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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

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Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
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Verdetto giusto in tempi celeri. Il senso di responsabilità che Arezzo si attende dai giudici

Il precedente di Vicenza, dove il curatore fallimentare si sente come ''un venditore della Folletto'', costretto a fare il porta a porta per raggranellare i soldi necessari ad arrivare a fine stagione. La raccolta fondi di Orgoglio Amaranto. Gli impegni finanziari degli imprenditori garantiti dall'amministrazione comunale. La società sportiva più importante del territorio che ha un'unica strada per sopravvivere. L'improrogabile scadenza amministrativa di venerdì. Domani il collegio fallimentare del tribunale avrà anche il compito di tutelare uno dei simboli della comunità



''Mi sento come un venditore della Folletto''. Nerio De Bortoli, curatore fallimentare del Vicenza calcio, ha preso il compito molto sul serio. E non più tardi di un mese fa ha spiegato che per raggranellare i soldi necessari a tirare avanti, è disposto a fare di tutto, anche il porta a porta come un rappresentante qualsiasi.

Dietro il colore di certe frasi, c'è un concetto importante. Il Vicenza è stato ed è tenuto in vita sulla base della ragionevole speranza di reperire i fondi indispensabili per terminare il campionato. Stop. La legge fallimentare si applica in Veneto come in Toscana, non è biancorossa né amaranto, anche se presuppone un margine di discrezionalità da parte dei giudici.

De Bortoli sta vendendo contratti di sponsorizzazione a destra e a manca, sta chiamando le aziende della zona, sollecitando la raccolta fondi dei tifosi. Quando ha iniziato il lavoro, davanti aveva un grosso punto interrogativo, che peraltro ancora esiste.

Ad Arezzo la strada da battere è la stessa. Lo scenario sarà differente, perché lì si erano mosse procura della repubblica e guardia di finanza e qui invece no, ma la sostanza non cambia di molto. Né può essere discriminante chi, materialmente, presenterà la richiesta di esercizio provvisorio. Questa soluzione può disporla il collegio stesso, anche perché è l'unico modo per salvaguardare il titolo sportivo e quindi la sopravvivenza della società.

Antonio Picardi, Carlo Breggia, Michela Grillo non sono marziani. Vivono in città, avranno letto, ascoltato, saputo dello stato comatoso in cui versa l'Us Arezzo e avranno certamente compreso che per tutelare i creditori e garantire una speranza al sodalizio sportivo più importante del territorio, non vi sono alternative.

Né potranno vanificare il lavoro impagabile di Orgoglio Amaranto e dell'amministrazione comunale, che sono riusciti tramite canali differenti a coagulare risorse economiche fondamentali per condurre in porto la stagione. L'esposto alla procura da parte del comitato, la relazione riguardo gli impegni finanziari degli imprenditori, l'estratto dei conti corrente, sono documenti che non potranno non avere rilevanza riguardo il verdetto del collegio.

I tribunali hanno tempistiche specifiche e non decidono con il cuore. Lo sappiamo tutti. I tifosi che domani si raduneranno davanti alla vela, non chiedono a nessuno di andare contro i codici, né di fare carta straccia dei documenti che, presumibilmente, presenteranno gli avvocati di Neos. Però c'è anche un humus, un simbolo della comunità, che i giudici hanno il dovere di tutelare a garanzia del nostro contesto sociale.

E siccome l'Arezzo, per andare avanti, ha necessità di conoscere in fretta il proprio destino, è lecito attendersi un verdetto in tempi brevissimi, già nella giornata di domani. Si tratterebbe di un meritorio senso di responsabilità da parte del collegio, quel senso di responsabilità che nel calcio spesso viene meno e di cui a pagarne il prezzo non può essere una tifoseria intera.

 

scritto da: Andrea Avato, 14/03/2018





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