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Filippo, Raffaello e Stefano in Islanda
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Nasce l'Arezzo di Matteoni: ''Sono un disilluso del calcio. E ci investo proprio per questo''

Intervista al neo presidente amaranto. Romano con origini toscane, 54 anni, imprenditore in più settori, domenica farà la prima apparizione al Comunale: ''Il pallone è una passionaccia e una valvola di sfogo. Non è un mondo facile ma a me piacciono le sfide. E il momento di comprare, come diceva Rothschild, è quando scorre il sangue per le strade. Stadio e centro sportivo sono da ristrutturare, lo so. Io sono un costruttore e se c'è un business pulito, allora mi interessa. Ma il fulcro resta il progetto sportivo, affidato a un professionista come Zavaglia. Non sono il classico sborone romano, però un sogno ce l'ho: farmi compatire come il Benevento. Che le perde tutte ma gioca in serie A''



Marco Matteoni intervistato durante un evento a RomaDomenica farà la prima apparizione allo stadio. E sarà, per forza di cose, una passerella. Poi, all'inizio della prossima settimana, parlerà in conferenza stampa e si prenderà una vagonata di congratulazioni, in bocca al lupo, pacche sulle spalle e messaggi di benvenuto. La luna di miele durerà fino all'anno nuovo, quando aprirà il calcio mercato. Ecco, lì comincerà il lavoro vero. Marco Matteoni, 54 anni, è il 34esimo presidente della storia dell'Us Arezzo (anche se i conteggi hanno più interpretazioni), il settimo dopo la radiazione del 1993, il quarto dopo la ripartenza dalla serie D del 2010, il terzo di fila con base a Roma. 

 

Presidente, ma chi glielo fa fare di prendere la squadra di calcio di Arezzo e gestirla in terza serie?

''Si ricordi che sono un imprenditore con una passionaccia per il pallone. Ho voglia di investire e di diversificare. Ho già una società di calcio a 5 che con la squadra femminile ha vinto tutto e andrà a giocarsi la Champions. Mi piacciono le sfide, mi piace fare impresa. Si può progettare calcio a un certo livello anche in una città di provincia. E poi Arezzo ha una lunga tradizione, merita palcoscenici prestigiosi''.

Le hanno già detto, immagino, che il mondo del calcio non è semplice per niente.

''Me l'hanno detto e io mi sento pronto. So anche che per fare bene dovrò avere dalla mia parte il pubblico e la stampa''.

Gli aretini, come un po' tutti i toscani, vanno conquistati. Come ci proverà?

''Guardi, mio padre era originario di Pistoia, quindi la Toscana la conosco bene. Cercherò di essere il più diretto possibile, anche perché io mi alzo ogni mattina e so che potrei finire con il culo per terra da un momento all'altro. Devo dare il massimo e lo pretenderò anche dai miei interlocutori''.

Il periodo, dal punto di vista economico, è complicato. Il calcio sta vivendo una crisi gestionale in serie A, figuriamoci in C. E lei viene qua a spendere denaro. Perché?

''Prendo a prestito una frase di Rothschild: il momento di comprare è quando scorre il sangue per le strade. E' vero che il calcio italiano non se la passa granché, è vero anche che adesso c'è la possibilità di costruire qualcosa di buono''.

 

Lei che rapprto ha con il calcio?

''Gliel'ho detto, è una passionaccia, una mia valvola di sfogo. Ho tifato Roma alla grande fino al 1986. Poi rimasi traumatizzato dalla sconfitta con il Lecce già retrocesso. Oggi mi definisco un disilluso del calcio''.

E però si è comprato una società.

''L'ho fatto proprio perché sono disilluso. Posso bilanciare cuore e ragione''.

Che cosa ha in mente per il suo Arezzo?

''Imparerete a conoscermi e vedrete che io vado sempre in punta di piedi. Non sono, e non sono mai stato, il classico sborone romano. Però sono pronto a tutto per raggiungere i miei obiettivi, specialmente a valorizzare i nostri giovani''.

Che è già una dichiarazione d'intenti.

''Questo sì. Mi sembra una ricetta semplice ma efficace per il calcio italiano. A parità di valore, sceglierò sempre un giovane dei nostri vivai piuttosto che uno straniero''.

E' vero che qualche volta andrà in curva a vedere la partita?

''Domenica no, sarò in tribuna ed è giusto così. Più avanti però in curva ci andrò volentieri, quello con la gente è un rapporto che va coltivato. Darò a tutti, e dico proprio a tutti, un numero e una email di riferimento di un mio collaboratore. Ogni richiesta, segnalazione, proposta, protesta sarà ben accetta''.

A proposito di tifosi, l'Us Arezzo è stata una delle prime società ad avere all'interno un comitato di azionariato popolare. Che ne pensa lei?

''Penso che il potere decisionale dei tifosi dovrebbe essere ampliato, ovviamente con i modi e con i tempi corretti. Con Orgoglio Amaranto mi incontrerò quanto prima, dovremo conoscerci e studiarci. Da parte mia non c'è nessuna preclusione, spero di non essere accolto con scetticismo''.

Si riferisce al pubblico, alla stampa, alla politica o a tutto l'ambiente?

''Un po' a tutti, ma io sono fiducioso. Per quanto riguarda la stampa, sono l'editore de Il Giornale d'Italia, sono vicino a Il Tempo e a La Notizia di Gateano Pedullà, so bene che il mestiere del giornalista segue determinate regole e non è per niente facile. So pure che nella categoria ci sono tanti giornalai. Concederò rispetto e lo pretenderò. Aggiungo un'altra cosa''.

 

Matteoni in veste di presidente onorario e sponsor dell'Olimpus FutsalDica.

''Per la stampa sarò disponibile in qualsiasi momento dalle 8.30 di mattina alle 21.30 di sera. Non avrete mai un atteggiamento scortese da me. Mi concederete, spero, qualche ora di break...''.

Visto che siamo in tema, può confermare l'indiscrezione secondo cui avevate pensato di affidare la presidenza, in quel caso di rappresentanza, all'ex ministro Matteoli?

''Le chiederei una domanda di riserva... E comunque, se Altero adesso fosse qui con me durante l'intervista, daremmo una spiegazione insieme. Chiamandolo per nome, credo di averle risposto''.

Lei sarà il presidente di una società che ha in concessione pluriennale lo stadio e un centro sportivo che hanno bisogno di ristrutturazioni. Potrebbero essere occasioni d'investimento per il suo gruppo?

''Io nasco come costruttore, quindi mi viene da dire che sì, potrebbe essere una prospettiva da valutare. Se c'è un business pulito, mi interessa. Il fulcro resta però il progetto sportivo, che sarà affidato a un professionista d'esperienza come Franco Zavaglia''.

Vi conoscete da molto?

''Non voglio entrare nella sfera dei rapporti personali. Dico solo che Zavaglia è un uomo che di calcio ne mastica''.

Lei non è uno sborone e preferisce muoversi in punta di piedi, ma avrà un sogno da coltivare con i colori amaranto. O no?

''Oggi tutti compatiscono il Benevento perché ha perso quattordici partite di fila in serie A. Beh, mi piacerebbe essere lì dov'è il Benevento''.

Con tutti gli impegni che ha, quanto tempo dedicherà all'Arezzo?

''Questo può scriverlo. Sarò il presidente e sarò molto presente''.

 

scritto da: Andrea Avato, 30/11/2017





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