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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
MONDO AMARANTO
Giotto, fedele e insolito lettore
NEWS

I nostri sono fischi di dolore, abbiamo bisogno di speranze. Caro capitano, pensaci tu!

Lettera aperta a Davide Moscardelli. Lunedì sera ti sei preso tutta la contestazione, anche se non l'avresti meritata. Il fatto è che brucia perdere e che non siamo rassegnati a una stagione di sofferenza. Soprattutto, è dura non godersi appieno un giocatore del tuo carisma e del tuo talento. E siccome ci ricordiamo le tue prodezze, ti chiediamo di prenderti i compagni sulle spalle. A cominciare da oggi. Forza Mosca, forza Arezzo!



Moscardelli davanti alla curva dopo la sconfitta con la LuccheseCaro Mosca, lunedì sera al termine di Lucchese-Arezzo ero uno di quelli che inveiva, imprecava e insultava, lo ammetto. Dall’alto del posto in curva sud a cui ormai mi sono affezionato (qualche fila sopra i gruppi organizzati) scatenavo tutta la mia delusione, la rabbia, l’angoscia per la piega che questo campionato sta prendendo, nonché la volontà di far capire che nonostante tutto non siamo rassegnati a un percorso atroce che sembra quasi già tracciato. Inutile stare zitti, mettersi a sedere sconsolati, allargare le braccia; meglio due berci, qualche bestemmia anche se è peccato, e via, perché non ci si può tenere sempre tutto dentro. Ecco capitano, prima di tutto vorrei farti capire che quei fischi, quegli improperi, quei rigurgiti d’ira non erano per te e credo di parlare a nome della stragrande maggioranza del tifo aretino. Fa male vederti in prima linea a prenderti quegli schiaffi morali quando forse sei l’unico che non se li merita. La cosa più triste di tutta questa faccenda è che non ci stiamo (più) godendo uno dei giocatori più carismatici e talentuosi che sia passato dalle nostre parti quanto meno negli ultimi dieci anni. Il tempo oltretutto è tiranno e chissà quante altre occasioni di rimanere abbagliati dalla tua classe ci riserverà.

 

Io c’ero a Prato quando hai incastonato quella palla al sette in rovesciata scatenando l’apoteosi; c’ero a Cremona quando hai trovato i tuoi primi gol su azione col cavallino sul petto con due segnature d’eccezione, purtroppo inutili alla fine ma non per questo meno libidinose; c’ero quando hai trafitto il Livorno con un tiro quasi impossibile anche da pensare, figuriamoci da mettere in pratica; c’ero anche quando col Pontedera hai approfittato di un calcio di punizione dalla trequarti per far baciare il palo interno al pallone di turno prima di che s’insaccasse in rete.

 

 

E anche quando non c’ero ci hai regalato quella che tuttora è l’ultima vittoria in casa con un pallonetto delizioso. Esultai come un bambino a più di mille chilometri di distanza, dove la gente non sa nemmeno cosa sia Arezzo e che esista una squadra in Italia che si chiama così. Eppure l’Arezzo esiste eccome e per noi è una delle principali ragioni di vita. Non avete idea di quanto ci faccia male dover uscire sempre a testa bassa, non poter esultare con voi sotto la curva mentre ci correte incontro, non poter applaudire le vostre prestazioni…

 

Non crediate che ci faccia piacere contestare, fa male più a noi che a voi. In tutta questa infinita tristezza sei la speranza a cui ci attacchiamo, caro capitano. Sei l’ancora di salvezza per la nostra nave in balia delle onde; sei il lumicino ancora acceso di un fiammifero che sta per esaurirsi. Per questo motivo la tifoseria ti deve chiedere uno sforzo ulteriore: prenditi la squadra sulle spalle, prendi i tuoi compagni per le orecchie e trascinali in porto. Il calcio è uno sport di squadra e nessuno può vincere le partite da solo, ci mancherebbe, ma se c’è la possibilità di una scossa questa porta il tuo nome e cognome, al di là di Ferretti, di Gemmi e Riccioli, di Bellucci e Pavanel, del 4-3-3 e del 3-5-2… Smuovi il resto della squadra dal torpore, urla, batti i pugni, infuriati se serve ma svegliali, ti prego. I risultati sul campo sono il primo tassello per ritrovare un pizzico di serenità in attesa di novità sul fronte societario. Non avete alibi, diglielo. Il tempo sta scadendo, spiegaglielo. Alessandria, anzi Vercelli, deve essere il primo passo, inculcaglielo nella testa, stile Inception. Alla fine dei novanta minuti vogliamo vedere l’Arezzo che esulta, un risultato favorevole e la trottola che finisce il suo moto e si ferma: perfetto, non è un sogno, è l’Arezzo che è tornato, è l’Arezzo che è vivo e noi siamo svegli. Mi raccomando Mosca, ci aggrappiamo a te. Forza capitano, forza Arezzo.


scritto da: Luca Amorosi, 01/10/2017





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