Andrea Settembrini, capitano dell'Arezzo

I tre mediani hanno indirizzato la gara del “pollaio” dalla parte giusta. L’intelligenza tattica di Castiglia, l’interpretazione massiccia del ruolo di play da parte di Damiani, la prova da trascinatore di Settembrini sono state determinanti. E anche Foglia, nella ripresa, ci ha messo del suo

Un attacco prolifico fa vincere le partite, una difesa di ferro fa vincere i campionati. E un centrocampo che sa dare una mano all’uno e all’altra è il vero segreto delle squadre che puntano in alto. Al di là dei luoghi comuni, merita un approfondimento la prestazione dei tre mediani schierati nel fango di Ponsacco. Dentro una partita che ha annacquato (in tutti i sensi) i consueti parametri di giudizio, risaltano il cuore e l’abnegazione di Castiglia, Damiani e Settembrini (in rigoroso ordine alfabetico). Con l’aggiunta di Foglia che nel secondo tempo ci ha messo del suo.

Castiglia in tackle nel fango del “pollaio”

Castiglia ha galleggiato tra la zona centrale del terreno di gioco e la linea offensiva, visto che nella ripresa Indiani lo ha alzato per sfruttarne centimetri, fisicità e quel senso tattico che ne ha sempre rappresentato il tratto distintivo. Il 21, nonostante sia un giocatore che predilige ragionare e far girare la palla, si è adattato in modo ammirevole al contesto, tant’è che è rimasto nell’agone fino al 95′. Osservare un “principino” come lui combattere, affondare il tackle e dimenarsi nelle pozzanghere, ha allargato il cuore e confermato che il cambio di mentalità della squadra è un fattore acquisito. Per Castiglia fino a oggi uno standard di rendimento sopra le righe, 5 gol e 2 assist. Non male.

Damiani domenica è stato schierato titolare per la prima volta dopo l’assenza per infortunio (ultima volta dall’inizio il 4 dicembre a Piancastagnaio). E non è un caso che sia avvenuto in una gara giocata in condizioni estreme dal punto di vista del meteo. Come non è un caso che Indiani l’abbia piazzato lì, davanti alla difesa, dandogli compiti di play che, per ovvi motivi, riguardavano più l’intercetto, il filtro, lo schermo che l’impostazione. L’ex Udinese ha ripagato l’allenatore con una prova massiccia, muscolare, intelligente. Pochi palloni persi, tanti riconquistati e una condizione fisica che sta tornando ai livelli d’inizio stagione. Questo ragazzo, classe 2003, arrivato ad Arezzo per sua scelta e per misurarsi con i grandi dopo la maturazione nelle giovanili friulane, sa giocare nella mediana a due e a tre. Ponsacco ne ha certificato una crescita evidente.

Damiani combatte a centrocampo

Infine Settembrini. Dopo aver tirato la carretta da luglio, era stato impiegato 12 minuti con la Flaminia e 0 a Seravezza. Due panchine di fila che avevano fatto rumore, trattandosi del capitano e del giocatore simbolo della squadra. Poi è tornato dall’inizio con il Ghiviborgo e nel “pollaio” ha sfoderato una prova mastodontica per generosità, per applicazione tattica, per capacità di discernimento dei momenti della gara. Furore agonistico e abilità tecnica si sono mixate in barba al vento gelido e alla pioggia battente. Il palo gli ha negato la gioia di un gol che manca dalla trasferta di Civita Castellana ma non ha tolto nulla allo spessore di una partita da vero trascinatore.

Il gol di Cantisani, la solidità di Polvani e Risaliti sono stati determinanti per portare a casa i 3 punti. Ma l’Arezzo la partita l’ha vinta in mezzo con armi inusuali ma straordinariamente efficaci.