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Giovanili, Orgoglio Amaranto, Museo: sul tavolo del presidente c'è il progetto di Anselmi

E' stata una stagione in saliscendi per l'ex vicepresidente: dall'onda lunga della battaglia totale alle frizioni invernali dentro la società, passando per l'uscita dal Cda e il sogno della promozione sul campo. Adesso i rapporti con La Cava sono tornati buoni e la proposta presentata dall'imprenditore aretino all'assemblea dei soci è molto ampia: sviluppo del vivaio tramite investimenti sui tecnici e sulle strutture, coinvolgimento di ex amaranto, valorizzazione del territorio. ''Le Caselle deve diventare la casa dell'Arezzo''



Massimo Anselmi e Giorgio La Cava, soci fondatori della Ss Arezzo insieme a OAE’ stata una stagione in saliscendi per Massimo Anselmi. Dall’onda lunga della battaglia totale alle frizioni societarie dell’inverno, fino all’uscita dal consiglio d’amministrazione e al sogno
della serie B. L’ultima fase ha segnato un riavvicinamento con Giorgio La Cava, tant’è che sul
tavolo dell’assemblea dei soci, la scorsa settimana, proprio Anselmi ha messo un progetto
riguardante il settore giovanile.

 

Insomma, il calcio ha guadagnato un tifoso in più. Come sono stati questi mesi?

Intensi. Mi ero convinto a partecipare direttamente al nuovo Arezzo dopo le emozioni della
salvezza a Carrara e il sollecito pervenuto come imprenditore della città. Avrei dovuto entrare con il 10%, l'ago della bilancia di due soci a pari quote, poi l’altro gruppo interessato a una partecipazione paritaria a quella di Giorgio La Cava fece marcia indietro e il presidente mi convinse a salire al 20. Accettai perché in quel momento l’idea comune era di fissare budget precisi e di condividere le scelte sulla gestione della società. Di qui la nascita del consiglio d’amministrazione con Giorgio, Orgoglio Amaranto e il sottoscritto, definendo fin dalla sua costituzione le regole, i compiti e le deleghe.

Invece?

Beh, quel che è successo lo sanno tutti, ma non voglio entrare di nuovo in questioni economiche che sono state già abbondantemente affrontate. Sicuramente mi sarei aspettato un margine decisionale più definito, un confronto onesto sulle strategie societarie, condivisione sulle scelte e il rispetto dovuto a un socio. Ho finanziato circa 400mila euro senza essere più informato né interpellato, apprendevo notizie inerenti alla società attraverso i media e questo mi ha indotto a prendere la decisione, in un paio di circostanze, di non finanziare chiedendo una maggiore considerazione. Purtroppo la risposta è stata “zitto e paga”. Mi è dispiaciuto soprattutto perché ne ho avuto un danno d’immagine con Arezzo e con gli aretini. Ma questo è il passato, guardiamo al futuro.

 

l'ex vicepresidente con Stefano Turchi, presidente del Museo AmarantoEcco, cosa c'è nel futuro suo e come si immagina quello dell'Arezzo?

Innanzitutto credo che anche Giorgio abbia capito. Per me era diventato inutile versare soldi a fondo perduto. Non sono un bancomat, sono un imprenditore: devo avere un obiettivo e verificarne passo passo il raggiungimento. Altrimenti è assurdo.

Nasce da qui il progetto del settore giovanile?

Sì, ci sto pensando da quando ho lasciato il Cda. A Giorgio ho spiegato che sono disponibile a ridurre il mio pacchetto di quote se può servire a far entrare nuovi soci con capitali freschi. Però non vorrei lasciare l’Arezzo.

Il progetto come sarebbe articolato?

Ho proposto di occuparmi a tutto tondo dello sviluppo del settore giovanile, con gli investimenti necessari oltre alle sponsorizzazioni che sono sicuro di trovare e che contribuirebbero a coprire le spese di gestione. Il nostro settore giovanile ha bisogno di una casa e quella casa è a Le Caselle. Il progetto di riqualificazione c’è, dobbiamo cominciare i lavori prima possibile, coinvolgendo anche Orgoglio Amaranto: il centro sportivo deve diventare un'incubatrice di talenti che possa attrarre anche giovani provenienti da altre società, ovviamente creando accordi per il conseguimento dei risultati.

Come se l'immagina questa casa?

Immagino lì la sede del comitato, per iniziare. E tutte le attività legate al bar, alla ristorazione, alla club house potremmo organizzarle in collaborazione con OA. Da parte dei membri del direttivo, ho trovato la massima disponibilità e li ringrazio.

 

la sede attuale di OA allo stadioE dal punto di vista tecnico?

Il presupposto cardine è che il vivaio debba ruotare intorno al nostro territorio: staff, educatori, istruttori, ragazzi devono essere prevalentemente di qui. Dobbiamo valorizzare le nostre risorse. Abbiamo aretini doc e d'adozione ai quali dobbiamo dire grazie come tifosi e che possiamo coinvolgere con ruoli decisionali veri, non di facciata. Il mio obiettivo è mettere in contatto passato e futuro. Non c'è l'uno senza l'altro e la realtà del Museo Amaranto potrebbe rendere questa connessione un vero e proprio successo.

E' vero che ha pensato di coinvolgere anche Menchino Neri?

Fare i nomi ora non sarebbe corretto. Lui per noi aretini rappresenta il mito, ma ci sono anche molti altri ex amaranto che potrebbero arricchire questo progetto. Vorrei coinvolgere anche Emiliano Testini.

Come?

E' il direttore sportivo, sarebbe un trait d’union perfetto con il direttore generale Pieroni, con l’area tecnica della prima squadra per tutto ciò che concerne la parte sportiva e legata allo scouting.

Sul piano gestionale, il settore giovanile farebbe vita autonoma?

Dovrebbe avere di sicuro un conto corrente apposito, come era stato deciso un anno fa, camminare con le proprie gambe. E’ ovvio che la Ss Arezzo sarebbe proprietaria dei cartellini dei ragazzi e gli introiti di ipotetiche, future cessioni andrebbero in toto alla Ss Arezzo.

Il progetto è piaciuto al presidente?

Mi è sembrato di sì. Aggiungerei non solo a lui ma anche a Orgoglio Amaranto e ai consulenti che erano al tavolo quel giorno. Ci siamo detti di riparlarne nel giro di una settimana, spero che la
risposta di Giorgio sia positiva. Per me ma anche per l’Arezzo sarebbe un bel punto di svolta.

 

scritto da: Andrea Avato, 30/06/2019





Il progetto di riqualificazione a Le Caselle
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