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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
MONDO AMARANTO
Nicoletta con Floro Flores
NEWS

Aretinamente Sarri. Dal muro di Stia al grande calcio, una carriera scritta in trent'anni

Napoletano per l'anagrafe, valdarnese per la parlata, mezzo fiorentino per la residenza in quel di Vaggio, il neo allenatore della Juventus è assolutamente aretino per la formazione calcistica. Questa provincia non gli avrà offerto le prelibatezze di una terra abituata a galleggiare in alto, ma lo ha impastato di genuinità, di saggezza popolare, di rapporti umani, di campanile e di sana attitudine alla polemica. Empoli il crocevia della carriera, in una piazza che ha trovato quell'elisir di felicità pallonara che Arezzo insegue, invano, da sempre



Napoletano per l'anagrafe, valdarnese per la parlata, mezzo fiorentino per la residenza in quel di Vaggio, Maurizio Sarri è assolutamente aretino per la formazione calcistica. Oggi che il mondo dei media ne scopre (ma serebbe meglio dire riscopre) vezzi, scaramanzie e filosofie tattiche, fa ancora più impressione leggere tra le tappe della sua ascesa Stia e Faellese, Cavriglia e Tegoleto, Sansovino e Sangiovannese

Da burbero qual era, poco incline alle smancerie, da allenatore concreto e pragmatico, ortodosso tatticamente, è diventato per certa letteratura sportiva un mito vivente, un personaggio capace di andare oltre gli steccati del calcio, tant'è che la sua scalata al successo è stata interpretata addirittura come una scalata al potere.

Al di là delle iperboli, Sarri è effettivamente il protagonista di una bella parabola professionale. E non tanto per il suo passato in banca, che comunque rappresenta uno spunto interessante, quanto per il presente costruito passo dopo passo, grazie a quel percorso ormai desueto che si chiama gavetta.

Un gradino alla volta, Sarri è riuscito a salire in alto, lasciandosi alle spalle i successi e i campi polverosi dei dilettanti, ma anche gli esoneri della serie B e della serie C, fino ad arrivare al top a sessant'anni suonati, in barba al nuovo che avanza e alla moda degli ex calciatori catapultati in fretta e furia su grandi panchine.

Arezzo, sul piano calcistico, non gli avrà offerto le prelibatezze di una provincia abituata a galleggiare in alto, ma lo ha impastato di genuinità, di saggezza popolare, di rapporti umani, di campanile e di sana attitudine alla polemica

Nelle tre stagioni a Napoli, e anche nell'ultima al Chelsea, queste caratteristiche se l'è portate dietro, infilandole dentro l'Europa League che ha rappresentato il suo ultimo e decisivo salto di qualità verso la Juventus, perché a certi livelli anche il palmarès ha la sua importanza. Dal muro di Stia a un metro dal fallo laterale, che se arrivi lungo ci vai a sbattere addosso, a CR7: il passo è lungo trent'anni ed è un cerchio che si chiude.

Per chiudere, due riflessioni. La stagione amaranto di Maurizio Sarri, vissuta in drammatica e inopinata alternanza con Antonio Conte, sta allungando i tentacoli anche all'oggi e i due continuano a vivere carriere intrecciate, con la cronaca che si diverte a metterli uno contro l'altro, quasi che quell'annata 2006/07 sia stata così paradossale e inspiegabile da non finire mai.

La seconda riflessione riguarda Empoli, vero crocevia della vita professionale di Sarri. Lì hanno trovato l'elisir della felicità e da anni fanno calcio vero, alimentando un circolo virtuoso che non s'interrompe mai. E' quello che dovrebbe fare Arezzo e che non fa mai. Quali siano le differenze, magari, le chiederemo a Sarri se un giorno tornerà da queste parti.

 

scritto da: Andrea Avato, 16/06/2019





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