatta, e che manchi solo l’ufficialitá del ripescaggio. Ma un ripescaggio da solo basta a far tornare in vita il calcio – il buon calcio – ad Arezzo? Io credo di no.

Da tempo immemorabile ormai l’Arezzo è una societá che vive alla giornata. Cartina al tornasole di questa situazione è che l’ultimo allenatore che ha seduto sulla panchina amaranto per piú stagioni è stato Serse Cosmi, dal 1995 al 2000. Da quel momento in poi nessun allenatore ha retto per piú di una stagione, con un numero di cambi continuo e impressionante che ha ormai raggiunto la trentina in quattordici anni. E non va meglio dal punto di vista dirigenziale: a tenere in mano le redini della societá di viale Gramsci si sono alternati decine tra AD, DG, DS e perfino improvvisati DT. Il tutto condito dall’alternarsi di cinque presidenze, tutte soltanto capaci – per motivi diversi – di vivere di progetti di corto o cortissimo respiro.

 

Serse Cosmi, amatissimo dai tifosi amarantoL’attuale presidenza di Mauro Ferretti è emblematica di questa situazione. Andando a memoria, nel repertorio abbiamo buoni allenatori non riconfermati perché volevano intromettersi troppo nella costruzione della squadra, seguiti subito dopo da allenatori a cui si è dato pieno mandato per costruire quella stessa squadra, coadiutivati da direttori sportivi che fino al giorno prima lavoravano come segretari. Si sono visti sindacalisti improvvisarsi direttori tecnici, che davanti ai dubbi per la scarsa esperienza in ambito calcistico hanno risposto di saperne di calcio perché “ho giocato nell’Acilia“. Si sono visti generi assumere ruoli dirigenziali, e questo tutto sommato puó anche essere comprensibile. Poi si è visto il figlio del vice-presidente venire confermato in squadra anno dopo anno, sopravvivendo a tutte le annuali rifondazioni senza alcun apparente merito tecnico, e questo è già molto meno comprensibile, perché lo spogliatoio è sacro ed è come minimo curioso che il figlio del vicecapo lo viva ogni giorno.

Si è visto Mauro Ferretti rinunciare lo scorso anno al ripescaggio, perché a suo dire la presidenza precedente – indicata come “rubagalline” – non aveva i bilanci in regola. Poi si è visto lo stesso Ferretti promettere il ripescaggio per quest’anno, se ve ne fosse stata l’occasione e, arrivata l’occasione, si è dovuto assistere ad una nuova rinuncia per motivazioni che sono rimaste nebulose. Il tutto corredato da una conferenza stampa imbarazzante, e subito dopo da una rincorsa furiosa per cogliere al volo una terza, insperata occasione di ripescaggio.

Ora siamo al dunque, e forse venerdí, forse prima, l’Arezzo calcistica potrebbe riassaporare il calcio professionistico.

Ieri su un giornale locale ci si chiedeva, se l’Arezzo fosse stato ripescato, quanti sarebbero stati quelli che saliranno sul carro dei vincitori. Ecco, io credo che una domanda come questa sia sbagliata fin nelle fondamenta. Credo infatti che se l’Arezzo verrá ripescato in serie C, non ci sará alcun carro dei vicintori, ma ci sará soltanto il carro dei ripescati.

 

il presidente Mauro FerrettiParlare di carro dei ripescati non è un peggiorativo, è solo la presa d’atto che questa eventuale promozione non è dovuta al lavoro organico di una societá assemblata per vincere, ma è dovuta principalmente ai fallimenti di altre societá.

È un prendere atto che lavorare alacremente in pochi giorni per mettere insieme una domanda di ripescaggio è certamente un merito, ma anche che lavorare alacramente per alcuni giorni non è sufficiente a far funzionare un meccansimo complesso come quello di una societá calcistica.

Parlare di carro dei ripescati è prendere atto che questa presidenza ha compiuto alcuni sforzi che meritano il plauso della piazza: campagne abbonamenti con prezzi popolari, impegni per la ristrutturazione dello stadio, impegni – per quanto ancora tutti sulla carta – per creare vere sinergie con realtá giovanili significative della cittá.

Ma se gli impegni restano sogni, e se non si hanno persone in societá in grado di tradurre in interventi concreti e in impegni continuativi quelle visioni, la realizzazione degli stessi rimarrá sempre parziale e raffazzonata.

Parlare di carro dei ripescati significa forse non essere gentili con l’attuale presidenza e l’attuale societá, ma significa sopratutto sottolineare che la strada da compiere per far diventare quel carro un carro di vincitori comincia ora. Se quella strada non venisse percorsa, se non si cogliesse al volo questa incredibile occasione che si presenta, ben breve e priva di significato sarebbe la strada che quel carro, comunque lo si voglia chiamare, potrebbe percorrere.

 

Il blog di Daniele Magnani - http://magnadani.wordpress.com/

 

scritto da: Daniele Magnani, 04/09/2014





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