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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
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Claudia nell'isola di Brac - Croazia
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Pecorari e gli scherzi del destino. Gol, fascia e un cerchio da chiudere

Arrivato nell’estate del 2009, tornato nel novembre del 2010, il 35enne difensore amaranto vuole chiudere il “conto aperto” con i tifosi amaranto: "Prima di smettere mi piacerebbe riportare l'Arezzo tra i professionisti".



Pecorari esultaLa percentuale di vedere nuovamente Pecorari in campo con la maglia dell’Us Arezzo era certamente più alta rispetto a quella di Raso e Bucchi. Vuoi per l’età anagrafica, vuoi per il forte legame mai troppo nascosto con la città, difficilmente il centrale avrebbe salutato il Comunale dopo quasi tre stagioni.
La storia con l’Arezzo del capitano non inizia nel luglio del 2009, quando Pecorari varcò per la prima volta il cancello amaranto di Viale Gramsci, bensì due anni prima, nella primavera del 2007. Mentre l’Arezzo si giocava il tutto per tutto a Treviso, lo Spezia passava sulla Juve all’Olimpico 3 a 2 condannando gli amaranto alla retrocessione diretta grazie anche al gol di Pecorari. “Vabbè ma io segnai l’uno a zero e Trezeguet dopo nemmeno due minuti pareggiò i conti”, ha sempre detto il capitano amaranto con un mezzo sorriso ripensando a quella partita e agli strani scherzi che può giocare il destino. “In passato al Comunale ero sempre venuto da avversario – ricorda Marco. Non fu facile marcare attaccanti come De Zerbi, Spinesi e Abbruscato tanto per citarne alcuni e poi la Curva Sud si faceva sentire eccome”. Nel 2009, rimasto senza squadra in seguito al fallimento dell’Avellino, Ceravolo lo strappa dalle sirene della serie B e anche dalle mire del Benevento grazie ad un blitz, portandolo così ad Arezzo al termine di una stagione tribolata tra i cadetti. L’accordo era stato raggiunto in meno di 24 ore: una telefonata del direttore e il giorno seguente la firma in calce sul contratto con scadenza giugno 2011.

 

Stagione 2009/2010Quell’anno ci fu un Novara in versione Pontedera che riuscì a mettere la quinta e a trovare la promozione senza troppi problemi, mentre l’Arezzo passava in continuazione di mano da Semplici a Galderisi, da Galderisi a Semplici e poi di nuovo a Galderisi. “Una girandola di allenatori che non giovò ad una delle squadre più forti del torneo. Ricordo ancora il giorno dell’esonero di Galderisi: eravamo tutti nel magazzino a salutare il mister. Lo spogliatoio aveva legato molto con Galderisi, c'era un rapporto molto forte tra l'allenatore e la squadra che aveva sposato la sua idea di calcio fatta di velocità, bel gioco e tante reti”.
La corsa termina ai play-off e una sera verso la fine di giugno, tornando dalle vacanze arriva la telefonata alle 2 di notte dell’allora patron Mancini che lo convoca per la mattina seguente. “Fu un incontro breve, avevo già scelto di proseguire il rapporto. Mi era stato chiesto di dare una mano ai giovani e pochi minuti dopo arrivò invece l’amara scoperta che l’Ac Arezzo non sarebbe ripartita”.

 

Pecorari stagione 2010/2011 contro il Group Città di CastelloPecorari decide di restare in città perché moglie e figli si trovano bene e perché in fondo “la Toscana è davvero bella per vivere in tranquillità”. Nell’ottobre del 2010 Andrea Mangoni lo chiama visto che il nuovo Arezzo ha bisogno di esperienza e solidità per mantenere la Serie D. In piena difficoltà l’offerta non è certo fra le più allettanti: non c’è la disponibilità per un rimborso spese e al giocatore viene proposto di allenarsi e giocare con la promessa di un'eventuale cessione alla riapertura del calciomercato. “Ma io volevo una cosa seria, che mi desse le giuste motivazioni per scendere in campo ogni domenica con un obiettivo preciso – racconta il difensore. Non accettavo l’idea di stare in squadra tre settimane e poi andare via”. Pecorari accetta comunque e con il passaggio di proprietà trova l’intesa e la stretta di mano con Balbo e Martucci. Gli under lo seguono in campo e negli spogliatoi, e così l'anno successivo arriva anche la fascia da capitano, dopo averla indossata in alcune partite. A donargliela fu Martucci il 24 luglio quando, nella conferenza stampa convocata per spiegare l’addio di Balbo a poche ore dall’inizio del ritiro, si presentò in compagnia di Pecorari. Negli ultimi mesi il lavoro fuori dal campo non è mancato tra l'addio in estate di Balbo, il ko interno con il Pontedera per 4 a 2, la decurtazione dei rimborsi, il poker incassato a Piancastagnaio, tante occasioni per metterci la faccia e prendersi sulle spalle gli umori e le preoccupazioni del gruppo. “Ho le spalle larghe – spiega scherzosamente ma non troppo Pecorari. Anche ad Avellino mi è capitato di accollarmi delle responsabilità per il bene della squadra. Sbagliare una partita ci sta, l’importante è che il capitano dia sempre il buon esempio e rispetti le regole. Deve aiutare i propri compagni e la società quando c'è bisogno”.
Arrivato alla soglia dei 35 anni – li compirà il 21 settembre – prima di appendere le scarpette al chiodo il desiderio è quello di chiudere quel conto aperto con i tifosi amaranto. “Voglio riportare l’Arezzo tra i professionisti. Devo riuscirci per poter chiudere un sorta di cerchio. Magari dopo potrò iniziare tranquillamente a fare il direttore oppure ad allenare i giovani del Villaggio Amaranto”.

 

scritto da: Matteo Marzotti, 12/07/2012





Marco Pecorari e l'Arezzo
COMMENTI degli utenti

Commento 1 - Inviato da: cocciolone, il 13/07/2012 alle 10:39

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Ottimo!!!

Il suo modo di interpretare in campo il ruolo di Capitano è quasi perfetto. L' unica cosa che mi sembra gli manchi, vedendolo dalla curva, è che qualche volta aventasse all' arbitro e agli assistenti facendogli anche un rutto al salame nel muso potrebbe aiutare a togliere un po' di presunzione alla terna. E' pur vero che chiedere buonsenso o provare a discutere con un arbitro dà gli stessi risultati che farlo con le donne e i Vigili Urbani. W chi m' ha capito. Rileggendomi ci ho capito poco anch' io.

Forza Arezzo, Pg Li po po

Commento 2 - Inviato da: el lagarto, il 13/07/2012 alle 14:26

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COCCIOLONE- Iil capitano è quello che deve discutere con l'arbitro anche animatamente e se serve alza la voce, senza però mai mancarlo di rispetto, gli arbitri lo devono stare a sentire, perchè lui è ilcapitano ma anche perchè, durante la partita rappresenta la squadra e la società. Pecorari questo non ce l'ha? Alcuni arbitri lo apprezzano di più, altri di meno, ma a noi il CAPITANO ci sta bene così come èTongue out

Commento 3 - Inviato da: ciabu, il 13/07/2012 alle 15:22

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che storia d'altri tempi :D