Contro un avversario in crisi come l’Olbia sarebbe servito il solito coraggio di sempre. Invece le iniziali scelte di formazione hanno spuntato la squadra, il possesso palla è stato troppo compassato e i sardi hanno vinto con un tiro in porta (aggravante, non attenuante). La tesi della Pattarello-dipendenza ha trovato ulteriori argomenti a sostegno, mentre in attacco si è creata l’insolita situazione per cui Indiani ha un solo centravanti disponibile (perfino il suo collega Gaburro ne aveva due). L’unica consolazione è che dodici mesi addietro l’Arezzo perdeva a Terranuova con il timore di marcire ancora in D. Un po’ di strada è stata fatta…
MAL VOLUTO – L’Arezzo che non ti aspetti perde 1-0 (meritatamente) a Olbia contro una squadra che ha ritrovato il gol dopo 678 minuti, che beccava almeno una rete da 8 gare di fila, reduce da sei sconfitte consecutive, con il peggior attacco e la penultima difesa del girone. Numeri che avrebbero suggerito una condotta di gara coraggiosa, come tra l’altro è nel dna di Indiani, per approfittare delle debolezze avversarie. Invece l’allenatore ha scelto una formazione imbottita di centrocampisti, inibita nella fase offensiva, compassata nella manovra. E quando ha provato a rimediare, era troppo tardi.
SCELTE INFRUTTUOSE – Infruttuose le scelte iniziali, con due guastatori di gamba come Settembrini e Catanese in posizione defilata, nel tentativo di esaltarne i tempi d’inserimento. L’effetto ottenuto, al contrario, è stato quello di emarginarli completamente. Bravi ad attaccare la profondità, si sono trovati entrambi senza spazi da aggredire. Con Guccione stranamente “sporco” nel palleggio e senza altri giocatori in grado di andare all’uno contro uno, il primo tempo è stato uno strazio: l’Olbia non attaccava per timore, l’Arezzo non ci riusciva per mancanze strutturali. E ogni minuto che passava era un’iniezione di fiducia per i sardi.
INTERROGATIVI – Curioso il destino di Gaddini, che Indiani ha fatto giocare spesso quando non era al top della condizione. A Sassari segnò il suo primo gol in C e la partita dopo, contro il Perugia, finì tra le riserve. Con il Pescara aveva fatto gol un’altra volta e ieri, di nuovo, è rimasto fuori. Con l’attaccante che segna, da che calcio è calcio, va cavalcata l’onda. Con Gaddini, evidentemente, non è così.
PATTARELLO – I sostenitori della tesi secondo cui la squadra abbia sviluppato una sorta di Pattarello-dipendenza, da ieri sono cresciuti di numero. E un fondo di ragione, a ben guardare, ce l’hanno. Due partite senza il numero 10 (Pescara e Olbia), due sconfitte.
TIC E TOC – Al di là delle scelte di Indiani, la squadra ci ha messo del suo, giocando un calcio pachidermico, sterile, abulico che non è migliorato nemmeno dopo la sferzata dello 0-1. Ai primi 45 minuti di tic e toc a uno all’ora, ha fatto seguito una ripresa poco lucida, disordinata, in cui non si è vista nemmeno la reazione di carattere allo svantaggio. Nessun forcing con il coltello tra i denti, solo qualche sporadica situazione potenzialmente pericolosa. L’Olbia, ora tornata penultima, ha vinto con un tiro in porta. Per l’Arezzo non è una scusante, bensì l’esatto contrario.
LA SOLITUDINE DI GUCCI – E’ comunque singolare la situazione del parco attaccanti. Sebastiani è infortunato. Kozak è sotto contratto, si allena regolarmente ma non viene convocato dal 2 dicembre e ieri, mentre l’Arezzo perdeva a Olbia, era a vedere la sua Lazio all’Olimpico contro il Napoli. Crisafi è tesserato, si allena regolarmente ma è in uscita sul mercato e nelle ultime due gare non è andato nemmeno in panchina. E’ anche un problema di lista (massimo 24 elementi) ma così capita che quando Gucci non c’è o non è in giornata, come ieri, Indiani non abbia uno straccio di alternativa per rimpiazzarlo. L’Olbia con Bianchimano e Nanni ci ha portato a casa la partita.
BANANA – Tornano quindi a galla vecchi difetti che sembravano smussati definitivamente e che hanno rifatto capolino. Per la classifica cambia poco e per il percorso di crescita del gruppo pure. Peccato perché poteva essere una buona occasione per consolidare il piazzamento playoff e invece la partita si è rivelata proprio quello che si temeva: una malefica buccia di banana che riporta le lancette dell’orologio indietro di un mese e mezzo, quando la squadra viaggiava sull’altalena. E non si sapeva mai cosa aspettarsi da una domenica all’altra.
UN ANNO FA – Resta una consolazione. Finisse oggi il campionato, l’Arezzo giocherebbe la prima fase degli spareggi per la serie B. Il che dà la dimensione della crescita che c’è stata a tutti i livelli nell’ultimo periodo. Un anno fa i tifosi dovevano digerire l’inopinata sconfitta di Terranuova, anche allora contro l’ultima della classe. C’era il timore di dover marcire in D un’altra stagione, mentre oggi la squadra è tra i professionisti e con un margine di 5 punti dalla zona rossa. Alla luce di questo, l’harakiri di Olbia sembra un po’ meno brutto.