Alvaro Arcipreti

Intervista al responsabile tecnico dell’Orvietana: “Amaranto favoriti per il salto di categoria, per il direttore e l’allenatore ho grande stima da anni. Noi abbiamo stravinto l’Eccellenza, giochiamo bene ma abbiamo cambiato tanto: punteremo alla salvezza. Mi aspetto una partita divertente e me la voglio godere”

Alvaro Arcipreti è un volpone del calcio. 63 anni, direttore sportivo di lungo corso, sa districarsi nella grande piazza e nel piccolo club, a Perugia (dove risalì dalla serie D alla C1 con Battistini in panchina) come a Orvieto (dove ha riportato i biancorossi in D a distanza di dieci anni dall’ultima volta). E sabato, sulle ali dell’entusiasmo per una promozione accompagnata da grandi numeri (78 punti, miglior attacco e miglior difesa del torneo), esordirà proprio contro l’Arezzo.

Uno come lei sente ancora il brivido dell’emozione oppure no?

Nel calcio le emozioni ci sono sempre. Ho fatto il callo a tante cose ma un inizio così è accattivante, è bello. La prima contro l’Arezzo ha grande fascino. Certo, un avversario meno forte ci avrebbe agevolato, però ci sarà tanto pubblico. Me la voglio godere.

La sua Orvietana neopromossa ha già fatto fuori Grosseto e Gavorrano dalla Coppa. L’obiettivo di quest’anno qual è?

Breve cronistoria. L’anno scorso il presidente Biagioli era sfiduciato, stanco. Mi ha dato le chiavi in mano per la gestione tecnica e siamo partiti a fari spenti. Poi abbiamo stravinto, giocando un buon calcio. In estate ho rivoluzionato la rosa per necessità: Bracaletti e Nicodemo sono gli unici superstiti tra i titolari. E quindi non possiamo che puntare a una salvezza tranquilla senza playout. Anche perché, rose alla mano, mi riesce difficile pronosticare una squadra materasso.

Punti di forza dell’Orvietana?

Mister Ciccone è un martello. La squadra corre e gioca bene. 4231 o 433 le alternative, sempre con grande intensità. Tomassini, ex Arezzo, è un attaccante che in D teme pochi rivali. E poi aggiungo l’entusiasmo che ci sta accompagnando.

L’Arezzo invece punta al salto di categoria.

Lo so bene. Io sono di Umbertide, con Arezzo ho sempre avuto un feeling speciale fin dai tempi in cui l’allenava Cosmi. Ho vissuto le annate della serie B anche grazie all’amicizia che mi legava a Ermanno Pieroni. Sono venuto spesso a salutare Eziolino Capuano. E ultimamente ho sofferto per la retrocessione. Credo che il presidente Manzo abbia finalmente capito dove ha sbagliato e come si può migliorare. Giovannini e Indiani sono la coppia perfetta per risalire, anche se la concorrenza non manca.

Chi parte favorito secondo lei?

L’Arezzo. Ha fatto le cose per bene, la squadra è ottima, l’ambiente darà una mano. Di Paolino Indiani ho grande stima da sempre: penso che lui e Sarri siano i grandi rimpianti del Perugia. Il Gavorrano se la giocherà e alla lunga verrà fuori pure il Livorno, che però oggi deve ancora mettere a posto l’organico. E concedere un margine di vantaggio a questo Arezzo può essere fatale.

C’è un giocatore che toglierebbe a Indiani per sabato?

Dico Settembrini, ma ne toglierei tanti. Piuttosto, spendo due parole per Pericolini e Lorenzini, che conosco e apprezzo. E comunque con Indiani, più che le individualità, conta il gioco di squadra.

Che partita si aspetta?

L’Arezzo ha più qualità, sarà arrembante come nel suo stile. Ma noi non giocheremo per non perdere. Credo che sarà una partita divertente, uno spettacolo più unico che raro in D.

Nato nel 1972, giornalista professionista, ha lavorato con Dahlia, Infront, La7 e Sky. Scrive anche per Arezzo Notizie e Up Magazine, collabora con Teletruria dal 1993. E' il direttore di Amaranto Magazine