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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
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NEWS

La Badia di San Veriano

La Val Cerfone racchiude tanti scrigni preziosi disseminati in mezzo ai suoi lussureggianti boschi. Uno di questi, posizionato in splendida posizione panoramica, è la Badia di San Veriano.



La Badia è una delle più famose del territorio aretinoLa Val Cerfone racchiude tanti scrigni preziosi disseminati in mezzo ai suoi lussureggianti boschi. Uno di questi, posizionato in splendida posizione panoramica, è la Badia di San Veriano.
Per raggiungere il luogo bisogna dirigersi verso Palazzo del Pero e, anziché prendere il tratto aperto della Due Mari che si conclude alle Ville di Monterchi, si deve percorrere la vecchia SR 73. Poche centinaia di metri dopo la frazione di Molin Nuovo, dobbiamo svoltare a sinistra e salire per circa cinque chilometri. La strada è un po’ dissestata e per lunghi tratti priva di asfalto, ma vale la pena percorrerla.
La badia nacque intorno alla metà dell’XI secolo come edificio benedettino. È citata per la prima volta nel 1095, quando sono annotate delle donazioni ricevute dall’abate Eugubino. In questo periodo esisteva già anche la chiesa abbaziale triabsidata.
Il monastero di San Veriano in Aiole, questo è il suo nome completo, risulta per la prima volta collegato all’Eremo di Camaldoli nel 1113. Nel 1198 la Chiesa aretina ne entra in possesso, ma nel 1216 compare nuovamente in mano ai monaci, che ne fanno un centro camaldolese godente di larga autonomia.
Nel XIV secolo cominciò una forte crisi economica che si protrasse fino a tutto il Quattrocento. Agli inizi del secolo successivo, quindi, l’abbazia tornò a dipendere direttamente da Camaldoli, ma con la riforma dell’ordine avviata da Paolo Giustiniani e autorizzata nel 1520 da papa Leone X, fu unita alla badia fiorentina di Santa Maria degli Angeli.
Le tre absidi semicircolari risalgono all'XI secoloA partire dal Settecento il complesso religioso è ricordato anche come San Reveriano. Nel 1723 fu restaurato l’interno della chiesa secondo i canoni imperanti del periodo e nel 1790 partirono nuovi lavori che durarono fino al 1804. L’edificio sacro fu ridotto in lunghezza e larghezza, mentre le strutture del monastero furono stravolte. Nel 1808, a seguito delle soppressioni napoleoniche degli ordini religiosi, San Veriano divenne di patronato regio e così rimase per tutto il primo Novecento, svolgendo il ruolo di chiesa parrocchiale per le poche decine di anime che vivevano da quelle parti.
Nel Dopoguerra il forte spopolamento portò all’abolizione della parrocchia, ma il plesso fu mirabilmente recuperato. Vennero riportate alla luce le parti primitive, compresa la base di un campanile circolare di chiara influenza bizantina. Da segnalare che nel 1972 fu ritrovata, in un muro degli edifici attigui alla chiesa, un’urna cineraria etrusca. Negli ultimi anni alcune parrocchie aretine hanno preso in cura la canonica, risistemando i locali che oggi sono utilizzati per attività rivolte soprattutto ai giovani, compresi campi scout.
 Un capitello della cripta di influsso ravennateAnche dell’abbazia dell’XI secolo non è rimasto quasi niente, molte strutture della chiesa coeva sono invece miracolosamente sopravvissute, in particolare le tre absidi semicircolari e la cripta. Quest’ultima si trova sotto il presbiterio ed è un luogo di raro fascino, dove spiccano le volte a crociera e le due colonne centrali sormontate da capitelli troncoconici, abbelliti con motivi di derivazione ravennate, importati da Maginardo.  Tra il 1014 e il 1023, infatti, il grande architetto aretino era stato inviato dal vescovo di Arezzo Adalberto a Ravenna per studiare l’architettura romanico-bizantina.
All’interno della chiesa si segnala una statua della Madonna con il Bambino dalla storia curiosa. Come recita l’iscrizione sul piedistallo, fu rubata nel marzo del 1979 e in seguito abbandonata in un fosso, dove venne recuperata nell’agosto dello stesso anno.

scritto da: Marco Botti, 01/05/2009