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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
MONDO AMARANTO
i dirigenti di Sant'Andrea in tribuna allo stadio
NEWS

Il biennio delle grandi emozioni, poi soltanto rassegnazione. C'è un legame da ricostruire

In neanche tre anni, tra rinunce ai play-off (2020), retrocessioni senza passare dai play-out (2021) e campionati al di sotto delle aspettative (2022), si è sfilacciato il feeling tra la squadra e la piazza, un patrimonio inestimabile di presenze allo stadio, di interazioni social, di interesse per la maglia amaranto. Eppure la battaglia totale e gli spareggi per la B con il Pisa avevano cementato il rapporto. Adesso, per voltare pagina, serve un'inversione di tendenza



la sud nei play-off del 2019 per la BDiciamoci la verità: nella vita come nel calcio non c’è condizione peggiore della rassegnazione. E questa squadra, che da settimane ha già perso il treno per il primo posto, ha spinto la piazza verso questo atteggiamento. Il biennio delle grandi emozioni, tra la battaglia totale e la battaglia per il ritorno in B, è ancora recentissimo - la sconfitta di Pisa è datata 2 giugno 2019 - ma tra pandemia e vicissitudini di ogni genere sembra lontana come la preistoria. E sta forse qui, il più grosso problema tra Arezzo, intesa come città, e l’Arezzo, intesa come squadra di calcio: in neanche tre anni, tra rinunce ai playoff (2020), retrocessioni senza passare dai play-out alla faccia dell’asticella alzata (2021) e campionati al di sotto delle aspettative (2022), si è perso il legame tra la squadra e la città, un patrimonio inestimabile fatto di presenze allo stadio, di interazioni social - che ad oggi, volenti o nolenti, aiutano in ogni senso - di ritrovato interesse nei confronti della maglia amaranto.

C’è stato, dalla battaglia totale in avanti, un aumento tangibile di appassionati alle sorti dell’Arezzo, ed era una cosa da preservare ad ogni costo, anche perché è un tipo di rapporto che si fa presto a dilapidare ma purtroppo ci vuole molto, moltissimo tempo a ricostruire. E tuttavia, parafrasando Daffy Duck in Space Jam 2, “è andata così”. A questo punto, poiché le sorti della stagione che vive le ultime battute ci consegnano l'amara verità che ci dice che, a meno di ripescaggi estivi, il campionato in cui militerà l'Arezzo il prossimo anno si chiamerà ancora serie D, è lecito cominciare a ragionare su cosa di questa stagione possiamo in qualche modo salvare e cosa no.

 

la curva vuota nella gara con il Rieti di quest'annoL'esempio del San Donato, che al netto di qualche episodio arbitrale dubbio a favore domenica ci ha battuti con merito, è forse uno dei più calzanti che ci potrebbero essere. L’Arezzo è ormai da decenni una “porta girevole”, con rose che vengono rivoluzionate come minimo una volta l’anno, se non più volte nella stessa stagione. Questo ha portato, negli ultimi trent’anni, a tre anni di serie B e otto di serie D, compreso quello in corso. E in un momento storico come quello attuale, nessuno è più in grado di sprecare neanche un centesimo, soprattutto nelle categorie inferiori dove le entrate sono di gran lunga più basse. E allora, per una volta, forse conviene cambiare rotta: cominciare a impostare una politica, che potrebbe magari non pagare nell’immediato ma che abbia una logica dietro, che inizi dal mantenimento in rosa dei pezzi migliori, creando quella benedetta ossatura che negli anni è diventata un miraggio al pari di quelli che si possono vedere nel deserto.

Non c’è niente di male nell’ammettere che sono stati fatti errori, come in effetti questa proprietà ha a volte fatto, e non c’è niente di male nel prendere esempio da chi ha avuto successo. Potrebbe essere, insomma, il momento giusto per mettere in piedi un piano che non guardi solo all’oggi e non solo al domani ma ragioni in prospettiva. Se non altro sarebbe un’inversione di tendenza. E non c’è niente di meglio di un’inversione di tendenza per contrastare il sentimento di rassegnazione.

 

scritto da: Roberto Gennari, 08/04/2022





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