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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
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Giacomo a Santorini
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Il balletto dell'orario, la giusta protesta, l'onestà del presidente. La vicenda adesso è chiusa

Quando si corre, capita di scivolare. L'importante è rialzarsi e riprendere la marcia. La Cava, accordando alla Pro Vercelli la cortesia di giocare alle 15 anziché alle 20.30, aveva commesso un errore in buona fede, aveva peccato di quella generosità istintiva che mesi fa l'ha spinto a salvare l'Arezzo a suon di bonifici. E' stato giusto manifestare dissenso, è stato bello essere ascoltati. Il calcio d'inizio alle 18 è un onorevole compromesso, figlio di un mea culpa che non tutti i patron del calcio avrebbero fatto. Ora guardiamo avanti



Quando si corre, capita di scivolare. L’importante è rialzarsi e continuare a correre. La vicenda dell’orario della partita tra Arezzo e Pro Vercelli sta tutta qua. Senza bisogno di andare a cercare complotti o alimentare retro pensieri. La società, nella persona del presidente La Cava (a quanto si deduce) aveva deciso di accordare una cortesia alla squadra avversaria che viene da parecchio lontano (e qui la responsabilità sta nelle menti perverse dei padroni del vapore che continuano ad ignorare la geografia). Ci possiamo credere, considerando che il presidente è un galantuomo ed è persona cortese di natura. L’avrà fatto d’istinto, con quella stessa generosità che tra febbraio e marzo l’ha portato a scendere al nostro fianco a suon di bonifici per cominciare a dare sostanza all’impresa impossibile della “battaglia totale”. Ci sta; però ha sbagliato.

 

Ha sbagliato perché non ha riflettuto sul fatto che quell’orario, a metà settimana, tagliava fuori l’80% dei sostenitori dell’Arezzo e che, a prescindere da abbonamenti e giornate amaranto, non era una cosa giusta perché la componente fondamentale del gioco del pallone sta sulle tribune. Quello che fa la differenza sta sulle tribune, nelle curve. Basta andare con la mente al fastidio fisico provato ad Alessandria contro la Juve B (e denunciato anche dai giocatori) in un contesto quasi asettico e dopolavoristico e confrontarlo con l’adrenalina pura di Siena. Giocare alle 15 avrebbe significato privare la grande maggioranza di noi della gioia di esserci, della tensione della partita, della voglia di cantare per la nostra squadra. Per questo la scelta era sbagliata ed altrettanto lo è stato dichiararsi stupiti delle reazioni che erano invece ampiamente prevedibili. Però, a differenza di un recente passato, la presidenza non ha tirato diritto, non ha ignorato le lamentele , non ha detto “l’Arezzo è mio e faccio come mi pare”. La società, e il presidente in primis, si sono attivati e hanno raggiunto quello che a tutti credo possa apparire come un onorevole compromesso.

 

Non solo, Giorgio la Cava si è assunto la responsabilità dell’accaduto chiedendo scusa, roba che in Italia accade praticamente mai e che gli fa quindi onore. A questo punto è giusto considerare la vicenda chiusa. E’ stato giusto protestare, è stato bello vedere che siamo stati ascoltati. Ora si deve tornare a concentrarsi sul tifo da fare e sul sostegno alla squadra in queste partite complicate che ci aspettano. Si deve tornare a chiedere la mobilitazione più ampia per una squadra che la merita per come gioca e per una società che lo merita per come si muove. Non si tratta di ridimensionare quanto accaduto. Si tratta di dare il giusto valore alla luce di come si sono evolute le cose. Ognuno di noi ha nel cuore solo ed esclusivamente il bene dell’Arezzo calcio. Chi ha questo sentimento non può che guardare avanti e riprendere a correre insieme a Dal Canto, ai suoi ragazzi e anche a Giorgio la Cava. Senza voltarsi indietro, con l’obiettivo di conquistarsi il futuro.

 

scritto da: Paolo Galletti, 04/11/2018





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