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Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
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La Madonna del Parto

Monterchi, delizioso borgo valtiberino, conserva uno dei massimi capolavori di Piero della Francesca e dell’arte mondiale: la Madonna del Parto.



In origine l'affresco si trovava nella chiesa di Santa Maria a MomentanaMonterchi, delizioso borgo valtiberino, conserva uno dei massimi capolavori di Piero della Francesca e dell’arte mondiale: la Madonna del Parto.
Il pittore biturgense dipinse l’opera per una piccola chiesa alle pendici del paese natio della madre, detta di Santa Maria a Momentana e prima ancora di Santa Maria in Silvis. L’affresco fu eseguito nella parete di fondo, sopra un dipinto trecentesco raffigurante la Madonna con il Bambino.
Nel 1785 la chiesina divenne cappella funebre del nuovo cimitero di Monterchi e fu ridotta per circa due terzi. In tale occasione l’opera venne tagliata “a massello” e spostata all’interno di una nicchia centinata sull’altare maggiore. Nel 1910 l’affresco venne staccato e restaurato da Domenico Fiscali, su incarico della Regia Soprintendenza ai Monumenti. Il risanamento incluse anche delle pesanti integrazioni pittoriche e terminò nel febbraio 1911, quando la Madonna fu ricollocata nella sua sede su un supporto di gesso e rete metallica.
Il 26 aprile 1917 la Valtiberina venne colpita da una forte scossa di terremoto. La cappella di Santa Maria a Momentana fu lesionata e per precauzione si decise di mettere al riparo il dipinto pierfrancescano, dapprima in un locale alle Ville e nel 1919 nel Museo Civico di San Sepolcro. Tornò a Monterchi nel settembre 1922.
Nella primavera l944 il Ministero della Pubblica istruzione della Repubblica Sociale dispose di staccare l’opera per trasferirla in un luogo protetto, ma la popolazione lo impedì. Il podestà di Monterchi decise così di tutelare la Madonna con una parete di mattoni, che però arrecò delle muffe all’affresco, tolte nei primi anni Cinquanta dal restauratore Dino Dini.
Tra il 1955 e il1956 furono eseguiti dei lavori alla cappella, con l’apertura di un nuovo ingresso, la modifica del suo orientamento e la nuova disposizione del dipinto.
Agli inizi degli anni Novanta la Soprintendenza promosse, grazie alla sponsorizzazione di Banca Etruria, un nuovo restauro dell’opera affidato a Guido Botticelli sotto l’egida di Anna Maria Maetzke, che portò alla rimozione delle integrazioni di primo Novecento. L’affresco venne trasferito nella ex scuola media di via Reglia, dove alla fine dell’intervento fu collocato in una teca climatizzata, prima dell’inaugurazione di una mostra che andò avanti con successo da luglio a ottobre 1993. Al termine dell’esposizione si aprì un contenzioso, tuttora in corso, tra il Comune di Monterchi, la Soprintendenza aretina e la Diocesi di Arezzo, per la proprietà del dipinto e la scelta della sua sede migliore e definitiva.
La protagonista è bellissima nel suo luminoso volto post-adolescenzialeIncurante di questa annosa diatriba, a distanza di secoli la Madonna del Parto continua a destare stupore e meraviglia in chi la osserva. La Vergine si presenta al centro di una preziosa tenda damascata con motivi a forma di melograno, simbolo di fertilità. La protagonista è ieratica ma allo stesso tempo popolana, bellissima nel suo luminoso volto post-adolescenziale.
La veste azzurra è slacciata all’altezza del ventre, dove si intravedono la camicia candida e la gravidanza avanzata, sottolineata dalla mano destra che con gesto protettivo si posa sulla pancia. Ai lati due incantevoli angeli, eseguiti con lo stesso cartone rovesciato, tengono aperto il “sipario” con simmetria perfetta.
La datazione della magnifica opera è ancora oggetto di studi. La maggior parte degli storici dell’arte propende per il periodo 1450-1455, rendendo l’affresco coevo ai primi dipinti eseguiti da Piero per la basilica di San Francesco ad Arezzo.

Per approfondire: Piero della Francesca (Anna Maria Maetzke, Silvana Editoriale 1998)


scritto da: Marco Botti, 11/02/2011