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Blog - Per chiudere l'argomento: anche le checche tirino fuori le palle!

Riflessioni di un tifoso amaranto che vive all'estero, ex moderatore del sito botoliringhiosi.it, già responsabile comunicazione del circolo di cultura omosessuale ''Harvey Milk'' di Milano, aretinissimo e con un'idea molto precisa su quello che è successo dopo le frasi di Capuano ad Alessandria



uno striscione e un invito che circola spesso negli stadiQuesto che leggete in calce è un articolo firmato da Daniele Magnani, moderatore fino a qualche anno fa del sito botoliringhiosi.it Daniele adesso vive e lavora in Germania. E' stato responsabile della comunicazione del circolo di cultura omosessuale "Harvey Milk" di Milano e si defnisce ''Aretino, Toscano, Europeo. Forse Italiano. Emigrante per scelta. Tendenzialmente pigro, poi quando scatta qualcosa potrei scrivere per ore. Ma deve farmi male la pancia per poter scrivere, altrimenti è meglio che stia zitto. Ovviamente, sono tifoso amaranto''.

 

Già nel momento in cui l’ormai celebre “in campo non voglio checche” di Eziolino Capuano è andato in onda, era facile prevedere il bailamme che da lì a poco si sarebbe scatenato. Se ne sono viste letteralmente di tutti i colori, con le associazioni per i diritti del popolo LGBTI sul piede di guerra nei confronti di Capuano, con Capuano in un inedito atteggiamento “difendente” anche in sala stampa e con i giornali nazionali a leccarsi i baffi per la scorpacciata di click che la vicenda ha generato.

Sull’uscita di Capuano così come sulla presa di posizione del Circolo Chimera Arcobaleno si è già ampliamente discusso. Quello che resta della discussione sono due posizioni molto polarizzate, che vedono da una parte il Circolo, dall’altra i tifosi, schieratisi in maniera pressoché unanime con il mister amaranto. Paradossalmente è anzi proprio Capuano a vestire i panni del pompiere, e a gettare acqua sul fuoco ribadendo che non aveva intenzione di offendere nessuno, e che la sua espressione voleva soltanto essere uno sprone per i suoi giocatori.

In realtà in questo caso ciò che si è voluto stigmatizzare non è tanto la presunta discriminazione, quanto l’atteggiamento culturale per cui un uomo non eterosessuale è considerato inadeguato a giocare a calcio o, più genericamente, a svolgere attività che richiedano forza, impegno ed abnegazione fino all’ultimo respiro (il classico “uomo con le palle”).

 

le scarpe da calcio con i lacci colorati contro l'omofobiaÈ evidente che preso come singolo episodio l’uscita di Capuano non è particolarmente grave. È però l’insieme dei singoli episodi che si possono generare durante una goliardica serata tra amici, durante una sfuriata negli spogliatoi, durante la ricreazione come nella pausa caffè, che genera e moltiplica questo atteggiamento culturale. Nel vissuto quotidiano di una persona omosessuale la battuta non è più soltanto una battuta. E se in casi estremi tanta pressione può condurre fino al suicidio, non meno crudeli sono gli atteggiamenti persecutori messi in atto nei confronti delle persone omosessuali, soprattutto considerando che questi atteggiamenti scaturiscono spesso dalla necessità del persecutore di distanziarsi dall’omosessualità, al fine di poter essere inequivocabilmente identificato come “uomo con le palle”.

Nell’insieme la questione diventa quindi più significativa, ed è quindi giusto che la Chimera Arcobaleno abbia lanciato il suo grido d’allarme. Se da questo evento potrà nascere una consultazione tra l’associazione e il mister, e se questa consultazione non sarà vista come una pena da espiare, ma come un’occasione per conoscersi e parlarsi, avranno e avremo tutti da guadagnarci.

D’altra parte questo non può bastare. È impensabile che le associazioni da sole possano avviare una concreta e continuativa riflessione su queste tematiche. Rompere il circolo vizioso del pregiudizio che genera vergogna, e della vergogna che alimenta il pregiudizio è anche compito di ogni singola persona omosessuale. Calciatore, giornalista o tifoso che sia, nel mondo nel calcio. Ma anche insegnate, medico, fattorino o operaio nella vita di tutti i giorni.

Non da meno, è compito, e anche interesse, di ogni persona eterosessuale farsi carico di questa riflessione. E se la chiamata allo scoperto, o quantomeno al portare una voce diversa, può essere finanche fastidiosa, chiaro deve essere che nessuna libertà è mai stata regalata e che tutti, nel loro piccolo o nel loro grande, sono chiamati a meritarsela.

 

Il blog di Daniele Magnani - http://magnadani.wordpress.com/

 

scritto da: Daniele Magnani, 07/11/2014





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