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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

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Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
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Il calcio gestito dai tifosi? Ad Ancona si può. Azionariato popolare e il futuro di OA

Nel capoluogo marchigiano si è consumata una svolta epocale: il presidente Marinelli, pur garantendo un cospicuo cuscinetto economico sotto forma di fidejussione e sponsorizzazione, ha ceduto l'88% del club al trust ''Sosteniamolancona''. Adesso sarà la gente a portare avanti la società, nel tentativo di dare un volto più umano a un mondo che punta solo al business. Ad Arezzo la storia di OA è stata più tormentata e sembra arrivata a un punto di stallo



Sono nuovamente giorni traumatici per il calcio italiano. Nella settimana in cui è stato dichiarato il fallimento del Parma, è scoppiato il caso Catania e viene paventata l’ipotesi di uno slittamento dell’inizio dei campionati di B e Lega Pro, la speranza per un calcio diverso, più trasparente e soprattutto più vicino agli appassionati viene da Ancona. Sì, perché lo scorso 22 giugno l’ex presidente Marinelli ha ceduto l’88% delle quote societarie al supporter trust denominato “Sosteniamolancona”. La squadra marchigiana è, quindi, in mano ai propri tifosi: una novità unica nel panorama calcistico italiano, dove, manco a dirlo, l’azionariato popolare è ancora indietro rispetto ad altri paesi europei (Spagna e Inghilterra su tutti).

 

Non mancano le analogie tra la storia recente dell’Ancona e quella dell’Arezzo: nel 2010, in seguito ai rispettivi fallimenti, l’azionariato popolare giocò, in entrambi i casi, un ruolo importante. Sia “Sosteniamolancona” che “Orgoglio Amaranto” sono nati proprio 5 anni fa con l’obiettivo di sostenere la rinascita delle compagini cittadine. Desta quindi un certo scalpore il diverso sviluppo dei due azionariati: da noi, infatti, OA non ha trovato, a parte i primi anni, un seguito considerevole da parte della cittadinanza e non è riuscito a costruire un gran rapporto con la presidenza attuale, prova ne sono l’estromissione del comitato dal Cda dell’Unione Sportiva Arezzo, la percentuale delle quote societarie che non si smuove dal 2% e addirittura l’ipotesi scioglimento di qualche mese fa.

L’imprenditore marchigiano Andrea Marinelli, invece, una volta ammessa la volontà di disimpegnarsi dalla presidenza del club, non ha cercato acquirenti ma si è detto subito disponibile a cedere la società ai tifosi a un prezzo simbolico. C’è da dire che l’ex presidente ha garantito le fidejussioni e la sponsorizzazione per i prossimi tre campionati, un cuscinetto di non poco conto su cui lavorare. Il progetto resta comunque rivoluzionario e poggia su tre basi: sostenibilità, settore giovanile e partecipazione.

 

Ciò che sta accadendo nel capoluogo marchigiano può essere la prima pietra per un nuovo modo di organizzare e gestire il calcio: un nuovo sistema che parta dal basso e si basi nuovamente su passione e attaccamento. Per le tifoserie di tutta Italia, l’eventuale successo di una tale gestione può rappresentare un viatico per cambiare l’opinione pubblica che spesso associa tutti i tifosi a violenza e ignoranza, e potrebbe garantire il ritorno a un calcio a misura d’uomo, invece che subordinato al business economico e dunque preda di scommettitori e avventurieri. Al di là, quindi, dei risultati sportivi, l’Ancona e i suoi tifosi meritano un grosso “in bocca al lupo”, con la speranza che anche Orgoglio Amaranto, un giorno, possa avere un controllo e un peso maggiore sul destino del nostro Arezzo.

 

 

scritto da: Luca Amorosi, 27/06/2015





L'Ancona calcio sarà gestita dai tifosi

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