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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
MONDO AMARANTO
Nicoletta con Floro Flores
NEWS

Quella sana preoccupazione che ci farebbe bene. L'Arezzo alla ricerca dei vecchi equilibri

No pessimismo, no disfattismo, no sfiducia. Però ai play-off bisogna arrivarci con un atteggiamento diverso. Nelle ultime tredici partite invece i numeri non sono esaltanti: soltanto quattro vittorie, 12 gol segnati e 13 subìti, con prestazioni tendenzialmente volitive ma compassate. La squadra sta gestendo energie mentali, fisiche, risultati e prestazioni, ma non è riuscita a blindare il terzo posto che darebbe grandi vantaggi negli ottavi. Ecco perché serve ritrovare quel calcio d'impeto, e senza calcoli, che aveva caratterizzato la prima parte di stagione



per l'Arezzo a Viterbo senza grandi emozioniUn po' di sana preoccupazione farebbe bene. No pessimismo, no disfattismo, no sfiducia ma sana preoccupazione sì. Ai play-off bisogna arrivarci senza remore, con le giuste convinzioni e però con un atteggiamento diverso. E non è che basta un click, come per accendere e spengere la luce in salotto: se stacchi la spina, poi è dura rimetterti in sesto. 

L'Arezzo ha vinto 4 delle ultime 13 partite e i numeri non mentono: sono poche, troppo poche. Ok gli infortuni, le squalifiche, gli episodi, il girone di ritorno che è più complicato dell'andata eccetera eccetera, ma la sostanza resta quella: 4 su 13 rappresentano un trend che deve tenere tutti in allerta. E i risultati non sono la causa, bensì l'effetto di prestazioni tendenzialmente volitive, dense d'impegno, applicate, ma molto più compassate e ingessate rispetto a prima.

 

Dopo aver toccato l'apice con la vittoria in casa del Tuttocuoio (5 febbraio, 3-0 esterno, decimo e ultimo gol di Polidori), l'Arezzo ha imboccato una china discendente. Si parla di qualità di gioco, di brillantezza di manovra. Le concause sono più d'una, non è che la realtà è bianca o nera: ci sono moltissime sfumature da vagliare. E' un fatto, però, che soprattutto nel periodo recente la squadra ha cominciato a gestire: energie fisiche, energie mentali, risultati, classifica.

Può anche essere una strategia logica sotto certi aspetti, specie in chiave play-off, ma deve fruttare qualcosa di concreto. Tradotto: se gestisco per blindare il terzo posto e ci riesco, benissimo. Se gestisco e mi faccio sorpassare, qualcosa non va. E chi cade nel tranello del ''tanto terzo o quarto è uguale'' è un ingenuo o un superficiale oppure tutti e due. Poi se agli ottavi ci troviamo con l'obbligo di vincerne una per forza, e agli altri bastano due pareggi per qualificarsi, piangiamo lacrime di coccodrillo.

 

 

Può darsi che dal 13 maggio l'Arezzo ritrovi quella velocità di palleggio e quella prolificità che avevano caratterizzato la prima parte di stagione (nelle ultime 13 giornate, 12 gol segnati e 13 subìti). Non è un'ipotesi peregrina. Ma anche qui va sfatato un mito: ''i play-off sono un altro campionato'' non significa che le querce faranno i limoni, come per incanto. In gare di andata e ritorno, o addirittura in gare secche, conteranno molto gli aspetti motivazionali e atletici, è vero, ma chi è più bravo, chi è più allenato a vincere, chi è più abituato a stare sul pezzo, andrà avanti.

E non c'entra neanche la questione dei rimpianti tanto sviscerata nei mesi scorsi. Ognuno il calcio lo vede a modo suo, ma Cremonese e Alessandria (anche il Livorno al netto degli infortunati) hanno organici più completi, più esperti, più larghi dell'Arezzo. Negli scontri diretti hanno sudato da matti (ma hanno sudato pure con la Lucchese, per dirne una), solo che alla lunga vince chi ha più alternative. E ieri a Viterbo, se Polidori si faceva male Sottili restava senza una punta di ruolo. 

 

Tutto ciò, per tornare al discorso di prima, ha creato un mix di situazioni che si sono sovrapposte e hanno indirizzato il cammino di un organico, quello dell'Arezzo, che ha ottimi punti di forza, da sfruttare agli spareggi, e pure qualche lacuna. Perché è un organico nuovo, con diversi giovani dentro e con giocatori reduci da annate non troppo positive. E' ovvio che Sottili ha delle responsabilità nella gestione di un gruppo costante nella sua incostanza. Che i giocatori, specie alcuni, potevano e dovevano dare di più. Che Gemmi qualche ritocco a certi reparti poteva apportarlo. Ma l'unico colpevole non esiste.

Il punto comunque non è questo. O almeno non è questo adesso. Ora, a sei giorni da Arezzo-Olbia e a quattordici dai play-off, quel che conta è che la squadra ricominci a giocare un calcio d'impeto e senza calcoli. Deve togliere il freno a mano e ridare gas. Ed è anche giusto che il pubblico pretenda un atteggiamento del genere, sperando che non sia troppo tardi. 

 

scritto da: Andrea Avato, 30/04/2017





Viterbese-Arezzo 0-0, intervista con Stefano Sottili

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