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AMARANTO TV

SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
MONDO AMARANTO
Pera, Chiodo, Franz, Papero in trasferta a Foligno
NEWS

La storia siamo noi. Lacrime di rabbia, pianti di gioia: ci siamo meritati il futuro (sul campo)

''E poi la gente, perché è la gente che fa la storia. Quando si tratta di scegliere e di andare, te la ritrovi tutta con gli occhi aperti che sanno benissimo cosa fare''. Il testo della canzone di De Gregori fotografa alla perfezione l'annata dell'Arezzo, vissuta nel pathos fino al felice epilogo. Amministratori, dirigenti, allenatore, giocatori, tifosi: abbiamo scritto una pagina bellissima della nostra vita. E ci siamo guadagnati il domani. Teniamocelo stretto



La storia siamo noi. Noi che abbiamo pianto di rabbia nel gelo di Pontedera a febbraio e di gioia a Carrara; noi che ci abbiamo creduto anche quando non c’era niente che razionalmente poteva farci pensare che ce l’avremmo fatta, noi che ci siamo frugati in tasca ognuno come e fino a dove poteva pur di continuare a vedere sventolare la nostra bandiera, noi che siamo andati a comprare le felpe, gli adesivi, i mini-abbonamenti, qualunque cosa che sapesse di amaranto e che contribuisse alla causa.

 

 

La storia è Massimo Pavanel che con quelle parole dettate dal cuore il 17 febbraio ci ha ridato dignità e onore, lui che da quel giorno è diventato l’incarnazione stessa di quel “sogno pazzo” che ci ha condotto fino alla felicità. La storia sono tutti i nostri fantastici giocatori, nessuno escluso; uomini d’esperienza e ragazzi costretti da una situazione assurda a maturare più in fretta, ad assumersi responsabilità pesanti in campo e fuori ma capaci di non mollare di un centimetro, mai; davanti ai mille ostacoli, alle mille ottusità, alle malignità ed alle indecenze, agli infortuni ed alle squalifiche.

 

La storia è Orgoglio Amaranto il cui ruolo è stato fondamentale sia nella mobilitazione che come veicolo per poter procedere sulla strada del “fallimento pilotato”. La storia sono gi impagabili dipendenti della Us Arezzo che sono rimasti sul pezzo senza stipendio e ad un certo punto anche senza apparenti prospettive. La storia è il sindaco Ghinelli, con il consigliere Bertini e la neosenatrice Nisini che hanno infranto la tradizionale apatia della pubblica amministrazione nei confronti dell’Arezzo calcio ed hanno sollecitato, stimolato, bussato a mille porte.

 

 

La storia sono anche La Cava e Anselmi (e non possiamo tralasciare Pieroni) che ci hanno messo denaro quando non si sapeva ancora se la squadra l’anno prossimo sarebbe stata in serie C o tra i dilettanti, quando non si sapevano ancora le condizioni (onerose) alle quali la curatela avrebbe accordato la possibilità di rilevare l’azienda. Per questo la storia stavolta ha fatto tappa da noi e questa straordinaria impresa è il risultato di una sinergia unica, di una coalizione di affetti e di follia che forse mai nella storia della Arezzo calcistica si era verificata.

 

Nelle annate vincenti e assolutamente gratificanti di Angelillo, Cosmi, Somma, c’era alle spalle una società e una struttura. I tifosi facevano i tifosi, esultavano e sostenevano felici. I dirigenti facevano i dirigenti, staff tecnico e calciatori andavano in campo e vincevano. Stavolta è stato diverso. I tifosi sono diventati di volta in volta dirigenti (con i versamenti a sostegno), promoter, psicologi, ristoratori e giocatori (in senso lato perché quei palloni con Livorno e Siena li abbiamo spinti dentro noi insieme a Nello Cutolo); il sindaco è stato tifoso e dirigente, come La Cava ed Ansemi sono stati da subito dirigenti in pectore ma anche tifosi (che bella l’emozione del socio di maggioranza al fischio finale di sabato); gli stessi calciatori sono stati trascinatori e trascinati da una passione che cresceva gara dopo gara e che annullava o attutiva la fatica e i chilometri.

 

 

Il mister… Beh, il mister poi è stato tutto: psicologo, tecnico, tattico, motivatore, equilibratore, capace di farci sognare tenendo i piedi per terra. Questo capolavoro porta la firma di tutti, ma la sua è quella un po’ più grande. In quella corsa testarda del trentottenne Moscardelli su quel pallone lungo, rilanciato un po’ a caso, nella rabbia con cui l’ha sradicato dai piedi del difensore avversario e da cui è scaturito il gol di Cellini, c’è quello che Pavanel ha messo nella testa di tutti noi, nei suoi ragazzi e in tutto l’ambiente. Se vogliamo è un’immagine che condensa tutta questa stagione (e non è un caso che l’abbia incarnata il nostro capitano): la voglia di crederci nonostante tutto.

 

E ora fino a sabato sera sarà giustamente festa; poi inizierà la stagione 2018-2019 ma questo patrimonio di solidarietà e di entusiasmo non va disperso. Arezzo con la sua scorza un po’ rude, schiva e talora (troppo spesso?) scettica, questa volta ha realizzato un sogno che altri non potranno nemmeno mai osare cominciare a sognare. Teniamocelo stretto questo futuro...

 

scritto da: Paolo Galletti, 10/05/2018





Arezzo, salvezza con il timbro di Pavanel

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