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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
MONDO AMARANTO
Filippo, Raffaello e Stefano in Islanda
NEWS

Piove tristezza. Presunzione, bugie, opportunismo: l'Arezzo legato a un filo di speranza

Sono giorni cupi che si mischiano a situazioni grottesche, mentre la partita contro la Giana Erminio è ancora sotto la scure dello sciopero dei giocatori. I tifosi sono appesi al senso di responsabilità della squadra e combattuti tra la voglia di tacere per non disturbare Matteoni e l'istinto di sbroccare. Ma l'unica cosa da fare è crederci finché sarà possibile



uno striscione appeso a Roma nei giorni scorsiPiove a dirotto mentre scrivo. Anche il cielo piange la nostra sorte maledetta, l’incertezza che non si scioglie, l’indifferenza di chi potrebbe e non fa, la falsità di chi ha parlato di cose che poi si sono rivelate prima non vere e poi illusorie, le troppe rassicurazioni fasulle arrivate anche a mezzo stampa, le passerelle di personaggi che si sono avvicinati e allontanati, a volte un po’ sbracate e un po’ esibizioniste, col senno di poi anche grottesche. Arezzo mia, che abisso di tristezza in questi cupi giorni di fine anno! La squadra non ha ancora deciso se scendere in campo contro la Giana Erminio nel pomeriggio di sabato, dal “fronte romano” tutto tace (e non potrebbe essere altrimenti anche considerando il periodo dell’anno).

 

Siamo appesi ad un filo sottilissimo sebbene l’unico possibile salvatore della patria amaranto non sia certo un peso welter. Siamo legati al senso di responsabilità dei calciatori che solo decidendo di giocare possono assicurare continuità e lasciare che poi entro la prima quindicina di gennaio si decidano dietro le scrivanie le sorti amministrative della società e sul mercato le loro carriere. Siamo vincolati anche di più al senso dell’onore di Matteoni che anche se è stato travolto dagli eventi non ci ha (unico) fino ad oggi abbandonato e pare stia cercando di caricarsi sulle spalle l’Arezzo calcio per ridargli la dignità e l’onore che gli spettano e che sono stati calpestati dall’arroganza, dalla presunzione e dalle bugie. Come andrà a finire è difficile pronosticarlo adesso. Perché ci sia un futuro sarebbe necessario anche che Zavaglia e il “non-presidente” facessero un doppio miracolo; il primo di natura finanziario-amministrativa, il secondo di tipo tecnico, riuscendo a far restare alcuni punti fermi di questo gruppo come pilastri fondanti del domani.

 

gli amaranto in allenamento a Le CaselleRivoluzionare tutta la squadra perché tutti scappano, sarebbe un handicap anche più grande dei 10 punti probabilissimi di penalizzazione che ci infliggerà la giustizia sportiva (per una volta oggettivamente non contestabile). Inutile dire che sono feste col magone quelle che viviamo noi che abbiamo l’amaranto nel cuore e nel cervello, in attesa di uno spiraglio di luce che tarda a venire, combattuti dalla voglia di tacere per non disturbare il manovratore e l’istinto di “sbroccare” contro chi in questa situazione ci ha messo. Tra i due corni scegliamo per adesso il primo, perché è troppo importante riuscire a salvare la categoria e la baracca tutta. In questa situazione vedremo irriconoscenza e opportunismo. Siamo preparati. Nonostante tutto non crocifiggeremo nessuno e dopo sabato ognuno farà le scelte che il cuore, la logica o il portafoglio gli detta. Fino ad oggi non possiamo imputare niente a chi è andato in campo, compresa la partita dell’antivigilia di Natale dove la squadra è arrivata saltando un allenamento per cancelli chiusi e uno per il viaggio in nave.

 

Senza gli errori di Borra (che non dipendono dalla situazione, dato che purtroppo quest’anno non sono i primi) avremmo fatto risultato. Quindi mi pare giusto l’appello dell’indomabile cuore di Stefano Turchi: in campo sabato, poi vedremo. Matteoni e Pavanel li vorremmo in curva, a vivere e condividere la nostra sofferenza, a dare ad entrambi la spinta per provare ad accendere una piccola luce di speranza in un momento tra i più bui della nostra storia calcistica (peggio degli altri due, a mio avviso, perché qui c’è stato anche un corollario di indecenze gratuite). Insomma, dobbiamo crederci ancora e fino a che sarà possibile. Che passi l’inverno dei Ferretti e si accenda una primavera amaranto.

 

scritto da: Paolo Galletti, 28/12/2017





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