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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
MONDO AMARANTO
Margherita, Angiolo e Sara - Bruxelles
NEWS

Entusiasmo, pensieri proibiti e una squadra che va. La gente ha voglia di ballare sul mondo

La vittoria di Piacenza è ancora lì, negli occhi e nella mente. L'Arezzo dopo tredici giornate è primo in classifica e, al netto degli asterischi e dei recuperi da giocare per le concorrenti, è un primo posto strameritato. E' per questo che il pubblico culla sogni bellissimi e da sussurrare a bassa voce. E' per questo che oggi servirà la spinta della tifoseria. Zero mugugni, zero sbuffi: in vetta si sta proprio bene e l'obiettivo è restarci!



La vittoria di Piacenza è ancora lì, negli occhi e nella mente. Quell’uno-due terrificante ha messo a dura prova anche gli aretini sistemati nel settore, che non hanno potuto neanche riprendere fiato dopo aver festeggiato il gol di Sala che Brunori l’ha schiaffata dentro di nuovo: l’apnea più piacevole di sempre! Dopo un successo così, in trasferta, contro una squadra candidata a lottare per la promozione sulla carta e sul campo, è normale che si insinuino pensieri proibiti, anche se il campionato è ancora lunghissimo, anche se continuiamo a dirci che ci manca qualcosa rispetto a un gruppetto di squadre più attrezzate e che puntano alla B senza mezzi termini, anche se veniamo da un passato tremendo e logica vorrebbe che andassimo per gradi. Si insinuano inevitabilmente quando affronti una dietro l’altra quattro corazzate e non perdi mai, anzi ne vinci due e non vinci le altre due per un nonnulla.

 

Si insinuano quando dopo tredici partite ne hai persa solo una e peraltro in un modo che immeritato e beffardo è dire poco. Insomma, dopo questo miniciclo devastante il fatto di essere lassù non può essere più un caso e la classifica non è più così virtuale. Ok, ancora un po’ lo è, ancora ci sono squadre come Pro Vercelli e soprattutto Entella che devono recuperare alcune partite e sono già in agguato, ma la vittoria al Garilli è la dimostrazione che siamo primi con merito, che possiamo dire di essere la capolista senza troppi asterischi ancora da tenere in considerazione. Ed ecco quindi che ora arriva la Pro Patria, prima avversaria di una serie di partite da disputare in un mese freddo meteorologicamente ma caldissimo per animo, classifica, ambizioni e quant’altro.

 

La maggior parte di queste partite le giocheremo in casa e allora dovremo sfruttare questa particolare combinazione per fare quanti più punti possibile. Se vogliamo rimanere lassù e se vogliamo continuare a ballare, quella di oggi è una partita da vincere con le buone o con le cattive. Attenzione, però: abbiamo già potuto constatare che più che mai nel nostro girone non ci sono partite facili e non esistono squadre materasso. Nessuna partita è già vinta prima del fischio d’inizio, a maggior ragione quest’anno e contro queste avversarie. Non c’è nulla di scontato e nulla di dovuto, nessuno regala niente e non ci dobbiamo credere più forti di nessuno: sarebbe il nostro errore più grande, perché la forza di lottare e superare i propri limiti ce l’hai quando pensi di potertela giocare con chiunque ma senza la presunzione di essergli nettamente superiore. La Pro Patria sarà presumibilmente un altro Arzachena, un altro Albissola, un altro Cuneo… partite in casa toste e scorbutiche in cui serve molta pazienza e tanta testa.

 

Questo il pubblico, si spera più numeroso ancora rispetto alle ultime uscite, lo deve capire, incitando la squadra anche se la palla non vuole entrare, anche se dovessimo far fatica ad aprire la difesa, anche se il tabellino non dovesse sorriderci fin da subito. Zero mugugni, zero sbuffi, zero puzza sotto al naso. Lottare, spingere, sostenere, incitare: questo dobbiamo fare, questo è ciò che serve. E a partita finita speriamo di abbracciarci, alzare le braccia al cielo, chiamare la squadra sotto la curva più e più volte, guardare la classifica e vederci ancora lassù, almeno per un’altra giornata a goderci il momento e cullare questo sogno impronunciabile, proibito, praticamente intoccabile per pudore e scaramanzia. Però, cavolo, in testa si sta proprio bene: è un habitat perfetto, è un terreno fertile e perciò forza citti, facciamo di tutto per restarci!

 

scritto da: Luca Amorosi, 02/12/2018





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