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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
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Arezzo, adesso serve credibilità. Le scelte da fare, in campo e fuori. E la vittoria che manca

La separazione con De Vito rimette sul piatto il padre di ogni problema: la gestione dell'area tecnica. Ora ci vuole uno in grado di rassicurare la piazza. Che abbia esperienza. Che conosca le sfumature del calcio. Una decisione che non vada in questa direzione sarebbe rischiosa ai limiti dell'incoscienza. Dal campo intanto arrivano segnali negativi e qualche sprazzo di positività. La sensazione è che il valore dei singoli sia superiore a quanto esprime la squadra. O forse occorre solo un successo pesante che alleggerisca la testa



1. La separazione con De Vito, al quale vanno tutti gli auguri del mondo per le sue questioni familiari, rimette sul piatto dell'Arezzo il padre di ogni problema: la gestione dell'area tecnica. Il periodo è delicatissimo su due versanti soprattutto (panchina e mercato) ma con mille risvolti da tenere di conto. Chi subentrerà a De Vito dovrà decidere se confermare Mariotti, sulla base di quali considerazioni e come tutelarlo; se cambiare allenatore, sulla base di quali motivazioni e con chi rimpiazzarlo. Avra il compito di individuare i punti deboli della squadra e quali giocatori mettere in uscita per la campagna trasferimenti di dicembre, oltre a quali acquisti preparare. C'è da gestire una rosa composta per lo più da elementi di valore e d'esperienza, molti dei quali hanno già vinto la serie D, che hanno personalità e caratteri strutturati. C'è pure, compito fondamentale, da gestire una piazza scottata dalla retrocessione di primavera, che cerca punti fermi e rassicurazioni. Ci vuole uno che si sieda dietro il tavolo delle conferenze e sia in grado di trasmettere cre-di-bi-li-tà. Che abbia esperienza. Che conosca le sfumature del calcio. I margini di errore erano minimi a luglio, sono ancora più risicati oggi. Una scelta che non vada in questa direzione sarebbe rischiosa ai limiti dell'incoscienza. E l'Arezzo non se lo può permettere.

 

2. L'Arezzo non se lo può permettere perché ha l'obbligo di vincere il campionato. Perché c'è una tifoseria che esige chiarezza e trasparenza. Per rispetto al blasone del club e per rispetto anche verso gli investimenti di una proprietà che, nonostante tutto, sta pagando regolare dal primo giorno. Il calcio non dà certezze nemmeno se fatto bene, figurarsi se si tenta sempre di sfidare la sorte.

 

3. Al posto di De Vito, sarebbe stato meglio chiudere il rapporto in estate. Una retrocessione lascia troppi strascichi negativi, troppi conti in sospeso, troppi pregiudizi. E al posto della società, sarebbe stato meglio voltare pagina qualche mese addietro, sgomberando il campo dagli equivoci. Ciò premesso, la rosa che consegna De Vito al suo successore è competitiva. Essendo nuova quasi integralmente, ha qualche difetto da correggere. Ma è competitiva. E De Vito, che ha fatto da parafulmine, adesso non c'è più. Qualcuno dovrà metterci la faccia.

 

 

4. Il campo dice che l'Arezzo ha conquistato 4 punti nelle ultime 4 giornate. Che ha perso 2 delle ultime 3 trasferte, in cui ha beccato 8 gol. In totale le reti al passivo sono 13 in 9 partite. Numeri che rappresentano una zavorra troppo pesante. Ma soprattutto, sono numeri andati a peggiorare, un po' per il calendario e un po' perché la squadra ha smarrito certezze. Recuperare non è impossibile. Ma non è facile.

 

5. Se Foggia limita la sua generosità e presidia maggiormente l'area, qualche gol lo segna. Con Pisanu vicino, Aliperta ci guadagna e la manovra ha due fonti di gioco che sono più difficili da contrastare. Bravo Marras, un ragazzino vispo che ha fatto bene pure da titolare. Lomasto, insieme a Strambelli, in queste prime nove giornate è stato il vero insostituibile.

 

6. In generale, l'Arezzo non ha una organizzazione di gioco riconoscibile né ritmi alti. Ha avuto quasi sempre approcci virili (quando non li ha avuti ha perso), carattere, individualità e uno spogliatoio unito. Ci fossero stati giocatori scarsi, avrebbe meno punti. Siccome scarsi non sono, è terzo in classifica.

 

7. Mariotti è sulla graticola per ovvi motivi. L'allenatore nel calcio è un uomo solo e ad Arezzo, specie ultimamente, è solo anche di più. Il rischio di prendere un profilo come il suo era proprio questo: che alle prime difficoltà si sarebbe trovato a mal partito, con le spalle scoperte, la piazza in subbuglio e una gestione complicatissima. Si poteva evitare, si è sfidata la sorte. Però Mariotti ha la squadra dalla sua parte, come dimostrano gli abbracci di ieri. E non è poco.

 

8. Se a San Giovanni fosse andata diversamente, il pareggio di ieri l'avremmo letto con altri occhi. Squadra indomita che non molla, carattere, cuore eccetera eccetera. Andare sotto tre volte, due delle quali ai primi due tiri in porta, e tre volte rimontare in effetti è dato statistico non così frequente. Il problema è che a San Giovanni l'Arezzo aveva combinato un disastro e il 3-3 di Città di Castello, quindi, non ha un buon sapore. La squadra ha lottato, ci ha messo impegno e qualche giocata interessante, ma le note positive sono (quasi) solo queste. I reparti perdono ordine troppo facilmente, sono spesso lunghi e aperti, si palleggia poco, manca lucidità nei momenti clou, si va a ritmi alti solo a sprazzi. Da Gavorrano in poi c'è stata un'involuzione, fors'anche perché la pressione del risultato ha cominciato a farsi sentire. In generale, comunque, la sensazione è che il valore dei singoli, sommato insieme, sia superiore a quanto esprime la squadra oggi. O forse, al di là delle elucubrazioni, manca solo una vittoria pesante che alleggerisca la testa.

 

scritto da: Andrea Avato, 15/11/2021





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