Atlantide ADV
AMARANTO TV

SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
MONDO AMARANTO
Alessandro e 50 anni di fede amaranto
NEWS

Pavanel, è sempre un piacere. L'Arezzo, la Triestina, la sosta, il futuro: intervista al generale

Nel momento di pausa forzata, abbiamo chiamato uno dei protagonisti della ''battaglia totale'', un allenatore tra i più amati dal pubblico aretino. ''Le porte chiuse possono cambiare i destini dei campionati, le incognite aumentano. Io sono fermo dopo l'esonero: alle prime difficoltà mi hanno fatto fuori e mi sarei aspettato un aiuto maggiore dopo la finale col Pisa di pochi mesi prima. L'Arezzo lo seguo, l'obiettivo devono essere i play-off, poi non si sa mai. Un mio ritorno? Nel destino di ognuno di noi ci sono posti dove vai oltre l'immaginabile. In amaranto mi è successo questo e quindi chissà...''



la gioia di Pavanel al fischio finale della partita di Carrara

Massimo Pavanel è uno degli allenatori più amati ad Arezzo. La “battaglia totale” condotta nella prima metà del 2018 e vinta a Carrara con il raggiungimento di una salvezza per certi versi incredibile gli ha regalato un posto privilegiato nel cuore di ogni tifoso amaranto. Ora il “generale” è alla finestra dopo l’esonero di Trieste, pronto a ributtarsi nella mischia con il solito entusiasmo di sempre. La pausa forzata del campionato ci ha dato l’occasione di fare con lui una lunga chiacchierata, come sempre estremamente piacevole, sull’Arezzo e la Lega-Pro in generale.

 

“Io l’ho vissuto personalmente proprio ad Arezzo – esordisce mister Pavanel – e so che un campionato con periodi inattesi di sosta è sempre un’incognita. Il torneo sarà inevitabilmente “influenzato”, permetti il gioco di parole, da questa situazione. Possono intervenire una miriade di componenti: chi è più forte, chi è più motivato, chi sarà più bravo a tenere alta la tensione potrà alla fine avere dei vantaggi e sovvertire magari certe gerarchie che sembravano ormai consolidate.”

Anche giocare a porte chiuse cambierà le carte in tavola?

“Si, anche se in questa categoria probabilmente lo farà in maniera minore. Certo, quando giochi in casa sotto la tua curva qualcosa cambia nell’avere o non avere il pubblico al tuo fianco. L’avversario ha meno pressione, certe decisioni al limite possono essere interpretate diversamente: non è quindi la stessa cosa giocare a porte chiuse.”

Il girone B dove hai cominciato la stagione sulla panchina della Triestina è forse il più incerto di tutti.

“E’ certamente il raggruppamento dove ci sono più formazioni blasonate. Molte di queste oltretutto erano partite per vincere: Padova, Triestina, Carpi, Vicenza, Reggiana sono squadre che rappresentano grandi piazze e che rendono di conseguenza il girone più difficile. Se penso per esempio alla mia esperienza a Trieste, dico che l’errore più grande di quest’anno è stato considerarsi i favoriti per la vittoria finale. Ho cercato tutta l’estate di mettere le mani avanti cercando di far capire che non poteva essere una passeggiata, ma purtroppo la fame di vittorie ha prevalso su tutto e ho pagato con l’esonero il primo momento difficile della stagione.”

 

allo stadio ''Rocco'' sulla panchina della TriestinaRammaricato per come è finita?

“Ci voleva molta più calma e più fiducia nel gestire le prime difficoltà. Come ho sempre detto, se tutte le componenti che ruotano attorno ad una squadra di calcio remano nella stessa direzione, riesci a passare anche i momenti più difficili e trasformarli in energia positiva. Se così non è, diventa impossibile andare avanti.”

La sconfitta della scorsa stagione nella finale play-off contro il Pisa ha contribuito ad alimentare questo clima di attesa esagerata?

“Non discuto il verdetto dell’anno passato: il Pisa era una squadra forte e preparata che ha vinto con merito, anche se un paio di episodi potevano far pendere la bilancia dalla nostra parte. Diciamo che se ci fosse stato il VAR forse l’epilogo sarebbe stato diverso. Alla fine per noi quella sconfitta è stata moralmente come una retrocessione. Considerato poi che dopo 20 giorni eravamo già in campo per iniziare la nuova stagione, capisci che era difficilissimo resettare e ripartire con nuovo entusiasmo. Forse era meglio cambiare tutto oppure vivere ogni situazione con meno tensione e meno pressione. Eravamo partiti discretamente e anche le avversarie ci definivano la squadra da battere. Così al primo intoppo è saltato tutto. Alla fine mi aspettavo un po’ più di aiuto da parte della città, aiuto che pensavo di essermi meritato sul campo.”

Al sud la Reggina reggerà fino alla fine?

