L’Arezzo, per la prima volta in stagione, non ha perso dopo essere andato sotto nel punteggio. E per la seconda volta in stagione ha segnato sfruttando un tiro dalla bandierina. Dettagli che spiegano, almeno in parte, il pareggio con la Lucchese, arrivato al termine di una gara brutta e piena di errori su entrambi i fronti. Al di là del dibattito su Indiani sì Indiani no, ci sono tre situazioni singole che suscitano qualche perplessità. Esattamente come l’acquisto dell’ex centravanti del Trastevere, genero del presidente Manzo

RIMONTA – E’ stata una partitaccia, piena di errori, di giocate sbagliate, con poca qualità nel palleggio. La C non è il paradiso ma sabato sera è andata peggio del solito. Detto ciò, l’Arezzo ha riagguantato al 90′ una gara che non meritava di perdere. Ok il livello non eccelso da entrambe le parti, però la sconfitta sarebbe stata una punizione eccessiva. E per la prima volta in stagione, la squadra non ci ha rimesso le penne dopo essere andata sotto nel punteggio. Magari è il segno di un trend che cambia.

ANGOLO GIUSTO – Il secondo gol stagionale su azione d’angolo ha ridato un po’ di equità al punteggio finale e premiato Pattarello in una delle sue serate più incolori. L’unica volta in cui l’Arezzo aveva trovato il gol dalla bandierina risaliva alla trasferta di Pescara: parabola arretrata di Settembrini per Gucci e sassata al volo sotto l’incrocio. In totale gli amaranto hanno calciato 69 corner, solo 2 trasformati in rete. Si può fare di più.

CALENDARIO TOSTO – La squadra in campionato ha vinto in casa solo 2 volte su 8 (3-1 alla Spal, 1-0 al Gubbio), continua a beccare gol (una sola partita chiusa senza gol al passivo) ma ha dimostrato di non essere rassegnata agli eventi, caratteristica che in verità, a parte la trasferta incolore con la Juventus Next Gen, ha sempre dimostrato di possedere. Considerando che ora ci sono davanti due big match con squadre d’alta classifica, Torres e Perugia, e la trasferta con il Sestri Levante, bisognerà attingere a piene mani, oltre che dall’abilità con i piedi, anche dalla forza d’animo.

TRAUMI AMARANTO – Indiani ha detto che in questo periodo non gira bene e un po’ c’è da capirlo, specie pensando agli infortuni: dopo l’ernia di Polvani (operato, tre mesi fuori), la pubalgia di Renzi (un mese e mezzo fuori), il ginocchio di Masetti (un mese fuori), la frattura alla costola di Trombini (un mese fuori, operato) e la frattura di ulna e radio di Coccia (operato, torna a gennaio), stavolta Risaliti si è sublussato la spalla. Correre controvento non è facile ma può capitare. Passerà.

CASI APERTI – Al di là del dibattito su Indiani sì Indiani no, ci sono tre casi singoli che suscitano una riflessione. Uno è quello di Chiosa, difensore classe ’93 con 196 presenze in B e 130 in C. In panca nelle prime tre partite, poi titolare nelle successive sette, poi quattro esclusioni (30 minuti in 4 gare), poi titolare con la Juve, poi in panca con la Lucchese. Diciamo che si fatica a scorgere una linea. Secondo caso: Castiglia (2 presenze in A, 190 in B, 156 in C). Ok l’età (34 anni) ma che un giocatore così, reduce da una stagione a livelli XL, possa vedere il campo per appena 195 minuti in sedici giornate (una volta sola da titolare) suona bizzarro. Non avrà il passo di una volta, ma in qualche mezz’ora di quelle che pesano, dove i ritmi magari sono più bassi, avrebbe fatto e farebbe comodo. Invece nisba. Terzo caso: Kozak. Per anagrafe, caratteristiche e sviluppo di carriera non era il profilo ideale per l’Arezzo, si era intuito da subito. Quando ha giocato, non ha mai convinto fino in fondo. Che però non possa nemmeno sedersi in panchina, come sabato, più che una scelta suona come una punizione.

BUCCIA DI BANANA – Due parole sull’arrivo di Cristiano Sebastiani in amaranto. Classe ’99, quest’anno aveva messo insieme 11 presenze (nessuna da titolare) al Trastevere in serie D, con 3 gol. Genero di Guglielmo Manzo, l’attaccante era stato già acquistato dall’Arezzo un anno fa e dalla scorsa settimana è aggregato alla prima squadra in C. Meravigliano tante cose in questa operazione. Per esempio che il presidente non abbia colto (o forse sottovalutato) le insidie di una mossa del genere, sgradevole dal punto di vista dell’immagine in un momento in cui la società si stava ricostruendo l’appeal sotto ogni profilo. Meraviglia anche che il diretto interessato (nulla di personale, anzi in bocca al lupo) abbia accettato di sbarcare ad Arezzo senza esserselo meritato fino in fondo con qualche exploit sul campo, che avrebbe dato al trasferimento una credibilità diversa. E meraviglia infine che l’area tecnica abbia concesso il via libera al tesseramento, creando un precedente antipatico. Il giudizio sulla proprietà (e sull’area tecnica) non cambia per questo episodio. Ma mettersi una buccia di banana lungo la strada non è mai una buona idea.