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Vent'anni dalla morte di Giuliani. Il Corriere della Sera: ''Il portiere cancellato dal calcio''

Il più importante quotidiano nazionale dedica un ricordo a quello che viene definito ''il portiere di Maradona'', malato di Aids e messo colpevolmente nel dimenticatoio dopo la tragica scomparsa nel 1996. Introverso e agilissimo, era cresciuto nell'Etruria Gabos ad Arezzo e poi aveva fatto tutta la trafila nelle giovanili amaranto, debuttando in prima squadra con Dino Ballacci allenatore



Giuliano Sili, all'epoca dirigente amaranto, con un giovanissimo Giuliano GiulianiStamani sul Corriere della Sera c'è un bell'articolo che riguarda Giuliano Giuliani. L'ex portiere amaranto è morto vent'anni fa, dopo aver raggiunto i massimi livelli nel calcio italiano con le maglie di Verona e Napoli. 

Giuliani era nato a Roma il 29 settembre 1958 ma poi era cresciuto ad Arezzo nell'Etruria Gabos. Da lì, grazie all'occhio lungo di Miro Scatizzi, passò alle giovanili amaranto e debuttò in prima squadra con Dino Ballacci, collezionando in totale 52 presenze tra il 1977 e il 1980.

Questo il pezzo firmato da Paolo Tomaselli.

 

È stato il «portiere di Maradona». E per questo ancora qualcuno lo ricorda, nelle immagini di un calcio che sembra uscito da un’altra era. E in fondo è un paradosso perché non ci potevano essere due figure più distanti: Diego era l’idolo trascinatore a cui si perdonava tutto e Giuliano Giuliani era il solitario della compagnia, non solo per il ruolo che aveva in campo. Sulla Coppa Uefa del Napoli (17 maggio 1989) e sullo scudetto del 1990 ci sono anche i suoi guantoni. Ma pochi anni dopo — oggi sono venti da quel 14 novembre 1996 — «Giulio» è morto al reparto malattie infettive dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna. A 38 anni se l’è portato via una complicazione polmonare, dopo che aveva accompagnato a scuola la figlia Gessica. Giuliani aveva l’Aids, il contagio forse era arrivato nei baccanali del matrimonio di Maradona in Argentina, e il suo fisico era già minato dal 1994, quando si era ritirato sui colli bolognesi. Un paio di anni prima, ai tempi dell’Udinese, la sua ultima squadra, era stato accusato e arrestato per detenzione e spaccio di droga, venendo scagionato subito.

 

con Pino Pellicanò prima di un Verona-BariNon era un santo, insomma. E il calcio italiano, che di santi notoriamente è sovrappopolato, lo ha rimosso ancora prima della sua morte, etichettandolo come la sua unica vittima per il virus killer. E dimenticandolo nell’ultimo scaffale della memoria.

«Ma era un buonissimo portiere — ricorda Osvaldo Bagnoli che lo ha allenato al Verona per tre anni. Si isolava parecchio: io parlavo poco, lui ancora meno, eppure c’era intesa tra di noi. La sua morte fu un grande dolore».

Sia a Verona che a Napoli, Giuliani aveva rimpiazzato Garella, in una sorta di rincorsa che nella seconda metà degli anni 80 lo aveva consacrato come uno dei migliori, subito dopo la coppia Zenga-Tacconi. Aveva fatto la riserva dello juventino all’Olimpiade di Seul 1988, prima di finire alla corte di Maradona.

 

«A Napoli arrivammo assieme, ma ci eravamo conosciuti anni prima durante il militare — racconta Giancarlo Corradini, ex difensore. E già da ragazzo mi avevano colpito la sua maturità, le sue idee sempre avanti: voleva creare un raggio laser per misurare la distanza della barriera, aveva un negozio di abbigliamento, disegnava le maglie con cui giocava e le commercializzava. Sul campo era tra i 4-5 migliori: non era uno showman che si atteggiava, ma era un portiere essenziale. Ha lasciato un bel ricordo tra i suoi compagni. Il calcio lo ha dimenticato perché in quegli anni si scappava da quella malattia. E così si è scappati anche da Giulio».

 

Giuliani era stato cresciuto dagli zii ad Arezzo e aveva iniziato per emulare Albertosi. Diplomato geometra, era esploso nel Como, frequentava la Milano da bere ed era sposato con Raffaella, modella e conduttrice tv: «Aveva sofferto, ma amava la vita — dice Moreno Roggi, il suo procuratore. Era un ragazzo serio, corretto. E un portiere di grande livello. Era una persona perbene».

 

scritto da: La Redazione, 14/11/2016





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