“La Reggina sta facendo qualcosa di straordinario. Sono amico di mister Toscano e quindi la seguo con attenzione. Vedo la partecipazione di tutto l’ambiente e credo che ci siano le componenti per vincere il campionato, anche se in quel girone il Bari è squadra che può vincerle tutte. Però il vantaggio che i calabresi si sono ad ora guadagnati sul campo, unito all’entusiasmo della piazza, penso che possa fare la differenza, anche se la Reggina dovrà sudarsela fino all’ultima giornata.”

Arriviamo all’Arezzo. Che idea ti sei fatto degli amaranto?

“Penso che Di Donato abbia fatto un ottimo lavoro. Non era facile dopo la splendida annata dello scorso anno ripartire con un nuovo allenatore e con la rosa rifondata. L’inizio è stato un po’ difficile ma era preventivabile: in quel momento è stata brava la società a mantenere la calma e credere nelle scelte fatte. Lo ripeterò fino alla noia: se nei momenti difficili non si cerca di vedere i lati buoni che comunque ci sono e mettere da parte le criticità non si va da nessuna parte. E tutte le componenti, dal singolo tifoso al presidente, passando per stampa e città, devono remare dalla stessa parte.”

Che obiettivo può avere l’Arezzo quest’anno?

“Arrivare ai play-off nella migliore posizione possibile e dare fastidio a chiunque nella lotteria finale. Credo che in definitiva fosse poi questo il primo obiettivo della società.”

 

lo striscione dei tifosi amaranto dopo l'annuncio dell'addioIl girone A è effettivamente il meno competitivo?

“Il campionato ad oggi ha detto questo, anche alla luce degli investimenti fatti dalle avversarie del Monza. Tolti i brianzoli, le altre sono un po’ tutte sullo stesso livello. Siena, Novara, la stessa Carrarese che erano le squadre più accreditate per dare noia alla capolista sono venute meno e quindi le primissime posizioni sono alla portata di molte formazioni. E’ vero che poi ai play-off ti confronterai con le migliori degli altri gironi, ma gli spareggi sono una brutta bestia che mettono in gioco migliaia di variabili. Infortuni, condizione fisica, morale sono fattori che indirizzano inevitabilmente i play-off in un verso o nell’altro. Arrivare secondo ti dà dei vantaggi ma ti tiene fermo tanto tempo e non sempre questo è positivo. Viceversa, arrivare da una posizione più scomoda può allentare le pressioni e aumentare l’entusiasmo cammin facendo. Questo per dire che in un play-off non c’è mai un verdetto scontato.”

Pronto mister a tornare in sella l’anno prossimo?

“Sicuramente. Quando venni via da Arezzo scelsi Trieste per i motivi che a suo tempo spiegai a tutti. Ora i miei figli sono più grandi e si può mettere in cantiere anche qualche spostamento più lungo.”

Che ricordi hai oggi di quell’incredibile avventura di due anni fa?

“Tanti, sempre vivi e bellissimi. Me li porterò dietro per tutta la vita, mi sembra che sia passato un giorno dalla partita di Carrara. Ogni tanto mi riguardo i filmati di quella stagione: questo mi dà carica e mi riempie di gioia. Quando hai fatto qualcosa di straordinario assieme ad una città intera, resta per sempre indelebile dentro di te.”

La faresti un’altra esperienza ad Arezzo?

“Resto e resterò sempre legato ad Arezzo in maniera viscerale. C’è però sempre il pensiero che una seconda esperienza meno felice possa cancellare quanto di buono è stato fatto precedentemente. Nel calcio per rovinare qualcosa di straordinario basta un attimo. Questo è il rischio che si corre nel tornare in un posto che ami e dove sei stato bene. A me però i rischi nella vita piace prenderli. L’attuale guida tecnica dell’Arezzo la considero ottima e va bene così, ma se in un futuro ci fossero le condizioni giuste potrei certamente valutare un ritorno. Sarebbe il massimo poter vivere un campionato da protagonista assoluto sulla panchina amaranto, diciamo una cavalcata vincente alla Somma non sarebbe affatto male come idea.”

Allora ti aspettiamo mister…

“Ci sono nella vita e nel destino di ognuno dei posti dove riesci a rendere oltre l’immaginabile. Sono dinamiche difficili da spiegare ma che esistono davvero. Quando arrivai ad Arezzo, dopo pochi giorni mi accorsi che la gente mi voleva bene pur non avendo ancora fatto niente. Questa cosa mi dette una motivazione incredibile che riuscii a trasferire a tutti coloro che mi stavano intorno. Come dice Klopp, uno è responsabile dell’ambiente in cui entra ed il suo umore condiziona chiunque ne faccia parte. Se io sono l’allenatore ed entro dentro uno spogliatoio, devo essere consapevole che tutti si aspettano un mio segnale, una mia smorfia. Se tu sei quello che ci credi di più, riesci a convincere e a trascinare tutti nel fare anche le cose più incredibili. Questa lezione l’ho imparata sulla mia pelle ad Arezzo ed è la regola più importante quando lavori in un gruppo. Ecco perché ad Arezzo probabilmente tornerei senza pensarci troppo.”

 

scritto da: Simone Trippi, 09/03/2020





Massimo Pavanel, una giornata che resterà nella storia
comments powered by Disqus