Atlantide ADV
AMARANTO TV

SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
MONDO AMARANTO
Torta col cavallino per gli sposi Andrea ed Elisa
NEWS

Il giornalismo d'indagine, il grande bluff, il calcio come nessuno l'ha mai pensato (ad Arezzo)

Avremmo dovuto fare i bastian contrari, cercare il pelo nell'uovo anche se non c'era, dubitare sempre, fino allo sfinimento, a costo di passare per quelli che non vogliono il bene dell'Arezzo, che sanno protestare e basta: in quest'ultimo periodo di vita societaria, trovare la verità era molto complicato. Ma non è vero che il calcio è rimessa, è perdita di tempo, è sangue amaro, è buttare soldi a fondo perduto. Da noi c'è un terreno fertile che nessuno ha mai coltivato. E questa crisi dovrebbe essere presa per una grande opportunità: investire nello sport come non è successo in passato. La gente di Arezzo, polemica ma sincera, saprebbe apprezzare



Ho letto l'altro giorno il commento di un tifoso a un post su Facebook. Osservava come nell'ultimo periodo sia mancato ''il giornalismo di indagine, quello vero, in cui si prendono i bilanci, si analizzano e si pongono delle domande''. Si riferiva alle recenti compravendite dell'Arezzo, ovviamente. Ho pensato che avesse ragione. Quest'ultima fase di vita societaria è stata così contorta, ingarbugliata, opaca che abbiamo peccato di scarsa lungimiranza, di superficialità, anestetizzati com'eravamo dalla speranza che si potesse finalmente parlare solo di calcio. 

Invece avremmo dovuto fare i bastian contrari, cercare il pelo nell'uovo anche se non c'era, dubitare sempre, fino allo sfinimento, a costo di passare per quelli che non vogliono il bene dell'Arezzo, che sanno protestare e basta, che allora i quattrini cacciateli voi.

 

Scrivo al plurale ma il riferimento è solo ad Amaranto Magazine, sia chiaro, ché fare pubblicamente le pulci ad altri colleghi lo trovo scorretto oltre che inutile. Si poteva e si doveva vivisezionare ogni singolo personaggio che si è affacciato sulla scena, scavando più a fondo di quanto è stato fatto, setacciando carte, visure e contabilità. Sarebbe stato più facile sgamare il grande bluff degli ultimi due mesi e mezzo, anche se il campo era disseminato di trappole.

Se c'è cascato Pavanel, potevamo cascarci pure noi. Il che non è un alibi né una giustificazione, ma testimonia la difficoltà della ricostruzione di un puzzle composito, in cui ancora oggi ci sono mille pareri contrastanti sulla liquidità di Neos, sulla solidità finanziaria di Matteoni e sulla verosimiglianza delle trattative con i fondi stranieri.

Bisognava offrire un servizio migliore a chi legge e a chi segue l'Arezzo, anche a coloro che si sono fidati, che non avevano dubbi, che vedevano il bicchiere mezzo pieno e poi sono rimasti scottati dallo sviluppo cruento di una storia che ancora, peraltro, deve arrivare alla fine.

 

Non sempre la passione per la propria squadra e per il giornalismo combaciano alla perfezione. In quest'ultimo periodo, la ricerca della verità è stata un'impresa ardua e anche oggi è impossibile discernere chi racconta le cose come stanno e chi cerca esclusivamente di difendere il proprio orticello. In questa rete, purtroppo, siamo rimasti avviluppati.

Comunque (forse) non avremmo potuto impedire di arrivare dove siamo: a una società malridotta e senza appeal, la condizione ideale per attirare varia umanità. Quanti ce ne sono adesso che parlano, discettano, filosofeggiano e non fanno altro che alzare il livello di intolleranza e fastidio da parte di chi a quella maglia amaranto ci tiene veramente, a prescindere?  

E quanto è avvilente, mortificante, constatare che di nuovo, per l'ennesima volta, non c'è nessuno che abbia voglia di prendersi sulle spalle il calcio di Arezzo... Non è questione di bilanci, di debiti, di soldi. C'è dell'altro e non è nulla di impossibile per una città come questa che ha problemi e buchi neri ma anche risorse, capacità, talenti, cose belle.

 

Non è vero che il calcio è rimessa, è perdita di tempo, è sangue amaro, è buttare soldi a fondo perduto. Non è vero. Da noi c'è un terreno fertile che nessuno ha mai coltivato: investire nel vero senso della parola, creare un vivaio forte, ammodernare le strutture, creare uno staff competente, mettere in piedi un progetto sportivo a largo raggio. Non è impossibile tutto questo e non è nemmeno troppo dispendioso: se portato avanti con costanza, con acume, con professionalità, garantisce redditività nel giro di qualche anno.

Però non si tratta soltanto di denari. A muovere la macchina dovrebbe essere un sentimento di riconoscenza per questo territorio, la volontà di lasciare un segno e di tracciare una strada per chi verrà dopo, di portare a un livello d'eccellenza lo sport più seguito e popolare, perché poi farebbe da traino a tutti gli altri sport e diventerebbe un fiore all'occhiello per la città. 

La soddisfazione di investire in loco, di metterci faccia, capitali, tempo, impegno non è roba da niente. E' una ricompensa enorme che ripaga di tutto il resto. Non è un obbligo, certo. Ma dovrebbe essere una grande opportunità. Che la gente di Arezzo, polemica ma sincera, saprebbe apprezzare.

 

scritto da: Andrea Avato, 23/02/2018





comments powered by Disqus