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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

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Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
MONDO AMARANTO
Matteo sulle nevi di Alleghe
NEWS

Gioco logico, il fango della Russia, le trote, gli ostacoli del cuore. Mister Dal Canto si racconta

L'allenatore ha rilasciato una lunga intervista a GianlucaDiMarzio.com, ripercorrendo le tappe di una carriera cominciata da un picco troppo alto e passata attraverso qualche discesa. L'hobby della pesca e il rapporto con Cutolo, l'esperienza all'Uralan e le ablazioni ventricolari a vent'anni, la Juventus e l'applicazione tecnica dell'Arezzo: tante storie in una storia sola



Alessandro Dal Canto, 44 anni, due anni di contratto con l'ArezzoLa carriera, l'Arezzo, il rapporto con la squadra, la filosofia di gioco, l'esperienza in Russia, l'hobby della pesca: Alessandro Dal Canto ha rilasciato una lunga intervista a Lorenzo Buconi di GianlucaDiMarzio.com, raccontando un po' della sua vita fino agli ostacoli del cuore, superati con qualche ansia quando aveva appena vent'anni. Ecco alcuni estratti dell'articolo.

 

 

L'ESORDIO A PADOVA - “A 36 anni subentrare in serie B forse è stato troppo precoce. Io allenavo la Primavera, dalla mattina alla sera mi trovai dall’allenare i ragazzini nei campetti del padovano alla prima squadra che poi perse gli spareggi per la serie A. Questo picco della mia carriera poi l’ho pagato, perché quando ti trovi ad andar troppo in alto, stai sicuro che in futuro sei costretto a scendere e questo passaggio non è né facile né bello. Quest'anno mi sono ritrovato con Cutolo e gli ho detto che lui non centra niente con la serie C: meglio per me che ce l’ho e me lo tengo strettissimo”.

 

LA RUSSIA -  “Lascio da parte l’aspetto calcistico, alla fine è durata relativamente poco. Voglio sottolineare che è stata un’esperienza di vita forte. Il primo giorno che arrivai ad Elista, nella Calmucchia, pieno deserto stepposo, ebbi davanti a me uno scenario da film horror. Era metà marzo, la neve si stava sciogliendo e si mescolava con il fango, creando un impatto visivo davvero pesante. Il primo giorno ammetto di esser stato almeno quattro ore a ripeter tra me e me: chi te lo ha fatto fare? Ma poi verso la fine capisci che sono esperienze che servono. Serve uscire dall’uscio di casa, serve uscire dalle comodità, serve rimetter in gioco le nostre certezze, serve sporcarsi la faccia e lì di fango davvero non mancava. L’Uralan, così si chiama la squadra dove ho giocato, è stata una palestra di comportamenti essenziale nella mia vita”.

 

LA PESCA - “Ho due gruppi WhatsApp, uno della caccia e l’altro della pesca, con i quali ci scambiamo le dritte sui luoghi. Dove vado meglio? Mah, cinquanta e cinquanta, anche se il mio cavallo di battaglia è la pesca della trota… Se non avessi fatto l’allenatore mi sarei dedicato a caccia e pesca h24, stile protagonista di Into The Wild”.

 

GLI OSTACOLI DEL CUORE -  “Il problema al cuore che ho avuto a vent’anni ha aperto in me una nuova linea di pensiero. Mai prendersi troppo sul serio, bisogna vivere con leggerezza e pensare sempre, quando ci infervoriamo per le bagattelle quotidiane, che nella vita ci possa essere di peggio. A vent’anni due ablazioni ventricolari: è stato un momento duro, terribile, il mondo non ti crolla addosso ma quasi. Menomale che quella Torino, dove mi scoprirono questo problema, mi ha regalato anche grandi soddisfazioni! L’esperienza alla Juventus, prima da calciatore e poi da allenatore della Primavera, è stata incredibile. La Juventus ha un altro passo, in quell’ambiente respiri aria di vittoria in qualunque cosa tu faccia, anche quando pranzi a Vinovo. Io ho fatto una fatica bestia a lasciarla la scorsa estate”.

 

L'AREZZO – “Quello che mi ha più stupito di questi ragazzi è l’applicazione tecnica, oltre ogni più rosea aspettativa. Sono un gruppo fantastico, tutti bravi ragazzi, a volte forse pure troppo (ride). Giochiamo con leggerezza, ci divertiamo, io la chiamo responsabilità piacevole. Mi piace questa ricerca del possesso palla, ma non sono uno di quelli che ha moduli prestampati, di quelli che o si fa come dico io o niente, se ho la possibilità di approntare una certa filosofia di gioco è solo grazie alle abilità dei ragazzi, altrimenti sarei uno stupido. Non mi piace il calcio meccanico, amo il gioco logico, intelligente e ragionato. Con leggerezza e senza mai prendersi troppo sul serio”.

 

scritto da: La Redazione, 04/04/2019





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