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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
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NEWS

I rimpianti di Aliperta: ''Ero venuto per vincere, me ne vado da sconfitto. Ed è un peccato''

Il centrocampista, arrivato in estate dopo aver conquistato due promozioni consecutive con Turris e Messina, si è trasferito alla Cavese. ''Ho provato a insistere per restare, ma la società è stata irremovibile. Mi dispiace essere stato giudicato in appena dieci partite, sono sicuro che ne saremmo venuti fuori, io compreso, specie adesso che siamo passati al 433. Sulle mie condizioni fisiche ho sentito tante inesattezze: non sono un fulmine ma in questi anni ho fatto sempre il titolare e mi sono fatto benvolere. All'Arezzo comunque auguro tutte le fortune, vincere lì mi sarebbe piaciuto un sacco''



Domenico Aliperta, 31 anni, si è trasferito alla Cavese''Me ne vado da sconfitto ed è una brutta sensazione, anche perché poche volte in carriera ho cambiato squadra al mercato d'inverno. Ho provato a insistere per rimanere, ero venuto ad Arezzo per vincere e secondo me c'erano ancora le possibilità di farlo. Ma la società, dopo Poggibonsi, è stata irremovibile''.

Domenico Aliperta, 31 anni, due campionati di serie D vinti nelle ultime due stagioni con Turris e Messina (e un playoff vinto a Nocera), ha salutato ieri per approdare alla Cavese. Lascia dopo dieci apparizioni in amaranto senza gol, con un rendimento personale andato giù dopo la sconfitta di Gavorrano, come successo a gran parte della squadra.

 

“Quello che mi dispiace è essere stato giudicato in appena dieci partite, senza neanche il tempo di aggiustare le cose. Non sono un ragazzino, in carriera ho fatto parte di rose competitive e, al di là dell'aspetto tecnico, mi è sempre stato riconosciuto un ruolo importante dentro lo spogliatoio. E garantisco che ad Arezzo ero venuto con grande entusiasmo per la piazza che è, la tifoseria, la città. E' un pecccato che sia finita così”.

Però le tue ultime prestazioni sono state al di sotto delle aspettative.

“E' vero, è sotto gli occhi di tutti. Ma non è neanche finito il girone di andata. Ci possono stare dei momenti di difficoltà, ero sicuro che ne sarei venuto fuori. Oltretutto proprio adesso che stavamo cominciando a utilizzare il 433”.

Poteva spostare qualcosa?

“E' il modulo ideale per me, con la possibilità del cambio gioco sugli esterni. Ci ho vinto i campionati con il 433”.

Ma tu fisicamente come stai?

“Ho letto e sentito tante inesattezze su questo. Fisicamente sto bene. Ho le mie caratteristiche ovviamente: non sono un fulmine, non sono uno che va in pressione come Marchi, per rendere l'idea. Ma ho altre qualità. Ho sempre fatto il titolare in questi anni, mi sono sempre fatto volere bene: ci sarà un motivo”.

Ma non è che nei gironi meridionali della serie D si gioca un calcio diverso, più compassato e meno aggressivo?

“No, assolutamente. I ritmi sono gli stessi, la differenza è che al sud c'è mediamente più calore fuori dal campo e più agonismo dentro. Dal punto di vista tecnico e tattico non ho notato grandi differenze: gli over più forti vanno a giocare sugli under per creare superiorità numerica e i registi bassi vengono marcati a uomo. E' una vita che mi trovo qualcuno addosso per non farmi prendere palla. E' successo ad Arezzo ma anche a Messina, a Torre del Greco e succederà a Cava”.

Cos'è successo all'Arezzo dopo Gavorrano?

“Difficile dirlo. Il gruppo è sempre stato molto unito, molto solido. Forse abbiamo pagato un po' di presunzione e piano piano, con i risultati che non venivano più, abbiamo perso fiducia in noi stessi. Nonostante l'appoggio che ci hanno dato i tifosi”.

Novelli, il tuo allenatore a Messina, qualche settimana fa disse che per vincere i campionati ci vuole anche pazienza.

“Ha ragione. A Messina l'anno scorso c'era un clima simile a quello che ho trovato ad Arezzo: sfiducia verso la società, scetticismo, pessimismo. Infatti partimmo a rilento, poi trovammo continuità e le cose cambiarono. Penso che sarebbe potuto succedere anche qua ed è per questo che speravo di restare. Ma è andata diversamente. All'Arezzo comunque auguro tutte le fortune possibili, vincere lì mi sarebbe piaciuto un sacco”.

 

scritto da: Andrea Avato, 09/12/2021





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