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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
MONDO AMARANTO
Andrea all'Isola del Giglio
NEWS

Tredici giornate e un Arezzo che ci ha conquistato. Adesso guai a chi tocca il giocattolo!

La squadra che esce dal poker di “partitone” con 8 punti e persino qualche rammarico sta dimostrando di essere forte e coesa, ben costruita e ben guidata, capace di applicazione costante e di miglioramenti visibili partita dopo partita. Si tratta di tenere fede agli impegni solennemente assunti in piazza Grande in una felice serata di maggio e, sul mercato, resistere alla tentazione di monetizzare subito con qualche cessione pregiata, scongiurando così il rischio di un ridimensionamento



E adesso guai a chi tocca il giocattolo! Eh sì, perché l’Arezzo che esce dal poker di “partitone” con 8 punti e persino qualche rammarico sta dimostrando di essere un gruppo forte e coeso, ben costruito e ben guidato, capace di applicazione costante e di miglioramenti visibili partita dopo partita. Il tutto senza poter disporre da inizio stagione di alcuni elementi presi per dare valore aggiunto (Burzigotti e Salifu) e, da ormai più di un mese, dei due elementi qualitativamente più forti ed esperti del reparto centrocampo-attacco. Crescono a vista d’occhio i baby arrivati poco meno che come oggetti da identificare. Pinto è ormai largamente oltre la sufficienza in ogni partita da inizio campionato, Sala cresce incontro dopo incontro, Buglio pure, Basit anche. Persano va a corrente alterna ma intanto ha segnato tre gol pesanti e Zini, fermato in avvio da un infortunio, ha dimostrato anche a Piacenza di poter rappresentare un prospetto di sicuro valore.

 

La cosa bellissima di questa squadra è che quando va in campo non si snatura mai, gioca secondo un canovaccio definito ed evidentemente ben assimilato sia tatticamente che mentalmente. Si affrontano formazioni con gente che bazzica il calcio professionistico da decenni e la differenza non si vede, anzi domenica scorsa la squadra cinica che attende, gestisce e colpisce quando è il momento è stato proprio l’Arezzo dei ragazzini. Chiaro poi che se è vero che fino ad oggi abbiamo fatto tantissimo (e il primo posto, fittizio o no, ne è conferma), altrettanto vero è che non abbiamo ancora fatto niente. Quindi è corretto l’atteggiamento di Dal Canto e dei giocatori che mantengono i piedi ben piantati per terra e limitano il loro obiettivo ai novanta minuti successivi, però che ci si lustrino gli occhi e ci venga l’acquolina in bocca ci verrà concesso.

 

Per queste ragioni diventa oggi fondamentale che su questa bella macchina che corre e che ci fa tornare a sognare mettano le mani solo coloro che l’hanno pensata e fatta andare; ovvero Ermanno Pieroni (con l’ausilio di Testini) e Alessandro Dal Canto. Il resto, che si tratti di amministratori o di tifosi, si deve affidare a chi sa. Lo abbiamo fatto questa estate, quando ancora ebbri dell’impresa compiuta avremmo firmato col sangue una stagione di tranquillità e zero patemi, dobbiamo farlo oggi che la classifica brilla, la squadra gioca e vince e il cuore ci porterebbe a chiedere ancora di più. Si comincia a parlare del mercato di gennaio che ormai è alle porte e che forse dietro le quinte è anche già avviato. Sarà una fase delicatissima, dalla quale potremmo uscire più forti o ridimensionati e non è detto che le due cose corrispondano necessariamente con l’arrivo o meno di calciatori di livello.

 

Vado a tradurre: saremo più forti se ci saranno inserimenti mirati soprattutto a non alterare coesione e solidità del gruppo. Ad oggi il mister è stato bravissimo a gestire i suoi numerosi “figli” tenendo tutti sulla corda e ottenendo che si creasse quella particolare alchimia che in termine pallonaro si traduce spesso col nome di “spogliatoio” e questo valore intangibile ma fondamentale va salvaguardato ad ogni costo, anche scegliendo di andare avanti così come siamo che sarebbe un’altra maniera di ripresentarsi il 23 gennaio più forti di prima. Il rischio ridimensionamento, a contrario, si avrebbe qualora questo equilibrio si spezzasse per qualche motivo oppure nel caso in cui si decidesse di monetizzare subito qualche pezzo pregiato per far quadrare i conti fino a fine stagione.

 

La prima ipotesi si spiega da sola, la seconda chiama in causa la società e i suoi potenziali sostenitori (locali o no poco importa): se, come si è detto più volte, il budget nella costruzione del gruppo è stato rispettato assicurando costi sostenibili (secondo progetto) il problema non dovrebbe sussistere. Si tratta di tenere fede agli impegni solennemente assunti in piazza Grande in una felice serata di maggio. Atteggiamenti differenti significherebbero passi indietro che al momento non solo sono incomprensibili ma che risulterebbero anche ingiustificabili. La regola che valeva per Ferretti (e prima di lui e dopo di lui per qualunque presidente) è sempre la stessa: una squadra di calcio non è una proprietà privata, a dispetto delle scritture notarili e delle quote sociali.

 

Una squadra di calcio è un simbolo, è un’identificazione, è un valore per un territorio ed una comunità. Quando si riesce a creare, come accaduto fino ad oggi grazie alla spinta di Giorgio La Cava e Massimo Anselmi, alla preparazione di Pieroni e Testini, alla professionalità di Dal Canto e dei suoi ragazzi ed infine alla passione della tifoseria un afflato comune, una sinergia capace di raddoppiare il valore di ciò che si fa, sarebbe un delitto metterci le mani sopra e smontare il giocattolo. E sarebbe imperdonabile.

 

scritto da: Paolo Galletti, 30/11/2018





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