un imperioso stacco aereo di Gucci contro la Carrarese

L’attaccante, classe ’90 e contratto in scadenza a giugno, ha segnato tre volte nelle prime tre trasferte stagionali: “Non mi esalto, nel calcio ci vuole l’equilibrio che non avevo a vent’anni. In questa squadra mi diverto, mi godo la stagione. L’anno scorso eravamo i più forti, adesso no: qualche volta dovremo fare di necessità virtù come a Chiavari. Ora vorrei sbloccarmi in casa, davanti alla sud: è una botta d’energia”

Tre trasferte, tre gol. E che gol. Belli da un punto di vista stilistico, pesanti per il risultato, anche se la prodezza di Pescara alla fine non ha portato punti. Ma le altre due segnature sì, determinanti nel costruire le vittorie di Rimini e Chiavari, festeggiati con esultanze intense e sobrie, che oggi non vanno più di moda ma che proprio per questo hanno un fascino diverso. Per Niccolò Gucci, 33 anni, contratto in scadenza a giugno 2024, calzoncino tirato su a mezza coscia in stile anni ’80, quello segnato sabato scorso è stato il decimo gol amaranto in campionato dopo i sette della stagione scorsa in serie D. Una doppia cifra che testimonia l’importanza del centravanti dentro gli schemi della squadra.

Ti aspettavi questa partenza sprint o ha sorpreso anche te?

Il mio obiettivo era di rendermi utile. Sono venuti questi tre gol e va bene così, anche perché conoscere già l’ambiente, i compagni, l’allenatore ha reso tutto più semplice. Però non mi esalto, così come non mi sono buttato giù l’anno passato quando abbiamo attraversato un periodo complicato.

Questo equilibrio, che traspare anche all’esterno, è sempre stato un tratto del tuo carattere o l’hai acquisito con l’età?

L’ho affinato cammin facendo. Avrei voluto averlo anche a 20 anni ma quella è un’età in cui si ragiona diversamente. L’esperienza aiuta nella vita e nel calcio.

Tre gol segnati, tutti in trasferta. Casualità o c’è un motivo razionale dietro?

Casualità. Anzi, confesso che avrei voglia di segnarne uno in casa, davanti alla nostra curva, perché è una botta d’energia molto forte. Per adesso comunque mi accontento.

Si dice che i gol per un attaccante siano come i figli per un padre: impossibile sceglierne uno. Però ti chiedo se quello di Pescara è il più bello, o tra i più belli, della tua carriera.

Probabilmente sì, è tra i più belli, anche perché quella giocata non è proprio classica nel mio repertorio. Purtroppo è stato inutile, visto che non ci ha evitato la sconfitta. Avrei preferito una deviazione sporca a quel tiro al volo, a me piacciono i gol da tre punti.

Quant’è diverso l’Arezzo di quest’anno da quello di un anno fa?

Le idee di gioco sono sostanzialmente le stesse. La differenza è che in D eravamo i più forti, adesso no. E qualche volta, come a Chiavari, dovremo fare di necessità virtù.

Da fuori, l’impressione è che il centravanti di turno debba sempre inventarsi una giocata sopra le righe per trovare il gol. Tu che vivi la partita da dentro, sei d’accordo?

E’ un discorso che abbiamo affrontato anche l’anno passato. E la mia risposta resta identica: se dovessi indicare una squadra in cui ho faticato a fare il centravanti, non menzionerei l’Arezzo. I compagni mi supportano sempre e comunque, poi è vero che ognuno ha le sue caratteristiche. Ma io mi trovo bene.

Non ti manca un bel cross da mettere in rete di testa, dall’interno dell’area?

Ogni attaccante vorrebbe fare gol a due metri dalla porta, di quelli facili facili. Solo che succede a pochi e quindi non mi lamento.

La doppia cifra in serie C è un’ambizione?

Ci sono riuscito una volta con la Pro Patria, anche se negli annali risultano 9 gol perché mi cancellarono quello segnato alla Pro Piacenza, che fallì e non terminò il campionato. Se la doppia cifra sarà utile alla squadra, perché no?

il gol segnato sabato a Chiavari

Hai 33 anni, dodici mesi fa sei sceso in D con una decisione anche rischiosa, ora sei di nuovo tra i professionisti. Cosa ti aspetti da questa stagione?

Me la godo proprio. Giocare in quest’Arezzo è un divertimento, la piazza ha un grande entusiasmo che avvertiamo anche nello spogliatoio. La mia casa e la mia famiglia sono a Fano, ho scelto di restare lontano un altro anno per questi motivi.

Sette punti in cinque giornate sono tanti, sono pochi o sono giusti rispetto alle prestazioni?

Alla fine i risultati del campo sono sempre giusti. Questo è un girone tosto, equilibrato, il più duro che ho affrontato in carriera. Al di là dei punti, mi sono piaciute le nostre prestazioni e l’atteggiamento. C’è da migliorare ma la base è ottima.

Da attaccante, mi dai un giudizio su Kozak?

Si è unito in ritardo a noi, è fisiologico che abbia bisogno di tempo per entrare in condizione e dentro gli schemi del mister. Dal punto di vista tecnico, non si discute.

E Crisafi?

Ha una voglia incredibile di mettersi in mostra, di aiutare la squadra. Ci tornerà molto utile.

Cosa farai il primo luglio 2024?

Non lo so. Per adesso mi gusto ogni giorno, sperando di arrivare più su possibile. Dopo l’ultima partita tornerò negli spogliatoi e vedrò com’è andata. E’ l’esperienza di cui parlavo prima, mi dà la serenità di cui c’è bisogno.